
Naufragati i tentativi della vecchia guardia di Tito Boeri per piazzare Luciano Busacca e Vincenzo Caridi, guadagna punti l'ipotesi del professore al comando, col ritorno al proprio posto dell'ex direttore generale. Il quale ha già un piano per il rilancio dell'ente previdenziale.Il retroscena, svelato dalla Verità, dell'incontro tra Stefano Buffagni (sottosegretario grillino alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli Affari regionali e autonomie) e il direttore centrale Acquisti e appalti dell'Inps Vincenzo Caridi ha fatto rumore. Buffagni, considerato l'uomo delle nomine di Luigi Di Maio, due giorni fa ha fatto barcollare con un messaggio sui social l'ipotesi di un ticket al vertice dell'Inps formato dall'ex dg Mauro Nori (presidente) e dal professore Pasquale Tridico (vice), il papà del reddito di cittadinanza.Noi abbiamo collegato questa entrata a gamba tesa all'incontro avvenuto la settimana scorsa tra lo stesso Buffagni e Caridi, fedelissimo dell'ex presidente Inps Tito Boeri. Un'indiscrezione a cui uno dei massimi dirigenti del ministero del Lavoro, in queste ore, ha dato un preciso significato: Buffagni starebbe caldeggiando per il ruolo di presidente proprio Caridi e Luciano Busacca, a capo della segreteria unica tecnica normativa voluta da Boeri. Insomma due fedelissimi dell'ex presidente. Ma se Buffagni prova a fare il guastatore, la Lega, il ministro dell'Economia Giovanni Tria, e importanti esponenti del Movimento 5 stelle, tra cui il viceministro Laura Castelli, sembrano convinti del nome di Nori. Anche perché la proposta di un commissario traghettatore potrebbe essere già tramontata, tanto che il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, con La Verità l'ha bollata come «baggianata». E ha annunciato che il nuovo presidente sarà nominato tra lunedì e martedì. Nelle scorse ore, secondo il sito Dagospia, avrebbe preso quota un nuovo scenario, con Tridico presidente e Nori direttore generale; un'opzione che, ci risulta, sarebbe gradita ai due candidati e su cui le compagini di governo potrebbero trovare la quadra. Ma non tutti i nodi sarebbero sciolti. Per esempio il combattivo sindacato di base dell'Usb, che spesso ben rappresenta l'umore del personale dell'istituto, ha già dichiarato guerra a Tridico. «Il governo gialloverde ha cancellato tra i requisiti per diventare presidente dell'Inps quelli relativi alla capacità manageriale ed alla qualificata esperienza nell'esercizio di funzioni attinenti al settore operativo dell'ente, in questo caso la previdenza sociale. Scompaiono così i requisiti che abbiamo sempre sostenuto mancassero a Boeri». Una modifica che secondo il sindacato sarebbe servita «per favorire un candidato per nulla esperto di materie previdenziali» come il professor Tridico.L'Usb non gradirebbe il nome del docente anche per altri motivi: «Si presenta con obiettivi di tutto rispetto: via il Jobs Act, ripristino dell'articolo 18 e pensionamento con 41 anni di contributi indipendentemente dall'età anagrafica». Un programma «politico» che ai sindacalisti ha fatto subito tornare alla mente il presidente uscente: «Non vorremmo che ripercorressimo i problemi avuti con Boeri, interessato più a dire la sua sulle politiche dei governi che si sono succeduti nel corso del suo mandato che a guidare con competenza l'Istituto (…) Più che un professore, all'Inps serve un manager pubblico competente, di esperienza e interessato a svolgere al meglio il compito affidatogli». Insomma all'Usb sono proprio stufi dei docenti universitari. Anche l'ex commissario dell'Inps e attuale presidente del Cnel, Tiziano Treu, ha evidenziato ieri che «servono competenze specifiche per gestire una macchina così complicata come quella dell'Inps», soprattutto ora che bisogna far marciare quota 100 e il reddito di cittadinanza. Una dichiarazione che sembrava disegnare l'identikit di Nori. Il quale è entrato all'Inps nel 1994, superando il concorso da dirigente, e ha ricoperto numerosi incarichi: ha guidato la direzione regionale della Sicilia, l'ufficio rapporti internazionali, la direzione centrale pensioni, quella delle risorse umane ed è stato vice dg e dg. Chi ha parlato con Nori in questi giorni - nei quali si è imposto di rimanere in silenzio anche quando ci sarebbe stato tanto da ribattere alle intemerate contenute nelle interviste di Boeri - lo ha sentito sereno e motivato, ma «consapevole», se dovesse essere il prescelto, «del duro lavoro che dovrà svolgere l'Inps in questo periodo, in condizioni di elevata criticità interna ed esterna». Per questo, tra le priorità per l'Inps, oltre alla buona riuscita del reddito di cittadinanza e di quota 100, «c'è quella di sopire l'elevata conflittualità interna con una operazione straordinaria di pacificazione fra le varie anime ed identità professionali che tanto impattano sui risultati dell'Ente». Nori considera prioritario pacificare e stimolare un ambiente diviso dalla gestione Boeri e realizzare i programmi del governo aumentando le performance, in particolare migliorando il lavoro degli uffici territoriali, a diretto contatto con gli utenti, e concentrandosi su direzioni chiave come quelle delle Pensioni, delle Entrate e delle Prestazioni. Chissà se dalla settimana prossima potrà mettersi al lavoro.
Leonardo
Il fondo è pronto a entrare nella divisione aerostrutture della società della difesa. Possibile accordo già dopo l’incontro di settimana prossima tra Meloni e Bin Salman.
La data da segnare con il circoletto rosso nell’agenda finanziaria è quella del 3 dicembre. Quando il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, parteciperà al quarantaseiesimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), su espressa richiesta del re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Una presenza assolutamente non scontata, perché nella Penisola araba sono solitamente parchi con gli inviti. Negli anni hanno fatto qualche eccezione per l’ex premier britannica Theresa May, l’ex presidente francese François Hollande e l’attuale leader cinese Xi Jinping e poco altro.
Emmanuel Macron (Ansa)
Bruxelles apre una procedura sull’Italia per le banche e tace sull’acciaio transalpino.
L’Europa continua a strizzare l’occhio alla Francia, o meglio, a chiuderlo. Questa volta si tratta della nazionalizzazione di ArcelorMittal France, la controllata transalpina del colosso dell’acciaio indiano. La Camera dei deputati francese ha votato la proposta del partito di estrema sinistra La France Insoumise guidato da Jean-Luc Mélenchon. Il provvedimento è stato approvato con il supporto degli altri partiti di sinistra, mentre Rassemblement National ha ritenuto di astenersi. Manca il voto in Senato dove l’approvazione si preannuncia più difficile, visto che destra e centro sono contrari alla nazionalizzazione e possono contare su un numero maggiore di senatori. All’Assemblée Nationale hanno votato a favore 127 deputati contro 41. Il governo è contrario alla proposta di legge, mentre il leader di La France Insoumise, Mélenchon, su X ha commentato: «Una pagina di storia all’Assemblea nazionale».
Maria Rita Parsi (Imagoeconomica)
La celebre psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Parsi: «È mancata la gradualità nell’allontanamento, invece è necessaria Il loro stile di vita non era così contestabile da determinare quanto accaduto. E c’era tanto amore per i figli».
Maria Rita Parsi, celebre psicologa e psicoterapeuta, è stata tra le prime esperte a prendere la parola sulla vicenda della famiglia del bosco.
La sede di Bankitalia. Nel riquadro, Claudio Borghi (Imagoeconomica)
Il senatore leghista torna sulle riserve auree custodite presso Bankitalia: «L’istituto detiene e gestisce il metallo prezioso in nome dei cittadini, ma non ne è il proprietario. Se Fdi riformula l’emendamento...»
«Mentre nessuno solleva il problema che le riserve auree della Bundesbank siano di proprietà dei cittadini tedeschi, e quindi dello Stato, come quelle della Banca di Francia siano di proprietà dei cittadini d’Oltralpe, non si capisce perché la Banca d’Italia rivendichi il possesso del nostro oro. L’obiettivo dell’emendamento presentato in Senato da Fratelli d’Italia, e che si ricollega a una mia proposta di legge del 2018, punta esclusivamente a stabilire il principio che anche Bankitalia, al pari delle altre Banche centrali, detiene e gestisce le riserve in oro ma non ne è la proprietaria». Continua il dibattito su misure ed emendamenti della legge di Bilancio e in particolare su quello che riguarda le riserve in oro.






