2024-02-05
«La presidenza del G7 occasione per favorire negoziati Kiev-Mosca»
Massimiliano Romeo (Imagoeconomica)
Il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo: «Il governo spinga la trattativa. Solo così la guerra può terminare, lo ha capito anche l’America».Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato, sulle armi all’Ucraina lei aveva firmato un ordine del giorno «pacifista» nel quale si chiedeva al governo di impegnarsi per una concreta soluzione diplomatica. Come mai è stato riformulato, cancellando buona parte del documento? «L’ordine del giorno, in realtà, nella parte dell’impegno al governo ad aprire la via diplomatica, è stato confermato. Ed è proprio questo il punto che ci interessava».Dunque?«È giusto e corretto sostenere la resistenza ucraina, per evitare che la Russia dilaghi e arrivi a minacciare l’Occidente. Però, adesso che l’Italia si prepara ad avere la presidenza del G7, ci aspettiamo dal nostro governo uno sforzo per far comprendere a tutte le forze in campo che occorre pensare seriamente a un negoziato. L’Italia ha il dovere di assumere questo ruolo, anche in virtù della sua storica tradizione di Paese “mediatore”».Quindi la guerra non potrà avere una fine per via militare?«Quando ho espresso questo concetto un anno fa, mi accusarono di essere un collaborazionista filoputiniano. Oggi ci accorgiamo tutti che la guerra non si risolverà con le armi. Lo ha annunciato il ministro Crosetto in aula, lo hanno capito anche negli Stati Uniti. Prima iniziamo a fare una trattativa sul piano politico, prima potremo porre le basi per una tregua». Nell’ordine del giorno leghista si parlava anche di un’opinione pubblica che non supporta più pienamente gli aiuti militari che il nostro Paese continua a inviare in sostegno all’esercito ucraino. Coglie una stanchezza tra gli italiani?«La stanchezza si deve al fatto che guerra chiama guerra: Ucraina, Medioriente, Mar Rosso. Tensioni in Pakistan, Iran. Questa instabilità, oltre che provocare migliaia di morti, crea problemi economici in tutti i Paesi. Lo stiamo vedendo con la nuova impennata dell’inflazione: una situazione che colpisce duramente famiglie e imprese». La stanchezza può diventare disinteresse, o qualcosa di peggio? «La libertà dell’Occidente va sempre difesa dalle aggressioni, ma proprio per evitare che questa stanchezza possa fare il gioco della Russia di Putin, a maggior ragione bisogna sedersi al tavolo e cominciare a trattare». Pensa che anche gli americani abbiano fatto riflessioni in tal senso? «Sì, e non mi riferisco solo a Trump: anche sulle riviste specializzate legate al Pentagono si parla da tempo di uno stallo in cui difficilmente si potrà intravedere un epilogo sul piano militare. È l’intera America a comprendere i rischi di una guerra che rischia di prolungarsi per anni». Rientriamo in Italia. Perché avete attaccato Ilaria Salis anziché Viktor Orban? «La Lega ha sempre chiesto che venga garantito il rispetto dei diritti umani secondo le convenzioni europee, e in questa vicenda il governo si è mosso in tempi rapidi. Detto questo, il caso Salis è stato chiaramente strumentalizzato dalla sinistra italiana». Strumentalizzato? E come?«Parliamo di un’attivista dell’area anarchica, e c’è di mezzo Orban: una ghiotta occasione per attaccare il governo, e ancora una volta Salvini e Meloni. In tanti altri casi di italiani detenuti all’estero, peraltro, non ho visto tutta questa attenzione: penso tra gli altri, a Filippo Mosca, il ventinovenne incarcerato in Romania, in condizioni disumane. È la solita storia: ci sono prigionieri di serie A – cioè di sinistra – e tutti gli altri di serie B». «Se Salis fosse dichiarata colpevole sarebbe incompatibile con l’insegnamento in una scuola elementare». Salvini poteva evitare questa uscita? «Non vedo nulla di scandaloso. Io spero che a Ilaria Salis vengano concessi presto gli arresti domiciliari: ma stiamo comunque parlando di una persona con 4 condanne e decine di denunce. Chi la definirebbe una buona maestra? Non mi sembra un modello da seguire». Con certe prese di posizione volete mettere in difficoltà Giorgia Meloni perché temete si candidi per le Europee rubandovi consenso? «Ogni volta si cerca di mettere zizzania nella coalizione. È la speranza di una sinistra che si vede spacciata alle prossime Europee: non le resta che sottolineare qualche minima diversità di vedute nel centrodestra. Ma avere sensibilità differenti è una ricchezza, non una debolezza. Sappiamo bene che c’è una forte stabilità di governo e patti molto chiari, anche se poi ogni partito cerca la sua visibilità, ed evidenzia le proprie priorità politiche. La lealtà c’è sempre, ma non per questo ci dobbiamo appiattire per forza su una linea identica per tutti». Anche sul fisco avete alzato subito la mano, quando il viceministro Leo ha paragonato gli evasori ai terroristi. «Gli è scappata una frase un po’ forte: cose che possono capitare anche a una persona moderata come Leo. La caccia all’evasore attraverso i social ricorda un po’ lo Stato inquisitore, e questo, secondo me, travalica le reali intenzioni del viceministro. Serve un sistema che ti metta nelle condizioni di non evadere, riducendo un po’ la pressione fiscale e ricorrendo a strumenti come il concordato preventivo». Nella maggioranza vi considerate gli unici difensori delle partite Iva?«Siamo stati gli ispiratori della semplificazione del sistema, del riequilibrio tra cittadino e fisco, che per noi non deve essere più visto come un nemico. È la Lega che ha concepito la mini flat-tax, l’abbattimento dei contributi, la cedolare secca sugli affitti, tutti disincentivi all’evasione. Anche la decisione di far slittare l’acconto fiscale da novembre a gennaio, con possibilità di rateizzazione, è un modo di venire incontro al mondo delle partite Iva e dei professionisti. Lavoratori che ogni giorno si misurano con il rischio d’impresa».Le risorse del Pnrr per gli agricoltori passano a 8 miliardi. Sono sufficienti per accontentare il «popolo dei trattori» che sta invadendo le strade?«La protesta degli agricoltori ha messo a nudo il delirio green europeo. Loro vogliono produrre, e non ricevere sussidi per tenere fermi i terreni. La ricetta europea ci costringerebbe ad importare i prodotti, un po’ come accade con la Cina sull’elettrico: in pratica, un’eutanasia economica. Con la spinta ai cibi sintetici, poi, l’Europa ancora una volta fa l’interesse non degli Stati, ma delle multinazionali». Dunque, è bene seguire il sentiero tracciato dai trattori in rivolta?«Penso che il malessere degli agricoltori debba essere da monito per la politica in generale, a prescindere da chi governa. Vogliono darci un segnale: ci stanno dicendo che siamo troppo morbidi politicamente. Dobbiamo essere più determinati nel combattere certi meccanismi: le ecofollie ci porteranno in rovina attraverso la deindustrializzazione del tessuto economico europeo. La Lega ha infatti presentato diverse proposte per andare incontro al settore e contiamo di poter fornire al più presto risposte concrete. Auspico che anche le altre forze di governo ci seguano in questo percorso». Anche le iniziative sul territorio, come il limite di velocità a 30 all’ora a Bologna, rientrano nel novero delle ecofollie?«Non c’è più buon senso, ma solo ideologia. È giusto salvaguardare la sicurezza stradale, ma oggi ogni problematica si ammanta di sacralità ideologica. Salvini è stato chiaro: gli autovelox non devono essere una tassa occulta. Il risultato, per reazione uguale e contraria, è che spuntano fuori i vari fleximan, animati dallo stesso furore insensato di chi prende certi provvedimenti». Se Giorgia Meloni scenderà in campo personalmente alle Europee, anche Salvini sarà costretto a fare altrettanto? Cosa si augura? «Vedremo. Sarebbe bene che il governo non entri nella campagna elettorale, dove ogni partito è chiamato a prendere posizioni su temi identitari. Meglio non confondere i due piani, governativo e partitico: si rischia di regalare qualche arma in più all’opposizione». L’ex ministro Speranza pubblica il suo libro sulla pandemia, dicendo che la commissione di inchiesta sul Covid fa male a tutto il Paese. È vero che volete sospendere i finanziamenti all’Organizzazione mondiale della sanità?«Condivido la provocazione del nostro Borghi: anziché dare 100 milioni all’Oms, preferisco investire quei fondi per rafforzare il nostro sistema sanitario. Questi organismi mondiali sono carrozzoni non eletti da nessuno, che impiegano un terzo dei loro bilanci solo per contratti di consulenza. Non solo: tramite colpi di mano, non vedono l’ora di approfittare della prossima emergenza per prendere il potere scavalcando gli Stati, magari limitando la mobilità e imponendo trattamenti sanitari obbligatori. Anche qui, come accade con l’Ue, le nazioni finiranno per cedere sovranità ad organismi burocratici. Un meccanismo molto pericoloso».
John Elkann (Getty Images)
Francois Bayrou (Getty Images)