2024-07-24
Poltrona pericolosa: Decaro all’Ambiente Ue
Va all’ex sindaco di Bari la guida dell’Envi, la giunta parlamentare dove transitano tutti i dossier green più delicati. Se passa il metodo Puglia vedremo una gestione ideologica e politica che punta a sfruttare il potere per mettere il governo in difficoltà.Tre presidenze all’Ecr. Procaccini: «Volevano farci secchi, li abbiamo battuti». Lo speciale contiene due articoli. La Puglia e il Pd conquistano la poltrona più delicata dell’Europarlamento. La presidenza della commissione Envi, sigla che sta per l’inglese ambiente, salute pubblica e salite alimentare. È la Commissione che ha visto, nella prima metà della scorsa legislatura, passare le leggi più estremiste in tema transizione green e, nella seconda metà, ha vissuto le battaglia più aspre con l’intento di bloccarle. Per capirsi, ci riferiamo alle norme che toccano la nostra industria e la nostra agricoltura. Dalla legge Natura a quella sugli imballaggi. Senza dimenticare il core business del Green new deal. Cioè tutte le normative sui motori elettrici e la mobilità in generale. A presiedere Envi dal 2019 all’altro ieri è stato Pascal Camfin. Parlamentare francese eletto tra le fila di Renew, il gruppo che fa riferimento a Emmanuel Macron, Camfin ha avuto la brillante idea di influenzare l’opinione pubblica del Vecchio Continente facendo dichiarare all’Aula lo stato di emergenza climatico. D’altronde Camfine arriva dal World resources institute, una delle ong più influenti in ambito Onu. Insomma, qualcuno potrebbe essere più dannoso di lui per l’industria italiana? Temiamo di sì. A essere nominato ieri è stato l’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro, ex fidato di Michele Emiliano, ma nonostante la tremenda vicenda dell’inchiesta anti mafia ancora pieno rappresentante di quello rete di potere che si chiama Emilianistan. Dunque che aspettarsi? Decaro ha accolto così la sua elezione: «Non dobbiamo perdere di vista il senso delle sfide straordinarie che siamo chiamati ad affrontare. Non c’è soltanto il futuro del nostro continente in gioco, ma anche un nuovo approccio globale alla risorsa pianeta». Nonostante qualche tentennamento, più strategico che di merito, Ursula von der Leyen ha infatti confermato il ruolo centrale del Green deal subito dopo la sua riconferma, avvenuta con l’appoggio decisivo dei Verdi. Sul punto, l’ex sindaco di Bari ha spiegato che: «L’obiettivo di conseguire pienamente il nuovo Green deal è certamente una sfida ambiziosa, ma non impossibile», per questo «non ci sono motivi per tornare indietro, se sarà necessario migliorare qualcosa, lo faremo, ma serve dare certezze e assumere impegni chiari». Il rappresentante del Pd ha poi concluso l’intervento citando Hemingway: «Il mondo è un bel posto, e per esso vale la pena lottare, a noi il compito di fare la nostra parte in questa lotta civile per il futuro».Su Instagram infine Decaro ha specificato: «Affronteremo il tema della transizione verde garantendo investimenti pubblici e stimolando quelli privati su larga scala così da riuscire a salvaguardare e integrare tutti i settori dell’economia nel percorso di transizione che ci attende senza lasciare indietro nessuno. L’impegno più ambizioso sarà quello di coniugare le sfide ambientali con lo sviluppo di nuovi modelli di crescita economica sostenibile e sociale». Scusate se abbiamo riportato per intero le sue dichiarazioni. Ma valeva la pena per pesare la quantità di ideologia presente nelle dichiarazioni di insediamento. Ciò che Decaro, ovviamente, non sottolinea è il duplice aspetto politico insito in quella poltrona, almeno per il prossimo quinquennio. Da un lato, il Pd potrà gestire la tolda e volutamente mettere in difficoltà il governo italiano di centrodestra. Camfin portava avanti un’idea sbagliata ma senza potenziali doppi fini. Decaro da esperto politico quale è saprà invece indossare le due vesti. Politico europeo e piddino italiano in trasferta. Senza contare che bisognerà porre estrema attenzione a eventuali connessioni tra Bari e Bruxelles. La Regione è da tempo molto attiva in ambito portuale e ha allargato le proprie attenzioni anche all’eolico offshore e a grandi opere energetiche. Molte delle quali si finanziano con fondi europei o in ambito Pnrr. In futuro si finanzieranno con le nuove piattaforme finanziarie che la Commissione entrante e il Parlamento andranno a perimetrare. È vero che il presidente di una Commissione non ha potere assoluto e almeno dentro quelle aule il dibattito democratico è spiccato. Abbiamo visto cosa è successo nell’ultimo anno e mezzo. Il Ppe che progressivamente ha iniziato a votare contro i socialisti e assieme ai conservatori di Ecr. Anche le nomine dei vice ieri sono andate bene per il partiti di centrodestra e quindi si annuncia battaglia. Il rischio però è sprecare gran parte delle energia a smontare ciò che socialisti europei, Verdi e dem nostrani impostano e disegnano all’insegna dell’ideologia green. Non dimentichiamo infine che in Puglia (e il Pd locale lo sa benissimo) ha sede l’ex Ilva. Lo stabilimento è in una fase delicata. Servono nuovi investitori per evitare che collassi e non produca più acciaio. Muovere la commissione Envi contro Taranto sarebbe facile e sarebbe anche un modo per fare opposizione al governo. Questi sono aspetti politici. Però evitiamo di uccidere ulteriormente il tessuto produttivo. Soprattutto quello dell’industria pesante fondamentale per mantenere l’Italia con entrambi i piedi dentro il G7.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/poltrona-pericolosa-decaro-allambiente-ue-2668803758.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-centrodestra-macina-commissioni-e-la-maggioranza-ursula-va-in-crisi" data-post-id="2668803758" data-published-at="1721805090" data-use-pagination="False"> Il centrodestra macina commissioni e la maggioranza Ursula va in crisi La coalizione Ursula non è poi così salda: l’elezione degli uffici di presidenza delle commissioni del parlamento europeo, ieri a Bruxelles, ha rimesso in piedi il bipolarismo. Centrodestra con il Ppe da un lato, centrosinistra dall’altro, si sono sfidati per eleggere presidenti e vicepresidenti delle commissioni, e il centrodestra ha fatto 13, portando a casa il bottino pieno. Per farla molto breve: su un totale di 20 Commisisoni per 13 volte le sinistre hanno tentato di ostacolare l’elezione di presidenti e vicepresidenti di centrodestra, e per 13 volte hanno fallito. I conservatori di Ecr, guidati da Giorgia Meloni, hanno ottenuto 3 presidenti e 10 vice, dei quali ben 6 di Fratelli d’Italia. Veronika Vrecionová della Repubblica Ceca è stata eletta al vertice della Commissione per l'Agricoltura e lo Sviluppo Rurale; Johan Van Overtveldt, Belgio, guiderà la Commissione per i Bilanci e Bogdan Rzonca, polacco, quella per le Petizioni. Sei eurodeputati di Fratelli d’Italia hanno ottenuto una vicepresidenza di Commissione: Alberico Gambino agli Affari Esteri e alla sottocommissione Sicurezza e Difesa; Pietro Fiocchi all’Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare (Envi); Elena Donazzan all’Industria, Ricerca ed Energia; Mario Mantovani agli Affari Giuridici; Francesco Ventola allo Sviluppo Regionale; Giuseppe Milazzo alla Pesca. Gli altri vicepresidenti di Commissione di Ecr sono Charlie Weimers, svedese, alle Libertà Civili; Cristian Terheş, rumeno, al controllo dei Bilanci e Emmanouil Fragkos, greco, per la sottocommissione Sanità Pubblica. «Faccio le mie congratulazioni», commenta il copresidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini, «ai neoeletti presidenti e vice-presidenti. L’Ecr è orgoglioso di avere membri competenti ed esperti nelle Commissioni, che contribuiranno in modo costruttivo al lavoro delle Commissioni. Nonostante il tentativo della Sinistra di boicottarci in tutte le Commissioni, il risultato positivo delle votazioni odierne dimostra che la maggioranza è cambiata e i Conservatori possono essere decisivi in questa prossima legislatura quinquennale». Dicevamo della enorme rilevanza politica di queste votazioni: in sostanza, dopo il voto di «fiducia» alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen dello scorso 18 luglio a Strasburgo, fiducia ottenuta con i voti di Popolari, Socialisti, Liberali e Verdi, l’equilibrio politico europeo è già cambiato. La maggioranza Ursula in occasione delle votazioni per gli uffici di presidenza delle Commissioni si è scomposta, con il Ppe che ha votato insieme agli altri partiti di centrodestra, mentre Socialisti, Liberali e Verdi si sono riuniti alla Sinistra. «Oggi (ieri, ndr) al parlamento europeo», ha aggiunto Procaccini su X, «si è votato per l’elezione dei presidenti e vicepresidenti delle commissioni. Per 13 volte le sinistre rosse e verdi hanno provato a fare secchi i nostri candidati. A volte per un solo voto, a volte con più margine: hanno perso 13 volte. Grazie a tutti gli amici del centrodestra per averci sostenuto e buon lavoro ai 13 nostri eletti. Vado a tatuarmi il 13». Altra fake news circolata ieri, quella che Forza Italia avrebbe perso una commissione: manco per niente, poiché sono stati proprio gli eurodeputati forzisti a scegliere di indicare Massimiliano Salini come vice di Manfred Weber al vertice del gruppo del Ppe rispetto a una presidenza di Commissione. Cosa ci insegna quanto avvenuto ieri? A noi e ai nostri lettori nulla di nuovo: sono settimane che ripetiamo che la politica europea non deve essere letta con i canoni di quella dei singoli Paesi. La maggioranza che ha detto «sì» al bis della Von der Leyen è durata lo spazio di un mattino, anzi di un pomeriggio: già ieri la geometria è cambiata. E cambierà ancora e ancora: ci saranno votazioni, ad esempio quelle che riguardano uno Stato in particolare, che vedranno le delegazioni di quello Stato votare allo stesso modo, sia che siano di sinistra che di destra, a prescindere dagli orientamenti dei gruppi.
Nicolás Maduro (Getty Images)
Volodymyr Zelensky in piedi davanti a un sistema missilistico antiaereo Patriot durante la sua visita a un'area di addestramento militare in Germania dello scorso giugno (Ansa)