2020-04-01
«Prendo il Reddito, sistema ridicolo che non mi permette di lavorare»
Ex impiegato in un museo civico, ha 51 anni: «Costa molto meno dare un sussidio di disoccupazione invece che un'occupazione. E i contributi annunciati per chi vuole aprire una partita Iva non sono stati mai erogati».Lo scorso 26 marzo La Verità ha suggerito una ricetta alternativa in un'«economia di guerra»: far lavorare chi il reddito di cittadinanza ce lo ha già. Ovvero utilizzare alcune di queste persone per le consegne a domicilio o nel settore agricolo visto che la chiusura delle frontiere per l'emergenza sanitaria ha fermato l'arrivo nelle campagne italiane di lavoratori dall'estero. Gli informatici disoccupati potrebbero aiutare scuole e piccoli paesini in difficoltà nell'accesso agli strumenti digitali. Ovviamente garantendo la salvaguardia della salute e i presidi medici necessari. Dopo l'articolo ci ha scritto un cittadino «percettore di Reddito di cittadinanza». «Noi beneficiari del Rdc siamo vittime di un sistema ridicolo che non ci permette di lavorare. Non potrei nemmeno portare la spesa a domicilio perché il suddetto reddito viene calcolato come reddito dall'Agenzia entrate, e dopo soli 7 mesi mi è stato dimezzato», ci ha raccontato Cristiano (la mail è firmata ma ometteremo il cognome). Lo abbiamo contattato e gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua storia. Ha 51 anni, era impiegato in un museo civico, con mansioni di ufficio nel marketing, grazie a una Borsa lavoro, di quelle istituite dai precedenti governi come tirocini miranti all'assunzione. «Un lavoro statale, quindi non avrei ottenuto un contratto regolare, ma il responsabile aveva cercato di tenermi con forme di collaborazione esterna, con o senza partita Iva. Gli era stato però detto che il posto doveva essere assegnato a un nuovo soggetto disoccupato, che era in fila ad aspettare. Dopo la mia uscita non sono stato sostituito, e il museo stesso è ora sotto organico per il pensionamento di tre dipendenti».Perché dice che il sistema non vi consente di lavorare? «La mia regione, il Friuli Venezia Giulia, è stata la prima ad avere istituito un sussidio di disoccupazione, nel 2015. Erano riusciti a mettere in piedi un sistema ottimo perché oltre al sussidio riuscivano a far lavorare le persone. Durante il periodo di occupazione si continuava a ricevere sia il sussidio sia uno stipendio di 400 euro. Poi, in alcuni casi le persone venivano assunte, mentre in altri, come il mio, finiva l'esperienza ma si rimaneva nel sistema in attesa di una nuova Borsa. Ad aprile 2019 è arrivato il reddito di cittadinanza. Ho quindi avuto una riunione con la mia assistente sociale e con la responsabile delle Borse lavoro, internamente ai Servizi sociali comunali. Era stato tolto loro l'incarico a livello nazionale e quindi non avrebbero più potuto occuparsi delle persone disoccupate: d'ora in poi l'assistente sociale si sarebbe dedicata ai disabili e ai senzatetto, mentre la responsabile avrebbe avuto mansioni d'ufficio. Eventuali nuove Borse lavoro sarebbero state solo a rotazione, ovvero ogni persona avrebbe fatto un tirocinio breve per acquisire esperienza. Siamo così passati dal collocamento mirato di persone qualificate al “facciamo fare qualcosa a coloro che non hanno né arte né parte". Con un dettaglio: il mio sussidio non sarebbe più stato erogato proprio perché c'era il Rdc a sostituirlo».Ora vive solo con il reddito di cittadinanza?«Sono anni che sto cercando di far partire un'attività online e ho bisogno di un piccolo contributo per avviare tutto. Nel decreto del Rdc era previsto un contributo proprio per chi intende aprire una partita Iva. Ma non è mai stato erogato e quindi la mia attività non può iniziare. Fra l'altro, il contributo era previsto entro 12 mesi, e dato che ormai ci siamo ho chiesto se rischio di perdere il diritto al contributo stesso. Mi è stato risposto dal Centro impiego: “Faccia un'istanza tramite avvocato". Dunque vivo solo di Rdc».Quale è la sua proposta per mettere a frutto la fruizione del reddito?«I datori di lavoro, i piccoli imprenditori, non hanno più nessuna intenzione di mettersi dentro casa gente che quasi certamente non può svolgere le mansioni necessarie. Ovviamente stiamo parlando di persone non qualificate, perché il Centro impiego non colloca in base al curriculum, come vogliono farci credere, ma esclusivamente in base all'anzianità e allo status sociale. La mia proposta è questa: tu azienda prendi a tirocinio queste persone, interamente pagate da me Stato, ed alla fine devi motivare con giusta causa se non vuoi assumerlo. E se proprio non vuoi assumere, allora restituisci i soldi che io Stato ho utilizzato per pagare il tirocinante e per la sua formazione».Chi ha interesse, secondo lei, a che il Rdc non funzioni?«Hanno capito che costa molto meno dare un sussidio di disoccupazione invece che un lavoro. Con un sussidio accontenti tutti, sia il beneficiario perché si paga l'affitto, sia le imprese che vogliono togliersi di mezzo tutti noi scocciatori alla porta che elemosiniamo un posto. L'obiettivo è avere solo personale altamente qualificato, ed il resto può stare a casa. Quindi sono proprio i grandi imprenditori ad avere interesse a che non funzioni».Ma, alla fine, lei accetterebbe di lavorare con una chiamata da «economia di guerra"?«Mi sono fatto otto anni di strada durante i quali mi rispondevano “ma tu sei giovane e in salute, non possiamo aiutarti". Da soli due anni vivo in un appartamento e per il sostentamento devo ringraziare la Caritas e le parrocchie, verso le quali mi sdebito in vari modi. Il do ut des che si vuole applicare ai percettori di Rdc è una sorta di ricatto morale. Ho il diritto di scegliere se aiutare o meno, chi aiutare o meno, e come. Nel momento in cui mi si obbliga, allora debbono essere posti in essere obblighi anche nei miei confronti».
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)