2021-05-21
Il popolo che ama la vita è in marcia controcorrente ma per il bene di tutti
Domani l'Italia pro life si ritroverà a Roma, a dieci anni dalla manifestazione da cui iniziò tutto. Sul palco anche la figlia nata grazie al sacrificio di Santa Gianna Beretta Molla.Erano pochi quei sognatori e forse visionari cittadini i quali, dieci anni fa, nel maggio del 2011, presero parte alla prima Marcia per la vita in Italia, che si tenne, inopinatamente, a Desenzano sul Garda. Non fu un successo nei numeri, con poche centinaia di persone (tra cui lo scrivente), ma fu l'inizio di un nuovo inizio nella difesa intransigente della vita umana, in tutte le sue forme e in tutte le sue condizioni: dall'embrione al malato terminale. Tra i presenti a Desenzano ci piace ricordare il bioeticista e giornalista cattolico Mario Palmaro, morto pochi anni dopo, a cui la Marcia deve moltissimo.Nei giorni scorsi, in tutto il mondo, si è fatto memoria del vile attentato subito da Giovanni Paolo II in piazza San Pietro, il 13 maggio di 40 anni fa. Ma fu proprio il Papa polacco a definire gli attuali attacchi alla vita, dall'aborto all'eutanasia fino alle manipolazioni genetiche e alla selezione degli embrioni, come «attentati». A cui fa seguito, secondo il Pontefice, la «maledizione di Caino» (Evangelium vitae, n. 9).Così, domani alle 11, sulla centralissima via dei Fori imperiali, accanto al Colosseo, si terrà la decima edizione della Marcia. Anche se stavolta, per causa di forza maggiore, sarà una manifestazione statica, con un palco, dei discorsi, molte testimonianze e il solito clima gioioso che si respira in questo genere di eventi in cui si sa che si lotta per il bene di tutti, perfino di coloro che sostengono e promuovono l'«anti cultura di morte» (come disse Benedetto XVI).Sono annunciati dalla coordinatrice della Marcia, la dottoressa Virginia Coda Nunziante, molti personaggi della politica, della Chiesa e della scena pro life, tra cui ci piace nominare due figure che, in modi diversi, rappresentano la sintesi più alta dei valori espressi dalla Marcia: Gianna Emanuela Molla e la postulatrice della causa di canonizzazione di Jérôme Lejeune. Gianna Emanuela è la donna nata per il sacrificio della mamma, santa Gianna Beretta Molla. Santa Gianna preferì non prestarsi a un'operazione potenzialmente abortiva, piuttosto che rischiare di perdere il bene più grande, la vita della figlia, che ora è con noi in questa lotta per la civiltà. Aude Dugast, postulatrice del professor Lejeune, porterà la testimonianza di quest'altro santo e immenso genetista cattolico. Il quale, malgrado le vette scientifiche che raggiunse con la scoperta delle cause della trisomia 21 (la Sindrome di Down) restò sempre un militante pro life, senza compromessi con il sistema politico e con la scienza atea sostenuta dai media.La questione della difesa della vita, si sa, forma un po' il cuore e il dna dei cattolici più autentici, dei promotori della famiglia e della pace nel mondo. E in generale di tutti coloro che dalla stampa mainstream vengono definiti, quasi fosse un insulto, come conservatori, moralisti o eventualmente populisti.Ma perché la difesa della vita umana resta un valore non negoziabile e di assoluto rilievo, a quasi mezzo secolo dalla nefasta legge 194? Per due motivi diversi e complementari, uno etico e uno politico. Il motivo etico è espresso in modo perfetto dal Catechismo della Chiesa cattolica: «Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione» (n. 2273). O se vogliamo, con le parole di Giovanni Paolo II: «L'accettazione dell'aborto nella mentalità, nel costume e nella stessa legge è segno eloquente di una pericolosissima crisi del senso morale, che diventa sempre più incapace di distinguere tra il bene e il male» (Evangelium vitae, 58).La ragione politica sta nel fatto che, con l'avvento della democrazia dogmatica, chiamata «dittatura del relativismo» da Benedetto XVI, si vuole far intendere che una legge sarebbe automaticamente giusta, solo perché approvata da una maggioranza. E se una norma è democraticamente stabilita, ecco che essa diverrebbe ipso facto legittima e sarebbe in torto colui che la critica.Ma la storia europea del XX secolo, oltre alle attuali derive della cosiddetta «dittatura sanitaria», bastano e avanzano per capire che così non è. Lo spartiacque politico di oggi e di domani non è più riducibile a destra e sinistra e neppure a progressisti e conservatori. Nessuno infatti nega una qualche forma di progresso e tutti vogliono conservare qualcosa del passato e della storia.La difesa assoluta dell'essere umano diventi allora la cartina di tornasole della buona politica e del genuino rinnovamento sociale: questa è la sintesi del messaggio della Marcia per la vita. Due certezze le abbiamo fin d'ora. Se saremo «dalla parte della vita senza compromessi», come recita lo slogan della Marcia, dovremo essere pronti a schierarci e a patire. Ma è anche vero che di questa titanica lotta del bene contro il male, non ci pentiremo mai.