2025-01-30
Bastano due pillole del giorno dopo e l’aborto fai da te in casa è servito
Uno studio del «Nejm» rivela che la pastiglia (acquistabile senza ricetta pure dalle minorenni) può provocare l’interruzione di gravidanza se assunta a dosi più elevate e in associazione a un comune farmaco anti ulcera.Ci voleva uno studio, pubblicato il 23 gennaio sulla piattaforma Nejm Evidence del New England Journal of Medicine, per dichiarare una verità sempre negata: la pillola utilizzata per la contraccezione d’emergenza potrebbe essere utilizzata come farmaco abortivo, se assunto a dosi più elevate. La ricerca spiega infatti che l’ulipristal acetato (Upa), il principio attivo della «pillola del giorno dopo», meglio conosciuta come ellaOne, sostituirebbe senza problemi il mifepristone, uno dei due medicinali impiegati per interrompere le gravidanze. Basta assumerne il doppio, 60 mg anziché i 30 mg contenuti in una compressa del contraccettivo d’emergenza di Hra Pharm, autorizzato nel 2009 tramite procedura centralizzata europea e in commercio in Italia dal 2012. Dal 2020, «grazie» a una determina Aifa, non è soggetto a prescrizione medica nemmeno per le ragazze under 18. Non a caso, il 55% delle 400.000 confezioni vendute in Italia è acquistato da minorenni.L’analisi ha preso in considerazione i casi di 133 donne incinte fino a nove settimane che hanno assunto una dose di 60 milligrammi di ulipristal acetato, seguita 24 ore dopo da misoprostolo. «Per il 97% di loro, la combinazione di farmaci è stata efficace nell’indurre un aborto, un’efficacia pari a quella di mifepristone-misoprostolo. Quattro donne hanno avuto bisogno di una procedura o di un farmaco aggiuntivo per completare l’aborto».Pensare che lo scopo dichiarato dello studio è un’alternativa al farmaco abortivo. «L’attuale regime per l’aborto farmacologico precoce in molti Paesi è mifepristone e misoprostolo, ma il mifepristone è relativamente costoso e limitato in molte regioni. L’ulipristal acetato, con un profilo chimico simile, potrebbe essere un’alternativa. Questo studio proof-of-concept ha valutato l’ulipristal acetato e il misoprostolo per l’aborto farmacologico fino a 63 giorni di gestazione», si legge su Nejm Evidence. L’autrice principale dello studio, Beverly Winikoff, presidente del gruppo di ricerca senza scopo di lucro Gynuity Health Projects, e che ha condotto le indagini assieme all’Università nazionale autonoma del Messico e alla segreteria della Salute di Città del Messico ha dichiarato: «Un problema importante che ostacola l’uso dell’aborto farmacologico è la disponibilità. Aumentare il numero di metodi e l’arsenale di opzioni potrebbe avere implicazioni audaci e trasformative per i potenziali utenti ovunque». Già, ma non si tiene conto della pericolosità di una pillola di facile accesso pure per le minorenni, che senza problemi possono acquistare due blister anziché uno, recandosi in due farmacie diverse e quindi raddoppiando il dosaggio. Quanti aborti fuori dall’iter sanitario sono stati e saranno possibili con un simile impiego dell’Upa? L’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) attraverso il metodo farmacologico entro il 90° giorno di gestazione, regolamentata dalla 194, può essere richiesto solo in ambito ospedaliero o nelle strutture convenzionate come i consultori. Il procedimento, dopo un colloquio, la visita ginecologica, l’ecografia, la sottoscrizione del consenso informato, prevede l’assunzione del medicinale abortivo Mifegyne, a base di mifepristone (RU486) dotato di attività antiprogestinica, e dopo 48 ore di un farmaco analogo delle prostaglandine (come il misoprostolo), in grado di indurre le contrazioni uterine per favorire l’espulsione dell’embrione. Poi c’è la verifica del completamento dell’Ivg. Per le minorenni è necessaria l’autorizzazione di entrambi i genitori.Con 60 mg di ulipristal acetato l’embrione muore, invece, fuori da ogni iter e identificazione sanitaria, perché è molecola gemella del mifepristone. Per espellerlo serve il misoprostolo, che provoca contrazioni e sanguinamento ma il farmaco in commercio, Cytotec, è facilmente prescrivibile per la prevenzione e terapia di ulcere gastroduodenali. Al di fuori dell’ambito di applicazione della legge 194, l’interruzione di gravidanza può diventare dunque un fai da te estremamente pericoloso per la salute della donna e per il numero di creature concepite che vengono soppresse. «È un fatto noto da sempre e da sempre taciuto, ma finalmente è stato provato», commenta Bruno Mozzanega, presidente della Sipre, la Società italiana procreazione responsabile e già responsabile del Centro per lo studio del climaterio e della post menopausa della Clinica ginecologica e ostetrica di Padova. Spiega: «L’azienda produttrice di ellaOne, benché sollecitata da Ema a documentare che la pillola dei cinque giorni dopo non potesse essere usata per l’aborto, se ne è sempre ben guardata dal fornire questa informazione. Ciononostante, l’Agenzia europea del farmaco ha liberalizzato l’Ulipristal acetato come anti ovulatorio e Aifa, da parte sua, l’ha acriticamente recepito, malgrado la direttiva europea 2001/83 nel suo art.4 comma 4, dica chiaramente che le procedure previste di approvazione comunitarie dei farmaci “non ostano all’applicazione delle legislazioni nazionali che vietano o limitano la vendita, la fornitura o l’uso di medicinali a fini contraccettivi o abortivi”. Non dimentichiamo che le nostre leggi non ammettono contraccettivi ad azione post concezionale».L’esperto ha intenzione di inviare una lettera aperta al ministro della Salute, Orazio Schillaci. «Credo che la distribuzione del farmaco andrebbe cautelativamente sospesa sul territorio nazionale e che andrebbe finalmente rettificata l’informazione sulla reale natura del farmaco, in ossequio al diritto delle donne di conoscere per poter esprimere un consenso informato», afferma Mozzanega.
Roberto Burioni ospite a «Che tempo che fa» (Ansa)
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