2018-11-28
Il fallimento dei droni di Piaggio Aero è colpa del Pd (Renzi e Pinotti)
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L'ex ministro della Difesa e i dem attaccano i gialloblu sul fallimento dell'azienda produttrice di velivoli a pilotaggio remoto, eppure il golden power imponeva al governo precedente l'onere e l'onore di «sorvegliare l'equilibrio economico-finanziario». Non è stato fatto. Del resto dal 2014 non viene pubblicato un bilancio e nel 2017 persino la Guardia di finanza escluse la società dal bando di manutenzione per violazione degli obblighi di legge. Il P.180 evo è ormai fuori mercato, anche perché costa più di un jet di una categoria superiore. Consuma di meno, va veloce, ma a livello di manutenzione il costo di 8 milioni di euro è eccessivo, rispetto ai 4,5 per esempio, del brasiliano Phenom 100.Lo speciale contiene due articoliQuasi 620 milioni di euro di debiti, con un attivo di 494 milioni. Sono le cifre che compaiono nella richiesta di ammissione all'amministrazione straordinaria da parte di Piaggio Aerospace, l'azienda di Villanova d'Albenga specializzata nella costruzione di droni, arriva al capolinea la scorsa settimana. E' la prima volta dopo quattro anni, a distanza dell'ultima pubblicazione del bilancio nel 2014, che si viene a conoscenza del reale stato economico di questa azienda, su cui i governi di centrosinistra avevano investito molto in questi anni, soprattutto l'ex premier Matteo Renzi e il ministro della Difesa Roberta Pinotti, annunciando in pompa magna del 2014 l'apertura di un nuovo stabilimento. Peccato che le cose siano andate diversamente. E che soprattutto, dopo l'entrata del fondo emiratino Mubadala nel 2015, la situazione fallimentare di Piaggio sia stata per anni sotto gli occhi di tutti senza che nessuno abbia mosso un dito. Anche per questo motivo, tra i sindacalisti e chi ha seguito la vicenda in questi anni, sono suonate un po' strane le critiche mosse proprio dalla Pinotti all'attuale governo. «Quello che noi abbiamo fatto, loro lo hanno disfatto», ha detto l'ex numero uno della Difesa attaccando il governo gialloblu. «Il silenzio della maggioranza e del governo sul futuro di Piaggio era ed è irresponsabile. Ma è stato solo la naturale anticamera di questo disastro» ha aggiunto il vicepresidente della Commissione giustizia della Camera, Franco Vazio. Leggendo queste dichiarazioni del Pd, viene da domandarsi chi abbia governato su Piaggio in questi anni. Perché è pur vero che è stato lasciato in eredità dal precedente esecutivo questa estate il decreto firmato Pinotti-Vecciarelli sullo stanziamento di 766 milioni di euro per i droni militari P2.hh, che il ministro per lo Sviluppo Economico Luigi Di Maio ha fermato, ma è assolutamente fuorviante sostenere che i governi Renzi-Gentiloni abbiano fatto di tutto per salvare la Piaggio. Del resto basta mettere in fila i nomi di chi ha gestito il dossier negli ultimi anni, per capire che i dem hanno più di una responsabilità sul disimpegno di Mubadala come del rischio licenziamento per 1.200 lavoratori. Oltre a Renzi che celebrò in pompa magna nel 2014 lo stabilimento di Villanova D'Albenga, a seguire da vicino il dossier tra i 2014 e il 2016, fu l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti, figura di punta del Giglio magico fiorentino. E proprio i renziani hanno ottenuto i maggiori benefici dalla gestione di Piaggio, perché mentre l'azienda falliva, senza una politica industriale all'altezza, c'era per esempio chi come il gruppo Orsero versava alla Leopolda di Firenze ben 70.000 euro. Gli Orsero sono famiglia impegnata nell'alimentare famosa nel mondo e proprio Piaggio rilevò da loro un capannone in Liguria dove è stata esternalizzata parte della produzione. Ma non finisce qui. Perché ancora adesso non sono chiari i motivi per cui la stessa Pinotti, insieme con l'ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica Enzo Vecciarelli, ora capo di stato maggiore della Difesa, non siano mai intervenuti sulle scelte dell'azionista di maggioranza Mubadala. Lo avrebbero potuto fare, grazie al golden power, che permette al governo italiano di sorvegliare sulle aziende strategiche. A questo proposito il governo non aveva solo il diritto ma il dovere di «sorvegliare l'equilibrio economico-finanziario» dell'azienda. Persino la Corte dei Conti sollevò obiezioni alla cessione della maggioranza a Mubadala. E il ministero della Difesa rispose che, nonostante ci fossero gli estremi per opporsi, riteneva che Mubadala avrebbe garantito i livelli occupazionali di Piaggio. La risposta alla Corte dei conti venne inviata con una lettera di accompagnamento di Carlo Magrassi, allora consigliere militare di Renzi e oggi consigliere industriale del ministro Elisabetta Trenta. Nessuno si è accorto che Piaggio accumulava 618 milioni di debiti? Per di più nel settembre dello scorso anno a certificare il fallimento dell'azienda un documento della Guardia di finanza che certificò la crisi economica spiegando come l'allora governance aveva violato gli obblighi di legge nella presentazione dei documenti per la gara d'appalto per la manutenzione dei P.180 Avanti come i corsi di addestramento per i piloti. Si trattò di un perdita di una commessa da 3,5 milioni di euro, rilevante perché riguardava un nostro corpo di polizia. All'epoca il governo non disse una parola. E a palazzo Chigi c'era il Pd, non i gialloblu Lega e 5 Stelle.Alessandro Da Rold<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/piaggio-aero-il-pd-attacca-i-gialloblu-ma-il-fallimento-e-colpa-di-renzi-e-pinotti-2621770933.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="azienda-ferma-agli-anni-ottanta-tutti-i-motivi-del-fallimento-dei-droni" data-post-id="2621770933" data-published-at="1758065833" data-use-pagination="False"> Azienda ferma agli anni Ottanta: tutti i motivi del fallimento dei droni Giphy «Dobbiamo capire come evolverà la situazione e poi faremo le valutazioni del caso. Abbiamo visto che è una società entrata in amministrazione straordinaria e sappiamo che svolge funzioni importanti per l'Aeronautica Militare italiana, come ad esempio la manutenzione del Mb-339 che è oggi il sistema di training base, quindi importantissima per il nostro cliente e per noi». Le parole di Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo, colgono un aspetto importante, già sottolineato dalla Verità, sull'importanza strategica di Piaggio Aerospace. Perché come scritto dal nostro giornale, uno delle mansioni più delicate di questa società è appunto la manutenzione dei motori degli Mb-339 di produzione Rolls Royce. Se Leonardo dovesse entrare in Piaggio, aspetto che gli analisti hanno già bocciato come eventualità, potrebbe entrare nella partita Ge Aviation, braccio industriale dell'americana General electric, competitor dell'industriale dell'azienda di motori britannica innescando tensioni e rischiando di lasciare a terra i velivoli della nostra aeronautica. Ma non è solo questo uno degli scogli contro cui potrebbe imbattersi l'azienda di piazza Montegrappa. Certo, l'amministrazione straordinaria potrebbe permettere a Leonardo di acquistare Piaggio a prezzi più bassi rispetto a un debito di più di 600 milioni di euro. Ma la domanda è se davvero la società di Villanova D'Albenga sia ancora competitiva sul mercato. Del resto i droni non sono decollati dal punto di vista del mercato. Senza dimenticare che il prototipo del P1.hh Hammerhead è precipitato durante un collaudo al largo della base militare di Trapani, era il maggio del 2016, a non convincere è stata proprio la politica industriale degli ultimi anni. Il P.180 evo è ormai fuori mercato, anche perché costa più di un jet di una categoria superiore. Consuma di meno, va veloce, ma a livello di manutenzione il costo di 8 milioni di euro è eccessivo, rispetto ai 4,5, per esempio, del brasiliano Phenom 100. Per di più dal 1980 a oggi di P.180 ne sono stati venduti appena 300, un po' pochi, per un modello che non è mai stato aggiornato, ancora incentrato sulla formula tre superfici che non viene più utilizzata nel mondo. In sostanza si tratta di un aereo complicato da fare, costoso da costruire, ormai vecchio e senza mercato. Senza la vendita dei P.180, senza i soldi per i P2.hh, che sembrano non interessare più a Mubadala che ha portato i libri in tribunale, con il rischio di perdere la manutenzione motori, senza la nascita di nuovi prodotti (il nuovo aereo P.1XX è stato abbandonato dieci anni fa) la sopravvivenza di Piaggio potrebbe non avere più senso. Bisognerebbe ricomprarla dagli Emirati Arabi? Venderla a Leonardo? Ma a questo si aggiungono altre scelte di politica industriale completamente sbagliate, come la vendita della sede di Finale Ligure e poi la dismissione di quella di Genova, per fare il nuovo stabilimento su Albenga, come voluto dal governo di Matteo Renzi. All'epoca nessuno si rese conto che la pista dell'aeroporto Felice Panero sarebbe stata troppo corta per i prototipi. Non a caso, è stata tenuta aperta anche la base di Genova e viene affittata quella militare di Trapani della nostra aeronautica militare. Forse vale la pena rispolverare ancora le parole del generale Leonardo Tricarico su Formiche.« Perché non cominciare a pensare ad una specialità non militare, che già oggi si intuisce diventerà preziosa in ambiti di sicurezza e protezione civile? Una sorta di "droni di Stato", di proprietà della Presidenza del Consiglio e gestiti dall'Aeronautica Militare solo sotto il profilo tecnico-operativo. Questo avrebbe il pregio di sfruttare le competenze dell'Aeronautica e di attestare con trasparenza i costi ai reali beneficiari, nonché di sollevare i militari dal mettersi in casa un altro figlio da sfamare in momenti di cinghia sempre più stretta». Chissà se qualcuno lo ascolterà.Alessandro Da Rold