2021-07-12
I pm devono indagare sulle accuse di Renzi
Come è ormai noto anche ai sassi, Matteo Renzi non mi è particolarmente simpatico, non solo perché per le critiche che gli ho rivolto mi ha risposto con una mezza dozzina di citazioni in giudizio, ma perché, pur giudicandolo uno dei politici più svelti che ci siano su piazza, di lui non apprezzo la spregiudicatezza. Va bene che la politica è «sangue e merda», come anni fa ebbe a dire Rino Formica, un socialista della vecchia scuola, tuttavia genuflettersi fino a baciare la pantofola di un principe arabo non proprio famoso per il rispetto dei diritti umani mi pare un po' troppo da mandar giù, anche per chi, come me, ne ha viste tante e non si stupisce di niente.Tuttavia, a prescindere dalla simpatia (scarsa) che ho per il personaggio, non posso ignorare ciò che l'ex presidente del Consiglio scrive nel suo nuovo libro, di cui ieri La Verità ha anticipato un capitolo. In Controcorrente (Piemme edizioni), il fondatore di Italia viva sostiene che la gestione della pandemia è stata peggio di Tangentopoli. Con lo stile che lo contraddistingue, Renzi non usa mezze parole e lancia accuse devastanti: «Mentre molti, troppi, morivano, qualcuno faceva molti, troppi, soldi». Aggiungendo: «Chi ha interesse a non scoperchiare la pentola della verità? Davvero chi ha gridato per anni “onestà, onestà, onestà" oggi non vuole capire dove sono finiti i soldi degli italiani?».Renzi è stato per quasi tre anni a capo del governo e non è un principiante della politica, dunque se parla di corruzione, di uno scandalo peggiore di Tangentopoli, non può non sapere che le sue non sono parole destinate a cadere nel vuoto. Per di più, le frasi non sono pronunciate in campagna elettorale, durante un comizio o un talk show, cioè sfuggite di bocca nell'enfasi di una polemica politica. Il fondatore di Italia viva quelle cose le ha scritte, messe nero su bianco in un libro, dunque presumo che non siano accuse lanciate a vanvera, ma lungamente meditate. Non so che cosa abbia spinto Renzi a un passo così azzardato, ma a prescindere dalle sue ragioni, una cosa mi pare ovvia: ciò che dice non può passare cosi, cioè senza reazioni. Un ex premier sta dicendo che c'è chi ha speculato e guadagnato sulla pandemia, facendo affari milionari sulla pelle degli italiani. Un ex capo di governo sta chiedendo una commissione parlamentare d'inchiesta per accertare se qualcuno abbia lucrato sui banchi a rotelle, il gel, le mascherine e i ventilatori cinesi mal funzionanti.Ora, Renzi può piacere o meno, può essere simpatico oppure no, lo si può apprezzare o detestare. Però ciò che dice non si può ignorare, perché le accuse che lancia, facendo anche qualche nome e cognome, meritano non soltanto un approfondimento parlamentare, ma anche qualcuno in tribunale.Tra i rilievi mossi nel libro, ce n'è uno che punta in alto, ossia all'entourage dell'aspirante capo politico dei 5 stelle, ossia a quel Giuseppe Conte che proprio Renzi ha costretto alle dimissioni, favorendo l'arrivo di Mario Draghi. Scrive l'ex presidente del Consiglio nel suo libro: «Nel maggio 2020 il commissario Arcuri fa sapere a uno dei benefattori delle intermediazioni di mascherine, Benotti, il quale ha incassato milioni e milioni di euro da questa attività sulla cui legittimità sono aperte inchieste, che lui, Arcuri, non può più vederlo. Perché? Perché Palazzo Chigi gli ha fatto sapere che non è il caso». A questo punto il fondatore di Italia viva si chiede: che cosa significa che Palazzo Chigi ha fatto sapere che non è il caso? Forse il governo già a maggio dello scorso anno era a conoscenza di un'indagine? E a che titolo qualcuno della presidenza del Consiglio sapeva cose che avrebbero dovuto essere coperte da segreto istruttorio? Forse - chiede Renzi - qualche esponente dei Servizi segreti ha informato chi di dovere di un'indagine che poteva mettere in imbarazzo qualcuno? Chi è la persona che avrebbe avvisato il commissario straordinario all'emergenza Covid di non frequentare l'intermediario di mascherine e dispositivi sanitari e perché? Domande più che legittime che, in parte, noi per primi nei mesi scorsi avevamo rivolto senza ottenere risposta. Ma oggi è un ex presidente del Consiglio a porre la questione e a voler sapere. E per quanto Italia viva nei sondaggi pesi come una piuma, sarà difficile ignorare la faccenda. La politica in questi mesi ha provato a volgere la testa in un'altra direzione, parlando di ius soli, legge Zan e di prescrizione. Ma ora l'attenzione è richiamata sul caso delle misure d'emergenza e sui molti soldi spesi inutilmente che non hanno contribuito a salvare nemmeno una vita umana. Non so se il Parlamento accoglierà la richiesta di una commissione d'inchiesta. So però che l'azione penale non è a discrezione dei pm, ma secondo la legge è obbligatoria. Qui siamo davanti a una denuncia, presentata da un signore che non ci è simpatico, ma non è un passante. Dunque, ci aspettiamo che qualcuno faccia luce su una storia che, oltre a una scia di soldi, ha lasciato una scia di morti.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.