2022-10-06
La sinistra si ritrova soltanto in una battaglia. Quella contro la vita
Dopo la lite fra Boldrini e giovani femministe sulla pillola, l’Aifa discute sulla gratuità del farmaco e «Repubblica» tira subito la volata. Mai che si lotti per allergie o tumori. Sembra che da qualche tempo l’Italia sia dominata da una inaudita pulsione di morte. Pensateci: una larga parte delle cosiddette «battaglie per i diritti» attualmente in corso ha in qualche modo a che fare con lo spegnimento della vita. Si scatenano battaglie politiche e giuridiche per l’eutanasia e il suicidio assistito; si riempiono le piazze per rivendicare il diritto all’aborto (e che si tratti di un diritto è molto discutibile, almeno stando ai testi del femminismo classico); si protesta per la non sufficiente distribuzione della pillola Ru486 in consultori e ambulatori. Comunque si giudichino tali istanze, è semplicemente un fatto che esse ruotino tutte intorno al medesimo centro.All’oscuro mosaico s’è aggiunto ieri un altro tassello, pomposamente annunciato da Repubblica in prima pagina. Questo il titolo del quotidiano progressista: «La sfida dell’Aifa per le donne: “Gratis le pillole anticoncezionali”». La notizia è che ieri l’agenzia italiana del farmaco ha iniziato la discussione sulla possibilità di distribuire gratuitamente i contraccettivi orali (o, meglio, di rimborsarli) a chi abbia meno di 25 anni. A quanto ci risulta da fonti dell’agenzia, il confronto sarà ancora lungo, e non è detto che alla fine si decida per la gratuità. Ma l’esito del processo, in fondo, è quasi meno interessante del processo in sé. Il fatto è che quello allestito da Repubblica è un suggestivo gioco politico. Il giornale ci ha tenuto a specificare che la questione pillola è stata inserita all’ordine del giorno da Nicola Magrini, direttore dell’Aifa in scadenza d’incarico. Quest’ultimo durante il Covid non ha dato grande prova di sé, e la sensazione è che - temendo di non essere riconfermato - abbia tentato di mandare un segnale al suo universo politico di riferimento, facendo mostra di occuparsi di una questione cara alla sinistra. Perché proprio gli anticoncezionali? Beh, perché sono stati al centro di una delle baruffe più seguite degli ultimi tempi, ovvero lo scontro in piazza fra Laura Boldrini e un gruppetto di giovani attiviste presenti alla manifestazione romana pro aborto di «Non una di meno». Il video dell’acceso scambio di battute è circolato molto online, e aveva come protagonista principale una ragazza ripresa mentre rinfacciava alla Boldrini il costo delle pillole che graverebbe sulle donne delle periferie. Singolare coincidenza: pochi giorni dopo la lite pop, ecco che il direttore dell’Aifa insiste per dare un segnale sull’oggetto del contendere, e il primo giornale della sinistra ci si butta a pesce. Tutto più che legittimo, ovviamente. Diciamo di più: a prescindere da ciò che deciderà l’Aifa, un farmaco gratuito in più è comunque meglio di uno in meno, anche perché la pillola è utilizzata dalla popolazione femminile per i più svariati motivi, compresi alcuni che non hanno a che fare direttamente con le gravidanze. Il nostro punto è un altro. Chiediamo ancora: ma è possibile che, per un verso o per l’altro, la «liberazione» femminile abbia sempre a che fare con la cancellazione della vita nascente (o comunque della vita in potenza)? Non è un paradosso che, nella società attuale, il femminile vada perdendo - almeno a livello simbolico - la dimensione generativa che da sempre lo contraddistingue? Ancora una volta, evitiamo valutazioni un tanto al chilo. Ci limitiamo a notare come le lotte femminili più pubblicizzate degli ultimi tempi siano state proprio quelle per l’aborto, la Ru486 e adesso la pillola anticoncezionale. C’è addirittura chi si oppone con ferocia all’idea che si possano aiutare le madri povere o fragili a partorire offrendo loro sostegno economico e morale (lo ha fatto il Pd in Piemonte, tanto per dire). Giusto ieri, Nino Cartabellotta della Fondazione Gimbe, sempre brillante, ha ben riassunto in un tweet gli slogan più recenti: «Il diritto delle donne è l’aborto», ha scritto. «Il diritto a non abortire non esiste». Non ci risulta che su altri temi ci sia stato un analogo dispiegamento di forze fisiche e psichiche. Stando ai dati forniti da Repubblica, la pillola anticoncezionale viene assunta ogni giorno da circa 2,5 milioni di italiane. Il costo mensile varia da 4,6 a un massimo di 20 euro al mese. Bisogna inoltre sapere che in alcune regioni (Toscana, Emilia Romagna, Puglia, Lombardia), il farmaco è già gratuito per le persone a basso reddito e le minori di 25 anni. Insomma, non vogliamo certo dare l’idea di essere poco sensibili, ma non si può dire che siamo davanti all’emergenza del secolo. Ci chiediamo piuttosto perché non si scenda in piazza per chiedere che altri farmaci siano resi gratuiti. O per pretendere che il sistema sanitario nazionale offra esami più rapidi e meno costosi. Avete mai visto qualcuno aggredire un parlamentare rinfacciandogli il costo dei medicinali anti allergia, tanto per fare un esempio che riguarda parecchia gente? Avete mai visto talk show e quotidiani pompare per giorni una lite sul piano oncologico nazionale o sulle difficoltà di prenotazione di una ecografia? Certo che no. Siamo una nazione in cui l’inverno demografico anno dopo anno si fa più gelido, fra pochi anni saremo avviati verso la triste strada dell’estinzione e nel medio periodo non avremo più nuovi lavoratori in grado di reggere il sistema del welfare. Ma sembra che desideriamo ancora meno vita, ancora meno linfa. Il torrente è ridotto a rigagnolo e si pretendono ulteriori dighe, bramiamo il deserto e lo chiamiamo diritto. Che fine grottesca.