2024-04-19
Pronti via: il piano Letta va già nel cassetto
Il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel (Ansa)
Ieri, durante il Consiglio europeo, i Paesi del Nord hanno subito stroncato le proposte dell’ex segretario del Pd per un debito comune. Di questo passo rischiano di diventare realtà soltanto pochi punti, come l’Unione bancaria, che finiranno con il danneggiare l’Italia.Dopo il piano Draghi per una nuova Europa, ieri è stata la volta dell’ufficializzazione del piano Letta per runa nuova Europa. L’ex premier e segretario del Pd ha messo sul tavolo del Consiglio Ue le sue 147 pagine di report mirate a dare un brivido lungo la schiena al mercato unico e ha ottenuto sempre nella riunione dei governi europei di ieri il medesimo consenso unanime ottenuto da Mario Draghi. In effetti pareri positivi sono arrivati da sinistra e destra. Anche Giorgia Meloni ha elogiato diversi passaggi della relazione di Enrico Letta. L’esercizio di sintesi per conto dei vari attori politici è arrivato dalle parole di Ursula von der Leyen durante la conferenza stampa a chiusura del Consiglio: «La relazione di Letta sul futuro del Mercato unico e quella di Draghi sulla competitività europea ispireranno le linee guida per il prossimo mandato». Ecco, il punto sembra essere proprio questo. Le nostre nonne, con la tipica saggezza di un tempo, dicevano che se una cosa piace a tutti e mette d’accordo tutti non infastidisce nessuno. E quindi difficilmente cambierà qualcosa. Visto che le nonne non sbagliano mai, il report lettiano in bella vista sul tavolo del Consiglio domani sembra già destinato a scivolare nel cassetto.Non a caso, al di là delle dichiarazioni a favore di microfoni, il Consiglio si è riunito per ore, ma la discussione non ha quagliato nulla. Il presidente del Consiglio, Charles Michel , aveva anticipato che l’unica cosa che avrebbe dovuto essere evitata era «evitare il dibattito» sulla lista di proposte a firma Letta. Esattamente quanto è accaduto. «Non si sta discutendo del rapporto bensì delle indicazioni di lavoro di Commissione e Consiglio», ha fatto trapelare Michel. «Il centro della disputa riguarda il modo di rilanciare l’unione del mercato dei capitali: la presidenza del Consiglio ha indicato la necessità di lavorare in direzione dell’armonizzazione di aspetti rilevanti dei regimi di insolvenza delle imprese e delle norme sulla fiscalità delle imprese», ha proseguito. Specificando di dover lavorare nella prospettiva di una «supervisione centralizzata dei mercati finanziari» anche se il termine usato è «miglioramento» della vigilanza. Risultato? Un gruppo di leader non ha accettato l’impostazione presentata nel report. I diplomatici ne hanno presentato una seconda versione emendata. Governi del Nord, come quelli svedese, finlandese ed estone hanno sbarrato il passo all’idea dell’armonizzazione fiscale. Lussemburgo, Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Irlanda, Croazia, Paesi Baltici, Malta, Romania e Slovenia hanno fatto sapere di volere garanzie che non si proceda verso una centralizzazione della vigilanza. E quindi un mercato unico dei capitali e del debito. Austria e Germania sono state ancor più chiare: niente debito comune. E quindi la domanda sorge spontanea: chi finanzia le idee di Letta? Stesso discorso per quelle di Draghi. Quasi sicuramente nessuno. Ci riferiamo nel dettaglio al paragrafo in cui Letta descrive i fondi Efsi, le garanzie green dell’Ecg che dovrebbero entro il 2027 alzare leve finanziarie comuni fino a 350 miliardi. Di fronte alla palese smentita del Consiglio, da qui ai prossimi messi, sarà fondamentale monitorare qualunque scricchiolio relativo al terzo pilastro indicato da Letta. «Per elaborare il rapporto sono partito dai tre settori mancanti quando Delors ha creato il mercato unico», ha spiegato l’ex premier dem, riferendosi all’energia, le telecomunicazioni e, tema bollente, i mercati finanziari. «Questi settori erano stati marginalizzati ma oggi sono i comparti in cui manca competitività. Conosciamo la frammentazione del settore delle telecomunicazioni, dove ci sono oltre 100 operatori», ha proseguito. «La rivoluzione delle telecomunicazioni ormai non è più guidata dall’Europa, oggi dobbiamo rilanciare il settore, mentre è chiara la necessità di avere un’unione dell’energia. Ho incluso nel rapporto molte idee e mi sono concentrato sull’importanza delle interconnessioni e delle infrastrutture. Qui c’è lo stesso problema dei treni ad alta velocità: li abbiamo ma non sono connessi. Lo stesso accade con l’energia, dove mancano connessioni tra i vari mercati nazionali», ha proseguito. Infine, «sui mercati finanziari sappiamo che tutto è negli Usa. L’Unione dei mercati dei capitali è un nome brutto ma l’idea deve essere perseguita come un’Unione dei risparmi e degli investimenti. Servono sia fondi privati che pubblici e per questo ho proposto il nome di Savings and investments union», ha concluso con il giusto tocco di internazionalità che occulta intelligentemente il concetto di risparmi. Cioè dei soldi dei privati cittadini. Va infatti ricordato e l’aveva denunciato in tempi non sospetti il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, che in silenzio il Parlamento e la Commissione stanno manovrando per facilitare l’applicazione dell’unione bancaria. L’obiettivo è azzerare gli attuali limiti alle fusioni sovranazionali. Con la scusa di mettere le banche europee in condizione di respingere eventuali aggressioni da parte dei grandi colossi americani. A soffrire potrebbero essere ad esempio gli istituti italiani, oggetto di operazioni ostili da parte dei due o tre principali gruppi europei. A rischio, soprattutto se dovesse passare l’iniziativa di superare la norma nazionale sul golden power. Con il rischio aggiuntivo di un cambio (da parte della Bce) di parametri più stringenti per esercitare l’attività di gruppo bancario. A costo di essere ripetitivi, vale la pena ribadire il pericolo. Se i governi non vogliono condividere il debito con altri governi, il piano Letta si incaglierà prima di partire. Si salveranno solo alcuni paragrafi, giusto quelli sull’unione bancaria che permetterà di concentrare il risparmio dei cittadini in poli sempre più grandi per convogliarlo nei grandi progetti Ue decisi da chi non è mai stato eletto. Esattamente il concetto di Savings and investments union.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.