2020-09-27
Pochi vaccini e test lenti, rischio caos. E il premier fa il ganzo sui supplenti
In caso di positività, per tornare a scuola servono due tamponi negativi in 24 ore. I pediatri: «Ci vogliono almeno cinque giorni». Sparata di Giuseppe Conte: «Chi chiedeva tutti i supplenti il 14 settembre vive nelle fiabe».Diventa concreto il rischio di caos, nei prossimi mesi, per bambini e famiglie alle prese con il contenimento dell'epidemia di Covid-19. E, come se non bastasse, il presidente Conte soffia sul fuoco del caos scuola. Ieri, al festival dell'economia di Trento, a proposito della mancanza di docenti, ha dichiarato: «Ho fatto tutto il liceo con supplenti annuali che non arrivavano prima di dicembre. Quest'anno 40.000 supplenti sono già stati chiamati e altri 40.000 arriveranno nel mese di ottobre. In questo contesto chiedere di avere tutti supplenti il 14 settembre significa vivere nel mondo delle fiabe». Di certo, chi si trova di fronte una cattedra vuota o senza un lavoro, non la sta vivendo come una favola. Ma torniamo alla nuova circolare del ministero della Salute per la gestione dei casi sospetti o positivi e dei focolai scolastici.La nuova circolare, nel descrivere gli scenari rispetto al verificarsi di casi sospetti o positivi e/o focolai da Covid-19 nelle scuole, per alunni o personale scolastico, indica le «misure per il contenimento dell'epidemia e per garantire la continuità in sicurezza delle attività didattiche ed educative». Con febbre superiore al 37,5° o sintomi compatibili con il Covid scatta il tampone per alunni o per gli operatori scolastici. In caso di riscontro positivo, parte il sistema del tracciamento di contatti e familiari. In prima linea, nella valutazione dei casi, sono schierati il pediatra e il medico di medicina generale. Sono loro infatti che, nel «caso sospetto», devono richiedere «tempestivamente il test diagnostico» e comunicarlo «al Dipartimento di Prevenzione (DdP), o al servizio preposto» della Regione, che procederà con l'iter di tracciamento. Il rientro a scuola per chi è risultato positivo, specifica la circolare, è previsto dopo «l'effettuazione di due tamponi (test di biologia molecolare) a distanza di 24 ore l'uno dall'altro con un contestuale doppio negativo». Segue attestazione di avvenuta guarigione da parte del medico. Nel caso in cui invece il caso sospetto risultasse negativo al test, servirà, per il rientro a scuola, «il certificato di avvenuta guarigione e nulla osta all'ingresso o rientro in comunità rilasciati dal medico». Tutto bene? Non proprio. I medici di famiglia hanno già lanciato l'allarme: il sistema non è in grado di reggere un'ondata di tamponi generalizzata. I pediatri, dal canto loro, non possono che denunciare un dato di fatto: il sistema per rilevare l'eventuale positività al SarsCov2 di bambini e ragazzi che frequentano le scuole «non sta funzionando». I tempi «tra la richiesta del tampone da parte del pediatra e l'arrivo dei risultati sono infatti troppo lunghi, in media 5 giorni», dice Paolo Biasci, presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) alla Verità. «Questo denota un deficit organizzativo grave e il rischio è che si blocchi il Paese, perché i genitori restano bloccati insieme ai figli, magari un'intera settimana per poi avere un risultato del tampone negativo». Questa però non è la sola «criticità inaccettabile», secondo Biasci, che rileva delle problematiche anche nella richiesta di reintroduzione dell'obbligo del certificato medico per il rientro a scuola, per gli alunni con diagnosi diversa da Covid, come richiesto giorni fa dai presidi. «È priva di fondamento scientifico e contraddice le raccomandazioni sin qui promosse per contenere l'epidemia», osserva il presidente Fimp, ricordando che comunque si deve passare per il test, per escludere il Covid. Il nodo infatti è quel «tampone molecolare» che il sistema non è in grado di gestire nei tempi previsti di 24-48 ore. «Una possibile soluzione potrebbe essere il test salivare, rapido, tipo quello degli aeroporti», continua Biasci, «di cui attendiamo la validazione e che potrebbe essere utilizzato anche dal pediatra di famiglia, facilitando numerosità e rapidità di esami». I dubbi sull'attendibilità di questi sistemi non sono pochi, ma potrebbero essere di qualche aiuto. La circolare, però, non li contempla, e prevede corsie preferenziali per la scuola, anche se non si capisce bene come verranno gestite. I dubbi abbondano anche sul versante dei vaccini. «Sicuramente ci sarà un aumento delle richieste», afferma Biasci, «ma l'impatto dipenderà da quando sarà disponibile il vaccino». E anche qui, spiace constatarlo, regna una certa confusione: ogni Regione infatti ha prenotato la sua quota, quasi raddoppiando le richieste rispetto allo scorso anno - 17 milioni di dosi contro le 10 del 2019. Anche sulla data della consegna delle dosi a medici e Asl, c'è un vago metà ottobre. L'unica cosa certa, al momento è la quota che arriverà alle farmacie: 250.000 dosi rispetto a un bisogno stimato di 1,8 milioni. Mancano «almeno 1,5 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale in Italia», ha ricordato anche ieri il presidente nazionale di Federfarma, Marco Cossolo, intervenendo a un evento a Palermo. «Manca il vaccino per le categorie attive, quelle che non rientrano nei piani vaccinali e che quest'anno in numero superiore agli altri anni vorrebbero vaccinarsi».
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