2025-04-02
«Più autonomia per difenderci da Bruxelles»
Riccardo Molinari (Imagoeconomica)
Il capogruppo alla Camera del Carroccio presenterà, con Alberto Bagnai, una mozione al congresso leghista: «Rilanciamo il federalismo fiscale. L’Ue non funziona eppure c’è chi vuole darle più competenze. Sulla telefonata Salvini-Vance polemiche incomprensibili».Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati, segretario regionale in Piemonte, lei ha presentato, insieme al collega Alberto Bagnai, una mozione congressuale. Quali sono i contenuti?«È una mozione che è stata depositata per prima, sottoscritta da circa 300 firme. Ha avuto un grande supporto per il quale ringrazio tutti i delegati che hanno voluto sostenerla. Il senso di questa mozione è quello di mettere insieme il percorso storico della Lega con quelle che sono le nuove battaglie e i nuovi obiettivi che ci impone lo scenario europeo e globale. Per qual che riguarda la funzione storica del partito, la mozione prevede che in questa legislatura si debba concludere l’iter dell’autonomia differenziata. Oltre a questo c’è poi da attuare il federalismo fiscale, previsto oltretutto dal Pnrr e quindi con una scadenza che ci impone di farlo, altro obiettivo di questa legislatura. Fatto questo, è chiaro che l’obiettivo della Lega è sempre stato quello di trasformare l’Italia in uno Stato federale. Nella mozione ci diamo questo obiettivo con un passaggio intermedio che si può concretizzare senza dover modificare la Costituzione che è quello di aumentare la collaborazione tra le Regioni a livello di macroaree, dotandosi anche di organismi decisionali per creare delle macroregioni. Una storica battaglia di Miglio, di Maroni, che è nel Dna della Lega».Come si cala questa prospettiva a livello europeo?«Questo impianto concettuale ci porta ovviamente a non poter accettare ulteriori devoluzioni di sovranità a questa Unione europea».Eppure questa Europa sembra caratterizzata da un paradosso gigantesco: un centralismo normativo burocratico esasperato al quale però si contrappongono visioni totalmente diverse dei singoli Stati…«Partiamo proprio dall’assunto che lei giustamente richiamava, ovvero che questa Unione europea non funziona perché dovrebbe avere pochi compiti, e quelli che dovrebbe avere li svolge male. Non siamo in grado di evitare che in Europa esistano paradisi fiscali dove le multinazionali non pagano tasse o ne pagano pochissime. Sulle politiche ambientali abbiamo visto i danni che sono stati provocati all’industria europea. Eppure, c’è chi vorrebbe dare ulteriori competenze a questo mostro centralista e burocratizzato che non ha processi decisionali democratici. Devolvere la Difesa sarebbe, per esempio, assurdo».Come si supera questo enorme problema?«Si sta riflettendo molto in tutta Europa. Una prospettiva che sta venendo fuori è quella di superare l’attuale Unione europea tornando a un sistema di trattati tra i vari Paesi a geometria variabile a seconda delle esigenze, senza avere questo superstato burocratico che impone le decisioni degli stati più importanti».Tra l’altro, l’Europa continua a impoverirsi...«Le politiche europee danneggiano i cittadini. L’esempio più lampante è sull’economia: con l’introduzione dell’euro e le politiche di austerità, abbiamo visto regredire il potere di acquisto degli europei. Abbiamo visto il concetto di competitività esasperato abbassando i salari, soprattutto in Italia e un po’ meno in Germania, per la quale c’è sempre stato un occhio di riguardo da parte di Bruxelles, cosa che oggi porta gli Usa a reagire con i dazi contro di noi. L’Europa era nata con un obiettivo esattamente opposto».Cosa pensa della questione dei dazi?«Trump ha dimostrato di essere uno che contratta. Dobbiamo capire rispetto all’Europa cosa farà concretamente rispetto a quanto annunciato. Quello che diciamo noi della Lega è che la soluzione Von der Leyen - rispondere a dazio con dazio - porterà altri problemi. Noi come Italia dobbiamo cercare di trattare bilateralmente con gli Stati Uniti cercando di proteggere la nostra economia e se proprio vogliamo mettere dei dazi dovremmo metterli sull’India, sulla Cina, che hanno fatto dumping salariale e dove tante aziende sono andate a delocalizzare per tagliare i costi. In questo modo riporteremmo le produzioni in Europa».Ma perché se Salvini, vicepremier italiano, parla con Vance, vicepresidente Usa, si scatena una polemica? Con chi dovrebbe parlare?«Infatti quella polemica non l’ho capita. Salvini è vicepresidente del Consiglio, è ministro dei Trasporti, ha tutti i titoli per parlare e per trattare con ministri e capi di Stato»Andiamo sul riarmo: ci sono pulsioni per far indebitare i singoli Stati per produrre armi, armi e armi, quando abbiamo problemi sociali urgenti. Tutti i vincoli coi quali ci hanno esasperato sembrano non contare più. La posizione della Lega? «Abbiamo detto chiaramente che siamo contrari al piano Von der Leyen proprio per questo. È il primo anno dopo la reintroduzione del Patto di stabilità, che era stato sospeso per il Covid. In Italia abbiamo dovuto fare una legge di bilancio tirando la cinghia sia per i 37 miliardi del Superbonus sia per le nuove regole europee. Avremmo potuto fare molto di più sulle pensioni, aumentare gli stipendi del personale sanitario, tagliare ancora di più le tasse sul lavoro. Non abbiamo potuto proprio per i vincoli europei. Oggi l’Europa grida all’emergenza militare che non si capisce dove sia, visto che sono tre anni che sosteniamo l’Ucraina, gli Stati Uniti non si sono tirati fuori dalla Nato, a differenza di quello che viene raccontato, ma semplicemente, come faceva anche Biden, ci chiedono di arrivare al 2% del Pil di spese militari. Non si comprende dove sia l’esigenza di fare 800 miliardi di debito per correre al riarmo. La risposta sta nella decisione della Germania di modificare la Costituzione che permette loro di indebitarsi per la Difesa, iniziando un percorso di riconversione dell’industria automobilistica in militare. Questo spiega il piano: serve a dare ossigeno all’industria pesante tedesca, messa in ginocchio dal green. Per noi è inaccettabile: indebitarci oggi per cifre così importanti significa avere domani dei vincoli di bilancio per cui non potremo spendere su sanità, pensioni, istruzione. Noi abbiamo il dovere di difendere gli interessi degli italiani in primis. La proposta dell’Italia, del ministro Giorgetti, e che Giorgia Meloni ha portato al Consiglio, è quella di non fare debito, ma utilizzare Invest Eu, quindi usare risorse nazionali ed europee a garanzia di investimenti privati per fare ricerca e innovazione nell’industria militare dei singoli Paesi in modo che ogni Paese possa sviluppare una sua industria della Difesa, coi propri tempi e i propri modi, dando però lavoro al proprio Paese. Questa è la proposta della Lega, fatta propria dal governo e portata al Consiglio europeo».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)