2020-10-20
Perfino gli esperti più vicini a Conte lo sbugiardano sull’arrivo dei vaccini
Le sparate del premier smascherate anche da Franco Locatelli e Walter Ricciardi: «Prime dosi in primavera». Altro che novembre. Il consulente di Roberto Speranza attacca Immuni: «Chi risulta a rischio cade in una trappola burocratica».Gli esperti sbugiardano il governo giallorosso. Anche le figure più vicine all'esecutivo sembrano essersi stancate di fiancheggiare la propaganda di Palazzo Chigi sulla risposta alla pandemia. E così, uno dopo l'altro iniziano a scoprirsi gli altarini di Giuseppe Conte e soci. Partiamo da uno dei temi più caldi di questo periodo, cioè il vaccino che dovrebbe difenderci dal Covid-19. Un argomento sul quale il governo la scorsa settimana l'ha sparata grossa per ben due volte. La prima venerdì, con Giuseppi che parlando al Festival di Limes ha indicato riferendosi alla sperimentazione «esiti positivi per fine novembre o dicembre», grazie ai quali «saremo in grado di inondare i nostri sistemi di vaccini». La seconda sabato, quando parlando di una possibile scadenza il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è stato ancora più chiaro: «La certezza di un vaccino contro il Covid entro la fine dell'anno? La verità è che questo potrebbe essere l'ultimo miglio: da fine novembre, inizio dicembre arriveranno in Italia le prime dosi del vaccino e poi da gennaio inizieremo le vaccinazioni». Parole che in un momento contrassegnato dalla paura di nuovi lockdown sembrerebbero indicare una luce in fondo al tunnel, a maggior ragione se pronunciate da chi ci governa.Tutte balle. Venerdì ci ha pensato Guido Rasi, direttore esecutivo dell'Agenzia europea del farmaco, a porre un freno agli entusiasmi. «È molto difficile, quasi impossibile, avere il vaccino entro il 2020», ha dichiarato parlando a Sky Tg24 il massimo rappresentante dell'autorità incaricata al rilascio delle autorizzazioni. Molto più probabile per Rasi che il vaccino arrivi al grande pubblico per la primavera del 2021. Servirà poi almeno un anno al fine di saggiare i reali effetti sulla curva pandemica. Della stessa opinione anche Franco Locatelli, membro del Comitato tecnico scientifico e presidente del Consiglio superiore di sanità. Organo che, lo ricordiamo, fa capo direttamente al ministro della Salute Roberto Speranza. «Si sta facendo un grande sforzo internazionale sui vaccini», ha affermato ieri Locatelli in un'intervista radiofonica, «realisticamente credo che potremmo far partire le vaccinazioni per le persone fragili, le forze dell'ordine, gli operatori sanitari nei primi mesi della prossima primavera». Altro che novembre o dicembre, come farebbero credere le promesse da marinaio di Conte e Di Maio. Stando così le cose, prima di vedersi inoculare il vaccino i comuni mortali dovranno attendere come minimo l'estate prossima.Pessimista anche il professor Walter Ricciardi, considerato un mastino di Lungotevere Ripa, se non altro perché a febbraio Speranza l'ha nominato consigliere per le relazioni dell'Italia con gli organismi sanitari internazionali. «Lei segue l'acquisto del nuovo vaccino. Arriverà a dicembre?», chiede il giornalista di Repubblica in un'intervista pubblicata ieri. «Non è più certo, anzi, Ema, l'ente regolatorio europeo, ha detto che sarebbe un miracolo se lo avessimo nel 2020, tenendo conto dei tempi dell'autorizzazione, che anche se accelerata deve garantire qualità e sicurezza», ha ammesso Ricciardi, «arriverà di certo ma adesso non sappiamo quando». D'altronde, in un documento ufficiale riguardante la strategia vaccinale pubblicato il 15 ottobre scorso, la stessa Commissione europea - responsabile per conto degli Stati membri delle trattative per l'acquisto - aveva precisato che «attualmente non si sa quale potenziale vaccino, se mai dovesse esserci, completerà con successo il processo di sviluppo e autorizzazione, in modo tale da soddisfare i criteri di efficacia e sicurezza per essere introdotto nel mercato dell'Unione europea». Contattato dalla Verità, un portavoce di Bruxelles ha smentito Giuseppi e Giggino, chiarendo che «ovviamente l'immissione sul mercato dei vaccini dipende dall'esito della sperimentazione clinica, e da una solida analisi scientifiche a supporto della sicurezza e dell'efficacia del vaccino». Requisiti fondamentali, ha specificato il portavoce, «prima che qualsiasi autorizzazione venga concessa».Ma oltre a smascherare il governo sulle tempistiche del vaccino, Walter Ricciardi se l'è presa anche con Immuni. «A parte che l'hanno scaricata troppo poche persone, la app ha un'utilità limitata dal fatto che consente la segnalazione del contatto, ma non la vera indagine epidemiologica», ha osservato l'ex presidente dell'Istituto superiore di sanità. «Soprattutto non permette di dare prestazioni aggiuntive ai positivi», prosegue Ricciardi, «sarebbe ad esempio stato utile che ai tracciati venissero offerti test e assistenza a casa». Nonostante le ingenti risorse dispiegate e la campagna martellante del governo per invogliare a scaricare l'app, dopo alcuni mesi Immuni serve ancora a poco o nulla. Nessuna garanzia di ricevere il tampone da parte del ministero della Salute per chi, avendola installata, risulta essere entrato in contatto con una persona positiva al coronavirus. Spesso, anzi, chi riceve la notifica rimane intrappolato in un grottesco limbo burocratico in attesa di un tampone che, con tutta probabilità, non arriverà mai. Critico nei confronti del governo anche Enrico Bucci, docente di Biologia alla Temple University di Philadelphia, intervistato domenica sempre da Repubblica. Giudizio particolarmente negativo sulla gestione dei mezzi di trasporto: «Stare venti minuti in cento persone in un vagone della metropolitana moltiplica le probabilità di contagio». Finora, secondo Bucci, le istituzioni «sono state manchevoli, facendosi trovare impreparate alla seconda ondata e hanno scaricato la responsabilità soprattutto sulle spalle delle persone». Parole sante. Speriamo solo che lassù da Palazzo Chigi qualcuno ascolti.