2023-08-12
«A settembre arriva il giro di vite. Sarà più facile cacciare i criminali»
Il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro: «Dopo l’incontro tra Meloni e Piantedosi, stiamo lavorando a un pacchetto di nuove norme sul rimpatrio. La Bossi-Fini è inadeguata. E chi ottiene lo status deve andare a lavorare». Per evitare che orrori come quello di Rovereto si ripetano, sono necessarie modifiche alla legge Bossi-Fini. Ieri il nostro giornale le ha elencate puntualmente dopo avere sondato profondi conoscitori della materia. Del fatto che qualcosa si debba fare è convinta anche Wanda Ferro, sottosegretario all’Interno in quota Fratelli d’Italia, tra le più competenti in materia di immigrazione. Sottosegretario, il ministro Piantedosi ha detto giorni fa che la legge Bossi-Fini si è rivelata inefficace. È davvero così? La legge va modificata? «Il fenomeno migratorio, oggi, rispetto alla legge Bossi-Fini, è profondamente cambiato, riflettere sulla necessità di fare un “tagliando” alle norme vigenti mi pare opportuno. La legge Bossi-Fini è nata in continuità con la legge Turco-Napolitano per gestire flussi migratori irregolari, che ai tempi avevano delle caratteristiche differenti rispetto a quelle attuali, a partire dalla congiuntura internazionale, indiscutibilmente inedita. C’è una crisi economica internazionale molto difficile. C’è la guerra in Ucraina. Ci sono Paesi che avevano una loro stabilità, come la Libia, che ora invece stanno vivendo una stagione di assestamento. Lo scenario è completamente diverso».Restiamo un attimo sulla Bossi-Fini. Ieri Giacomo Amadori, sul nostro giornale, ha individuato alcuni punti deboli della norma. Sono quelli, per intendersi, che hanno permesso all’assassino nigeriano di Rovereto di restare qui. L’ex procuratore di Bologna Valter Giovannini suggerisce di modificare la legge per prevedere la possibilità di rimpatrio nel paese di origine per il richiedente che ha commesso reati, almeno in attesa dell’esito della procedura amministrativa. Si può fare? «È sicuramente una possibilità da approfondire verificando la compatibilità con i principi costituzionali e dei trattati europei. In ogni caso, il punto fondamentale è quello del rispetto della legge. L’Italia è una Nazione civile e accogliente, soprattutto con chi scappa dalla guerra o da una persecuzione individuale. L’accoglienza, tuttavia, può esserci solo nell’ambito di un rapporto basato sul rispetto reciproco. Se una persona arriva in Italia - perché sostiene di scappare da un pericolo oppure perché ambisce a una vita migliore - deve rispettare il nostro Paese, altrimenti se ne deve andare. Uno Stato deve avere il diritto di espellere un soggetto straniero pericoloso».Senza dubbio. Dopo aver sondato altri esperti del settore, abbiamo individuato due articoli che si potrebbero - anzi, dovrebbero - modificare. Sono il 13 e il 19 della Bossi-Fini. Intervenire su questi articoli permetterebbe di stabilire che in presenza di reati gli stranieri - anche se hanno parenti italiani - perdano il diritto al permesso di soggiorno e siano rimpatriabili. Inoltre, l’autorità giudiziaria, una volta consultato il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, dovrebbe rilasciare in automatico il nulla osta all’espulsione dello straniero ritenuto pericoloso, a prescindere dal suo casellario giudiziale. Che ne pensa? «Come noto, c’è stato un importante incontro tra il presidente Meloni e il ministro Piantedosi: a settembre arriverà un pacchetto di norme su cui stanno lavorando gli uffici del Viminale, in raccordo con il ministero della Giustizia. Il governo vuole affermare un principio: chi arriva in Italia deve seguire le leggi vigenti e deve cercare di integrarsi, altrimenti deve essere espulso. Un clima di ospitalità si crea se c’è la disponibilità di chi ospita ovviamente, ma allo stesso tempo deve esserci anche la collaborazione e l’educazione da parte di chi è ospitato. Nessuno deve approfittarsi del senso di civiltà e accoglienza dell’Italia».Sul caso di Rovereto abbiamo anche documentato un singolare atteggiamento della pm che ha seguito il caso. Che idea si è fatta a riguardo? «Non è mia abitudine commentare l’operato dei magistrati e non intendo farlo mentre è in corso una indagine. Inoltre sarebbe irresponsabile invadere il campo proprio mentre il Csm è stato chiamato in causa per una eventuale delicata decisione. Il mio sarebbe un giudizio personale del tutto inopportuno. Non aggiungo altro».Allora allarghiamo un momento lo sguardo alla questione migratoria più generale. Ci sono alcuni fatti: gli sbarchi stanno continuando, e purtroppo anche i naufragi. Da sinistra c’è chi accusa: l’accordo con la Tunisia non funziona o comunque non basta. «Dall’inizio dell’anno, la Tunisia ha impedito che partissero circa 35.000 migranti irregolari. Sono 35.000 ingressi in meno per il nostro Paese. Ma soprattutto, con mano barchini in mare, significa che molti naufragi sono stati sventati. Perché, al di là delle ipocrisie e delle strumentalizzazioni, fin quando ci saranno partenze dal nord Africa ci saranno anche naufragi. Forse a sinistra dimenticano i tanti morti che si sono verificati quando erano al governo loro».Siamo sempre lì: meno partenze, meno morti.«Questo è il punto: solo il blocco delle partenze irregolari e l’utilizzo esclusivo di canali di ingresso regolare porterà alla fine delle morti in mare e a una più rapida ed effettiva integrazione dei migranti nel nostro Paese e in Europa».Si è parlato di una stretta sugli ingressi per settembre. A che cosa state pensando? «Oltre al pacchetto sicurezza che interverrà soprattutto in tema di espulsioni di soggetti pericolosi, continueremo a lavorare sul piano diplomatico e del supporto logistico di partner extra-Ue per limitare le partenze dal nord Africa. Dalla Turchia, dall’Egitto e dall’Algeria le partenze si sono praticamente fermate. In Tunisia e Libia riscontriamo una proficua collaborazione che sta dando i suoi risultati. Non basta ancora ma la strada è quella giusta. Oggi il differenziale sugli sbarchi rispetto al 2022 si è dimezzato rispetto ai primi mesi dell’anno».Sui giornali si è parlato di una circolare del Viminale che prevede l’uscita dal sistema dell’accoglienza di chi ha ottenuto lo status di profugo. Di che si tratta nel dettaglio? «L’Italia fa ogni sforzo possibile sul fronte dell’accoglienza e il governo lo ha già dimostrato rimettendo in piedi strutture abbandonate e in stato fatiscente proprio per i profughi. Anche chi arriva, però, deve fare la sua parte, dandosi da fare per cercarsi un lavoro e una sistemazione. Questo è il cuore della circolare, un altro atto dell’esecutivo che mira a risolvere la situazione e non sciolinare proposte spot».