2020-04-07
Troppi paletti: soldi per pochi
Dieci minuti per compilare il modulo online e 24 ore per ottenere i soldi sul proprio conto corrente. Così l'amministratore delegato di Dentalpro, la catena di cliniche specializzata in cure odontoiatriche (sono quasi 150 in tutta Italia), ha raccontato quanto tempo ha speso per ottenere un finanziamento da 285.000 euro per la sua azienda. Il prestito incassato a tempi di record da Michael Cohen fa parte di un pacchetto di misure a sostegno delle imprese in difficoltà a causa dell'epidemia di coronavirus. Ma a erogarlo non è stato il governo italiano, tramite la Sace o la Cassa depositi e prestiti, bensì la Svizzera.Sì, mentre a Palazzo Chigi si discute e si litiga da mesi su come dare ossigeno alle aziende in crisi, la vicina confederazione, pronti via, ha già fatto. Non sono serviti riunioni del Consiglio dei ministri, decreti, norme interpretative e circolari ministeriali, ossia tutto ciò che è capace di complicare la nostra burocrazia. No, al Consiglio federale è bastato riunirsi, prendere la decisione e dopo di che renderla operativa. Il tutto in pochi giorni. E dire che gli svizzeri si sono mossi con ritardo, perché prima di realizzare che quello in arrivo era una specie di tsunami che rischiava di travolgere la sanità e l'economia del Paese ci hanno messo un po' di tempo. Tuttavia, mentre Giuseppe Conte parlava e prometteva che nessuno sarebbe stato licenziato e nessuna azienda avrebbe chiuso per il coronavirus, di là dalle Alpi, invece di annunciare finanziamenti che a distanza di un mese ancora non si vedono, hanno semplicemente deciso. Punto. Un ordinamento di poche righe, con una trafila online di pochi minuti: altro che Inps.Certo, la Svizzera non ha i nostri debiti, ma oltre ad avere una situazione finanziaria diversa dalla nostra e una legislazione meno complicata di quella italiana, ha dalla sua un altro vantaggio: alla guida del Paese non ha né Giuseppe Conte né Roberto Gualtieri, vale a dire un impasto di vanità e incapacità al potere. I due da un mese passano da una diretta all'altra manco partecipassero a un road show e a ogni intervista, puntualmente, rilasciano dichiarazioni tranquillizzanti. Il problema è che dopo i discorsi al valium non segue niente di pratico. Risultato, passate oltre quattro settimane di stop e di promesse, di soldi non se ne sono visti. Ieri era in programma un Consiglio dei ministri per sbloccare sia le norme fiscali che quelle destinate a rilasciare liquidità alle imprese. Iniziata alle 11.30, la riunione si è protratta per oltre due ore, ma alle 14, non essendo stato raggiunto un accordo, la discussione è stata rinviata. Così, al solito, si è arrivati a sera inoltrata, con Conte che va in tv a parlare di un decreto il cui testo è approvato «salvo intese» e i cui dettagli scopriremo più avanti. Così decine di migliaia di aziende (ma forse sarebbe meglio parlare di centinaia di migliaia) in attesa di conoscere il loro destino, dovranno pazientare, fino a quando i nostri governanti forse riusciranno a produrre la versione definitiva.In ogni caso, le misure a sostegno di artigiani e piccoli imprenditori non si annunciano semplici come quelle svizzere. No, il decreto rimarrà comunque una corsa a ostacoli. Dalle bozze che sono circolate ieri in mattinata si capiva che l'accesso ai benefici fiscali sarebbe riservato solo a coloro che saranno in grado di dimostrare di aver perso il 25 per cento del fatturato nello scorso mese. Il problema è che a marzo magari l'imprenditore ha fatturato uguale, ma non ha incassato, perché quando è arrivata l'ora di pagare, il cliente aveva già abbassato la serranda. Dunque, secondo gli esperti di Palazzo Chigi, avendo emesso fattura, l'imprenditore al verde per il coronavirus sarà comunque tenuto a pagare le tasse. Non meglio si annuncia la norma che dovrebbe concedere liquidità a chi è alla canna del gas: ne avranno diritto solo l'azienda o l'artigiano in regola con le rate dei prestiti. Se per caso avete sgarrato una volta, ritardando il pagamento, le banche potranno chiudervi la porta in faccia. Insomma, il decreto Salva Italia si annuncia il solito specchietto per le allodole, che invece di salvare il Paese rischia di affossarlo. E poi vi chiedete perché c'è chi trasloca.