2019-03-28
Ponti a rischio, i pm: «I manager sapevano»
Svolta nell'inchiesta sui controlli truccati partita dopo la tragedia di Genova. Avviso di garanzia a Michele Donferri (Autostrade) e Antonino Galatà (Spea). Per la Procura erano a conoscenza dei falsi report sull'intera rete. I tecnici: «Dati cambiati dopo le riunioni».I manager di Autostrade per l'Italia e Spea, la società controllata del gruppo Atlantia che si occupa delle manutenzioni, del monitoraggio della rete e della prevenzione dei rischi, secondo la Procura di Genova, erano a conoscenza dei controlli truccati su alcuni viadotti della rete italiana. È la svolta clamorosa nell'inchiesta sui falsi report, che deriva da quella sul crollo del ponte Morandi: ieri sono stati raggiunti da avvisi di garanzia Michele Donferri Mitelli, responsabile nazionale delle manutenzioni di Autostrade, da poco trasferito ad altro incarico, e Antonino Galatà, amministratore delegato di Spea Engineering. Il coinvolgimento dei due top manager, accusati di falso, rappresenta un clamoroso salto di qualità nell'inchiesta che, lo scorso 30 gennaio, aveva portato all'iscrizione nel registro degli indagati di 12 persone, tra tecnici e ingegneri di Spea e alcuni vertici del tronco pugliese delle autostrade. Secondo gli inquirenti, quindi, Aspi e Spea sapevano che i report erano falsati. Nel mirino della Procura di Genova ci sono i monitoraggi sullo stato di salute di cinque viadotti in stato critico, due dei quali sarebbero ridotti particolarmente male: il viadotto Paolillo, a poche decine di chilometri da Canosa di Puglia, sulla autostrada A 16, detta «dei due mari»; il ponte Pecetti, che si trova nel territorio del comune di Mele, in provincia di Genova, lungo la A26; il viadotto Moro, che si trova in Abruzzo, in provincia di Chieti, nel territorio comunale di Ortona, lungo il percorso della autostrada A 14; il ponte Sei Luci, che sorge a Genova, sulla A26; e il viadotto Gargassa, sempre sulla A26, all'altezza di Rossiglione, in provincia di Genova.Secondo l'accusa, i report sullo stato di salute dei viadotti sarebbero stati «edulcorati». Il sospetto sulla veridicità dei dati inseriti nei report era emerso nel corso degli interrogatori dei testimoni durante le indagini sul crollo del ponte Morandi. In particolare, i tecnici di Spea avevano raccontato agli inquirenti che i report «talvolta erano stati cambiati dopo le riunioni con il supervisore Maurizio Ceneri (ingegnere di Spea, indagato nella inchiesta principale sul crollo del Morandi e in questa seconda indagine) mentre in altri casi era stato Ceneri stesso a modificarli senza consultarsi con gli altri». Donferri e Galatà sono due big di Autostrade per l'Italia e Spea. Il primo lavora in Aspi da 30 anni, il secondo è il manager più alto in grado nell'azienda che si occupa dei controlli e della manutenzione della rete. Come rivelato dalla Verità lo scorso gennaio, quando ci furono le prime iscrizioni nel registro degli indagati, gli uomini del primo gruppo della Guardia di finanza di Genova, guidati dal colonnello Ivan Bixio, avrebbero già in mano documenti (per esempio mail) che dimostrerebbero il ritocco di alcuni dati. È bene tener presente che dietro alle valutazioni contenute nei report sullo stato dei trefoli o dell'acciaio o degli impalcati dei viadotti, ci sono dei calcoli complicatissimi che, secondo investigatori e pm, ingegneri e tecnici sarebbero in grado di gestire a proprio piacimento, anche con aggiustamenti minimi, ma sufficienti a evitare lo sforamento delle soglie. Testimonianze e consulenze di parte hanno portato all'apertura del nuovo fascicolo. Particolarmente rilevanti sono state considerate le dichiarazioni di quattro o cinque tecnici della Spea che avrebbe svelato il maquillage sui numeri contenuti nelle relazioni, a partire da quelle relative al Morandi. Numeri che avrebbero consentito di migliorare il quadro generale dello stato dei viadotti, senza stravolgerlo, ma in modo sufficiente da non superare, in particolare, la soglia di criticità prevista per la transitabilità dei trasporti eccezionali, evitando così la chiusura al traffico pesante. Le modifiche non avrebbero occultato rischi di crolli, ma comunque hanno riguardato situazioni per le quali potevano scattare limitazioni.L'inchiesta sui report edulcorati è una branca di quella principale, che riguarda il crollo del ponte Morandi, e che vede iscritte nel registro degli indagati ben 74 persone, tre delle quali sono accusate di falso, perché i pm di Genova sospettano che possano essere state truccate anche le ispezioni sul ponte crollato lo scorso 14 agosto, causando 43 morti.«Il filone d'inchiesta sui cinque viadotti», commenta il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, «che nasce dalle indagini sul crollo del ponte Morandi, e che coinvolge sia Autostrade per l'Italia sia la controllata Spea, sta prendendo una piega che insieme mi preoccupa e mi fa arrabbiare. Dobbiamo naturalmente lasciar lavorare i magistrati in serenità, ma se le ipotesi accusatorie fossero confermate, saremmo di fronte a uno scenario gravissimo. Come ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti», aggiunge Toninelli, «ho deciso di cambiare alla radice lo stato di cose che l'inchiesta fotografa. Sono ripresi i controlli effettivi sulla sicurezza delle autostrade».