2023-08-15
Ponte Morandi, corsa per evitare la prescrizione. Salvini: «L’avidità ha fatto 43 morti»
Politica e magistratura lanciano l’allarme nella quinta commemorazione del crollo: il processo rischia di saltare, ora si acceleri. Giorgia Meloni: «Sarebbe imperdonabile se questo dramma restasse impunito».Giorgia Meloni, uno dei pochi leader politici che ha chiesto per anni la revoca delle concessioni ai Benetton, non vuole la pietra tombale sul crollo del ponte Morandi. «Sarebbe davvero imperdonabile che questa tragedia nazionale possa rimanere impunita», afferma il presidente del Consiglio nel quinto anniversario della tragedia in cui hanno perso la vita 43 persone. Purtroppo non è un’ipotesi remota, anzi. Siamo ancora in attesa della sentenza di primo grado e le accuse di omicidio colposo potrebbero andare in prescrizione nel 2026. Matteo Salvini, che anche all’epoca era vicepremier, vola a Genova come cinque anni fa e mette in chiaro le cose: «Piangiamo 43 vittime non della sfortuna, del caso o del cambiamento climatico, ma dell’avidità dell’uomo».L’avidità non è un reato, ma ottenere giustizia è un diritto e ricordare aiuta. Alle 11:36 suonano le campane delle chiese di Genova, imitate dalle sirene del porto. Su un grande schermo nero compare la scritta «Genova non dimentica» e poi scorrono i volti e i nomi di chi ha perso la vita quella mattina su un ponte la cui pericolosità era nota da anni a chi lo gestiva. Sergio Mattarella manda un messaggio di «vicinanza e solidarietà ai familiari delle vittime di una catastrofe tanto grave quanto inaccettabile». Sull’inaccettabilità, i fatti purtroppo lo hanno smentito: ai tempi del governo di Mario Draghi, lo Stato ha comprato a caro prezzo (oltre otto miliardi) Autostrade per l’Italia accettando di sedersi a un tavolo con gli emissari dei Benetton e di ricoprirli d’oro come nulla fosse. Il capo dello Stato sfiora anche la questione dei processi quando dice: «Il trascorrere del tempo non attenua il peso delle responsabilità per quanto accaduto. Ed è responsabilità fare giustizia, completando l’iter processuale, con l’accertamento definitivo delle circostanze, delle colpe, delle disfunzioni, delle omissioni».Il trascorrere del tempo, per il codice penale, si chiama prescrizione. E quando ci sono di mezzo colletti bianchi e avvocati costosi, il tempo scorre più veloce. Il procuratore capo di Genova, Nicola Piacente, è preoccupato e non lo nasconde: «Per avere la requisitoria dei pm al processo di primo grado bisognerà arrivare a fine 2024. Ma bisogna essere chiari e leali, ci sono le ipotesi più datate di omissione di atti d’ufficio e dei falsi che sicuramente andranno in prescrizione da ottobre 2023». Poi butta lì: «Gli imputati possono anche rinunciare alla prescrizione e optare per un accertamento giudiziario». Si vedrà. Il problema principale del processo in corso a Genova è che se cade l’aggravante di incidente avvenuto sul luogo di lavoro, che la Cassazione ha già fatto seppellito per la strage ferroviaria di Viareggio, i 43 omicidi colposi vanno in prescrizione nel 2026. E questo nonostante in aula siano già emerse testimonianze scioccanti, come quella dell’ex manager Gianni Mion, che ha ammesso: «Nel 2010 sapevo già del rischio sul Morandi, ma non dissi nulla». Oltre al processo principale, sempre a Genova c’è una seconda inchiesta appena conclusa che contesta ai manager dei Benetton una montagna di falsi per preservare i ricchi dividendi a scapito della sicurezza. Mentre a Roma c’è una terza indagine per truffa aggravata e peculato che cerca di far luce su vent’anni di concessioni autostradali a prezzi di saldo e che vede indagati, come ha rivelato la Verità ieri, Gian Maria Gros Pietro, Fabio Cerchiai, Giuliano Mari, Vito Gamberale e Giovanni Castellucci. L’anno dopo la strage, solo per fare un esempio, Autostrade per l’Italia ha distribuito 600 milioni di dividendi e 11 milioni di premi ai suoi dirigenti apicali, nonostante alcuni di loro fossero già finiti sul registro degli indagati.Tornando ai messaggi delle istituzioni, il presidente del Senato Ignazio La Russa sceglie di legare la caduta del Morandi alla moda green del momento e afferma: «Ricordare il dolore di Genova, insieme al dolore di tutti i luoghi del nostro Paese colpiti da disastri ambientali o infrastrutturali, deve essere motivo per non sottovalutare i segnali di allarme che provengono dai cambiamenti climatici in atto». Indirettamente gli risponde Matteo Salvini, da Genova, quando sottolinea che «piangiamo 43 vittime non della sfortuna, del caso o del cambiamento climatico ma dell’avidità dell’uomo e conto che qualcuno paghi il conto di questa avidità». Il capo della Lega ricorda che «ci sono stati miliardi di euro di profitti, una parte dei quali avrebbe dovuto essere reinvestita in manutenzione», poi annuncia una legge per equiparare le vittime di Genova a quelle del terrorismo. Dure anche le parole di Egle Possetti, portavoce del Comitato dei parenti delle vittime. Riconosce che i magistrati di Genova stanno facendo il possibile, con tre udienze a settimana, ma attacca il resto dello Stato, che «non ha fatto i suoi interessi in questa vicenda, sia scrivendo una concessione inaccettabile sia acquisendo senza fiatare, quasi genuflesso, i controlli eseguiti da chi avrebbe dovuto essere il controllato. Infine giungendo a patti con questo nemico». Con il Tesoro che si riprende le Autostrade e sferra «una pugnalata gravissima che non potremo mai dimenticare».