2021-04-04
Piano vaccini flop, ma i critici graziano Conte
Francesco Paolo Figliuolo (Ansa)
Il corrispondente del «Financial Times» e il «Fatto Quotidiano» lamentano i ritardi con gli over 80, dimenticando che a ideare la tabella di marcia sono stati l'ex premier, Roberto Speranza e Domenico Arcuri. Francesco Paolo Figliuolo: «Quell'agenda era vaga, dava spazio all'inventiva».È primavera. E gli orfani di Giuseppe Conte si sono risvegliati belli carichi accorgendosi che il piano vaccinale non ingrana, che le Regioni procedono in ordine sparso, che gli over 80 con dentro la nonna di Fedez son rimasti indietro, che i fragili aspettano e che la macchina si ingolfa di continuo. L'elefante è nella stanza e quindi lo vedono tutti. Però nel criticare con fervore, gli orfani di Conte omettono sempre di ricordare la pesante eredità lasciata dal precedente governo e del precedente commissario, Domenico Arcuri. Prendiamo il Fatto Quotidiano, dove è in corso un kafkiano processo di rimozione su come e perché, secondo le stime dell'istituto Ispi, riportati ieri dallo stesso quotidiano in un lungo articolo a pagina 3, se la precedenza nelle vaccinazioni fosse stata data fin dall'inizio ai più anziani, rallentando l'immunizzazione del personale sanitario, avremmo potuto evitare circa 8.900 decessi, cioè 6.400 in più. Colpa del commissario nominato dal nuovo governo il primo marzo o di chi c'era prima e ha impostato la campagna nei mesi precedenti? Ed ecco la rimozione. Nemmeno un accenno all'imbarazzante anello di congiunzione tra passato e presente, il ministro della Salute, Roberto Speranza. Niente. Ma il Fatto fa il Fatto, non c'è da sorprendersi. I risvegli di primavera si notano però anche nel giornalismo anglosassone. Il corrispondente a Roma del Financial Times, Miles Johnson, ieri ha scritto su Twitter quello che nel gergo social si chiama thread per spiegare con i numeri lo stato della campagna vaccinale nel nostro Paese: «L'Italia ha deciso di dare via una quantità enorme dei suoi vaccini destinati alle parti meno vulnerabili della popolazione. L'88% delle persone di età compresa tra 70 e 79 anni sta ancora aspettando la prima dose, così come il 43% degli ultraottantenni. Oltre l'80% dei decessi per Covid in Italia si è verificato negli ultrasettantenni». Secondo il giornalista dell'Ft, questo non è semplicemente un problema di approvvigionamento. «Finora sono stati somministrati 10,7 milioni di dosi. Di queste, 4,6 milioni, il 43%, sono andati a persone di età inferiore ai 50 anni che rappresentano circa l'1% di tutti i decessi da Covid in Italia. Ci sono 6 milioni di persone tra i 70 e 79 anni e 4,6 milioni di over 80. Quindi l'offerta di vaccini sarebbe bastata per coprire un numero molto maggiore di anziani se le somministrazioni fossero state fatte in modo diverso. Gran parte di questo può essere dovuto solo a scelte amministrative». Johnson - che lavora per un quotidiano del Regno Unito dove ieri è calato ai minimi da sette mesi il numero dei decessi - nota quello che La Verità scrive da settimane, quindi con noi sfonda una porta aperta. Ma non spiega nel suo thread come si è arrivati a questo punto. Né ricorda che i ritardi di oggi sono figli degli errori di ieri. E dimentica anche che siamo in Italia, dove le pressioni delle categorie vanno sempre a segno. Soprattutto a livello locale, basta vedere quello che è successo in Campania e in Toscana. In un'intervista al Corriere della Sera, il commissario Paolo Figliuolo ieri ha sottolineato che «il primo piano vaccinale, dove si parlava di categorie essenziali poco declinate, al di là di forze armate e forze dell'ordine, insegnanti e sanitari, lasciava molto spazio a ciò che diventa... l'italica inventiva». Figliuolo non giustifica l'atteggiamento delle Regioni ma lo capisce: «Io per primo ho ricevuto molte sollecitazioni, al limite della pressione, da ordini professionali che mi dicevano “noi siamo essenziali". Aspirazioni legittime, perché non era declinato il piano». Dopo le raccomandazioni del 10 marzo, però c'è una tabella di priorità da rispettare e «dopo queste precisazioni non ci sono più margini: se abusi ci sono, sono voluti». Il problema è che siamo dovuti arrivare al 10 marzo, che sono sempre solo raccomandazioni e che a capo del ministero della Salute c'è sempre Speranza.Figliuolo si occupa della gestione logistica ma per sanzionare chi, non solo con le parole ma anche con i fatti, non rispetta regole facendo così sballare lo schema nazionale, serve una copertura politica e un intervento fermo di Mario Draghi. Correggere gli errori commessi dal trio Conte-Arcuri-Speranza, dovendo oltretutto mantenere la promessa di immunizzare il Paese entro settembre a un ritmo di 500.000 vaccinazioni al giorno, non è semplice. Il caos sui target vaccinali ha provocato un disastro, non solo per i «furbetti saltafila». Il flop del reclutamento di 15.000 tra medici e infermieri - promesso e mai mantenuto da Arcuri - ha impedito per mesi alle Regioni di muoversi autonomamente (a parte la Lombardia che già a febbraio ha messo a budget oltre 66 milioni di euro per i rinforzi) e costringendole a spostare personale da altri servizi sanitari. Sono state drenate risorse che avrebbero permesso all'Italia di finire entro il 31 marzo la cosiddetta fase 1 (ossia Rsa, operatori sanitari e over 80). Con l'inserimento di nuove categorie tra le «priorità», si è poi ingolfata la macchina dei richiami dei tre diversi vaccini con un'onda lunga che complicherà anche i prossimi mesi. Ma gli orfani di Conte hanno già rimosso.