2024-12-06
Più blocchi a navi e aerei, che colpo alle Ong
Le multe e il fermo amministrativo dei mezzi di «soccorso» contenuti nel dl Flussi fanno impazzire le organizzazioni che attaccano il governo. Sos humanity ammette d’infischiarsene delle regole. E monsignor Gian Carlo Perego (Migrantes-Cei) sbrocca: «Legge vergognosa».La nuova stretta sui flussi migratori, che dall’altro giorno è legge, deve aver fatto tremare le Ong, viste le reazioni scomposte. Il testo era già passato dalla Camera e, con il via libera definitivo arrivato dal Senato, è diventato legge. Si tratta di una modifica al decreto Piantedosi di gennaio 2023, con un emendamento fuori sacco presentato dalla relatrice Sara Kelany di Fratelli d’Italia, e stabilisce che la recidiva di una determinata violazione in mare durante le operazioni di ricerca e soccorso non ha effetto solo rispetto a chi materialmente la compie, ovvero il comandante, ma si estende anche all’armatore.Per eludere gli obblighi, infatti, i taxi del mare sostituivano il capitano. E così la recidiva non si trasmetteva a chi, successivamente, prendeva il timone della nave. Con la riforma, invece, il turnover salverà il capitano ma non l’armatore. E alla terza recidiva è prevista la confisca dell’imbarcazione. Non solo: il termine entro il quale il provvedimento amministrativo di fermo di una nave può essere impugnato è stato ridotto da 60 a dieci giorni. Il giro di vite dovrebbe mettere definitivamente in riga le Ong. Che non l’hanno presa affatto bene.Emergency, Mediterranea Saving humans, Medici senza frontiere, Open arms, Resq, Sea-watch, Sos humanity e Sos Mediterranée hanno subito firmato un documento nel quale sostengono che «il vero obiettivo del provvedimento non è la gestione dei soccorsi in mare ma limitare e ostacolare la presenza delle navi umanitarie e arrivare a un piano di definitivo abbandono del Mediterraneo e di criminalizzazione del soccorso in mare». Al centro dell’invettiva ci sono proprio i provvedimenti amministrativi previsti dalla nuova legge. «Ancora sanzioni», lamentano le Ong, «sia con fermi amministrativi sia con multe fino a 10.000 euro, fino ad arrivare alla possibilità di confisca, questa volta, e sempre in modo discriminatorio, contro gli aerei delle Ong impegnati in missioni di monitoraggio che hanno contribuito in modo cruciale al soccorso di imbarcazioni in difficoltà e hanno documentato gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani».La legge, infatti, prevede interventi anche sugli aerei di ricerca che spesso accompagnano i taxi del mare. Le Ong sembrano aver compreso alla lettera che, questa volta, sarà difficile bypassare le regole: «Tali violazioni», sostengono, «comprendono omissioni nel soccorso, ritardi ingiustificati negli interventi e la facilitazione dei respingimenti forzati a seguito di intercettazioni violente». Gli stop per le violazioni devono aver messo una certa ansia agli attivisti dell’accoglienza: «Nonostante la durata del primo fermo amministrativo della nave possa ora essere modulata tra 10 e 20 giorni in base alla gravità della violazione», spiegano, «viene comunque prescritta l’interdizione alla navigazione in attesa dell’adozione dell’ordinanza prefettizia. Questo, di fatto, aggiunge ulteriori giorni di inattività per la nave, senza possibilità di impugnazione». Inoltre, «una reiterazione della violazione avvenuta fino ai cinque anni precedenti fa scattare l’inasprimento delle misure sanzionatorie, non solo se la reiterazione avviene da parte dello stesso comandante, ma anche da parte dello stesso proprietario della nave o dello stesso armatore».E di precedenti ce ne sono. «Estendere la reiterazione al proprietario della nave o all’armatore», affermano, «rende più severo l’effetto delle sanzioni, perché sulle navi un comandante tende a cambiare più spesso rispetto all’armatore o al proprietario. A questo si aggiunge che il decreto riduce i termini per presentare ricorso ai fermi imposti stabiliti dal decreto Piantedosi». Poi, però, tentano di distorcere la narrazione: «Questa normativa mira a indebolire il dovere giuridico di segnalare la presenza di imbarcazioni in difficoltà e si teme, inoltre, che si stia tentando di trasformare questi stessi aerei in strumenti al servizio del sistema di intercettazione marittima della Guardia costiera libica». Sea Watch ha interpretato la riforma come «un atto di guerra»: «Anche oggi il governo Meloni sceglie tra i suoi nemici chi salva vite in mare. Abbiamo dimostrato di saper denunciare crimini e omissioni di soccorso. Per questo colpiscono ancora più duro». Marie Michel di Sos humanity parla di «escalation nell’ostruzione sistematica della ricerca e del salvataggio non governativo in mare». E ricorda che «le navi di soccorso sono già state fermate 26 volte». Ovviamente, dal suo punto di vista, quei fermi sarebbero «illegali». Di fatto, però, conferma che, dall’approvazione del decreto Piantedosi, le norme sarebbero state aggirate almeno 26 volte. Non poteva mancare uno dei grandi sostenitori delle Ong, il presidente della Fondazione Migrantes e presidente della commissione della Cei che si occupa di immigrazione, monsignor Gian Carlo Perego: «Vergognoso l’aver inserito nel decreto Flussi nuove norme per scoraggiare il salvataggio in mare da parte delle navi Ong». Deve essere stato un duro colpo anche per la Cei che, negli ultimi anni, ha sostenuto anche finanziariamente i taxi del mare, compresi quelli che erano finiti a processo favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Eugenia Roccella (Getty Images)
Carlotta Vagnoli (Getty Images)