2018-12-13
Viaggio guidato all'interno del Duomo di Milano con Roberto Giacobbo
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Il documentarista e scrittore, dopo 15 anni trascorsi in Rai, sbarca su Mediaset con Freedom - Oltre il confine, il nuovo programma di divulgazione storica, scientifica e archeologica in onda ogni settimana in prima serata su Retequattro a partire da giovedì 20 dicembre. Si comincia con un primo ciclo di otto puntate, poi in primavera altri 12 appuntamenti.«Parlare così come si vorrebbe ascoltare». Il proprio imperativo Roberto Giacobbo lo ha coniato da sé. «Non so nemmeno se abbia un senso, ma quando penso a come divulgare la materia che tratto cerco di tenere a mente questa piccolo motto. Mi dico che devo ascoltare con rispetto chi sa e comunicare con altrettanto rispetto a chi ascolta», spiega l'ex volto Rai che, alle 21.25 di giovedì 20 dicembre, debutta su Retequattro con Freedom - Oltre il confine. Il programma, contenitore immenso, nel quale Giacobbo ha voluto stipare le proprie passioni, è descritto come un Voyager 3.0. Qualcosa che possa «rappresentare un'evoluzione dei programmi fatti prima». Lo show, che pur tratta i temi canonici, su cui il professore ha lavorato una vita intera, ha un'anima sperimentale, diversa da quella che ne ha pervaso i progetti passati. Freedom utilizza un nuovo modello produttivo, molto tecnologico, un modello nel quale macchine da presa e lenti cinematografiche cooperano per catturare ogni sfumatura del reale, restituendola in 4K.«È la bontà del progetto che mi ha convinto a passare a Mediaset. Non ho lasciato la Rai male, al contrario. La Rai è una famiglia, me ne sono andato perché volevo cambiare vita, lasciare il lavoro da dipendente. E non me ne voglia Checco Zalone, che del posto fisso ha fatto un film. La Tv di Stato mi aveva fatto qualche proposta, avrei potuto lavorare per la Rai come lavoratore autonomo. Ma il progetto di Retequattro mi ha convinto di più. Non è stata una questione economica», precisa Giacobbo che il lancio di Freedom ha voluto avvenisse in un luogo sacro racchiuso nel cuore di Milano, là dove migliaia di turisti curiosi si accalcano ogni giorno.Giacobbo ha spalancato le porte del Duomo, e ne ha raccontato i segreti, alla stampa come in televisione. «Per la prima volta, grazie alla collaborazione con la Veneranda Fabbrica del Duomo, siamo riusciti a introdurre un drone nella Cattedrale». Tanto famosa quanto criptica. Sebbene il Duomo svetti sotto il naso di milioni di persone, con la sua Madonnina d'oro e le guglie gotiche, pochi ne conoscono la storia. Pochissimi, il nome. «Il Duomo è la cattedrale di Santa Maria Maggiore, ma i più lo ignorano», spiega Giacobbo che, solo tra le panche vuote della chiesa, ne ha ripercorso la genesi. I lavori durati secoli, il ruolo di Napoleone che, nel 1805, all'interno del Duomo, si è calato in testa la corona regale e ha pronunciato la frase passata alla storia: «Dio me l'ha data e guai a chi me la tocca». La corona o la statua che Napoleone ha preteso di avere in Duomo.«Allora, è sorto un problema di carattere teologico», racconta Giacobbo, «Il Duomo ospita solo statue di santi. Ma Napoleone non ha voluto sentire ragioni. Così, è stato comandato di cercare un santo il cui potesse ricordare quello del re. Fu individuato un Neopolo, martire caduto durante la Grande Persecuzione di Diocleziano, e il nome fu mutato in Napoleone. Venne fatto santo e una statua, con fattezze troppo simili a quelle dell'autorità francese, venne posta tra le guglie del Duomo», che ancora ne custodiscono il segreto. Loro, che i milanesi possono adottare e manutenere.Le guglie del Duomo, e le canne dell'organo, tra i più grandi del mondo, possono essere adottate così che, con una piccola cifra, siano rese possibili manutenzioni e restauri. «A breve, comincerà il restauro dell'organo, le cui 15800 canne si reggono su una base del Cinquecento», spiega il conduttore Mediaset, autoproclamatosi “panda". «I divulgatori, in televisione, sono sempre meno, siamo una razza in via di estinzione. Da parte mia, cerco di porre domande e trovare risposte, ripassando il momento in cui l'ipotesi diventa tesi, in cui si ha l'emozione della scoperta. Per realizzare Freedom, le otto puntate della prima stagione e le dodici che andranno in onda in primavera, abbiamo lavorato tantissimo». Esplorando il Messico, le Piramidi, le miniere dell'Isola d'Elba. Chiedendosi se il quattordicesimo obelisco di Roma sia davvero sepolto sotto il Senato, se la penicillina sia stata scoperta da Alexander Fleming o da un italiano. «Gli ascolti? Non saprei. La televisione non possiede una formula magica nella quale sia scritto quanto farà un programma. Nella divulgazione, poi, non c'è la velocità del reality, ma la pazienza. Spero che la voglia di una tv che non sia urlata e, insieme, la qualità del contenuto affascinino il pubblico».
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