2022-11-11
Per un porto alla Ong Parigi ci fa la ripicca. «Ora dovrete tenervi 3.500 immigrati»
Ocean Viking a Tolone. La Francia viola i patti di redistribuzione e istiga gli altri Paesi dell’Ue. Matteo Piantedosi: «Reazione scomposta».Le voci di uno sbarco in Corsica o a Marsiglia ieri mattina sembravano ormai superate. E quando il sindaco di Tolone, Hubert Falco, ha detto che il porto della sua città era solo «una delle possibilità» e che la Francia stava ancora negoziando con l’Italia, è diventato chiaro che il governo di Emmanuel Macron avrebbe preferito non mollare. Poche ore dopo, però, il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, ha ufficializzato la resa, assegnando alla Ocean Viking e ai suoi 230 passeggeri (quattro fragili nel frattempo sono stati fatti sbarcare in Corsica) proprio il porto di Tolone. L’arrivo del taxi del mare è previsto per questa mattina. E Dermanin ha sputato il rospo, definendo una «scelta incomprensibile» quella italiana. E con una dichiarazione ha dimostrato che per i galletti è stata una decisione indigesta. MINACCE ALL’ITALIALa Francia, ha detto il ministro, deplora «profondamente» il fatto che l’Italia «non si sia comportata come uno Stato europeo responsabile. La gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo è un problema europeo che ci colpisce tutti e richiede una risposta europea». E aggiungendo che l’accoglienza è stata disposta «in via eccezionale», ha messo subito le mani avanti: «I passeggeri non coperti dal diritto di soggiorno e di asilo saranno soggetti a misure di allontanamento senza indugio». Dopo le pillole di buonismo alla francese è passato a ricordare che l’Italia era il «primo beneficiario» del meccanismo di solidarietà europeo per la ricollocazione dei migranti rifugiati in Europa. E giù chiacchiere sulle «ricollocazioni». Che, però, sono rimaste sempre e solo sulla carta. La percezione dei francesi deve essere comunque diversa, visto che ritengono le ricollocazioni una leva per riportare l’Italia all’era del pre Meloni: la Francia, ha affermato il ministro, ha deciso di sospendere l’accoglienza di 3.500 rifugiati al momento in Italia previsti dal Meccanismo volontario di solidarietà (l’accordo sottoscritto da 19 Paesi Ue lo scorso 10 giugno in Lussemburgo e che non è mai partito). Infine, Darmanin è passato alle minacce («ne trarremo le conseguenze») annunciando provvedimenti contro il governo italiano e pronosticando: «L’Italia è quello che perde, ci saranno conseguenze estremamente forti nelle relazioni bilaterali» e nei rapporti italiani con l’Ue. Ultimo annuncio: Parigi rafforzerà i controlli alle frontiere con l’Italia e invita «tutti gli altri partecipanti» al Meccanismo di ricollocamento europeo dei migranti, «in particolare la Germania (da tempo non pervenuta, ndr)», a sospendere gli impegni presi a giugno. Le reazioni scomposte francesi dimostrano che la strategia del governo Meloni ha funzionato. Anche perché l’Ue, dopo il pressing degli ultimi giorni, è tornata al solito silenzio. La risposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi non si è fatta attendere: «La reazione che la Francia sta avendo di fronte alla richiesta di dare accoglienza a 234 migranti, quando l’Italia ne ha accolti 90.000 solo quest’anno, è totalmente incomprensibile di fronte ai continui richiami alla solidarietà dovuta a queste persone. Ma dimostra anche quanto la postura delle altre nazioni di fronte all’immigrazione illegale sia ferma e determinata. Quello che non capiamo è in ragione di cosa l’Italia dovrebbe accettare di buon grado qualcosa che gli altri non sono disposti ad accettare». I conti sono presto fatti: a fronte dei 90.000 sbarcati, 13 Paesi europei si sono impegnati a ricollocare complessivamente circa 8.000 persone, meno di un decimo. Finora ne sono state ricollocate in tutto 117 (lo 0,13% degli approdati), di cui in Francia 38 (lo 0,04 per cento). Ricollocamenti che Piantedosi bolla come «assolutamente insufficienti». Secondo il ministro «si vuole imporre il principio che l’Italia sia l’unico approdo d’Europa possibile per gli immigrati illegali, determinando così un flusso di ingressi in notevole crescita in questi ultimi tre anni anni. La solidarietà europea viene sbandierata ma l’Italia ha affrontato finora questo problema da sola e il nostro sistema di accoglienza è in gravissima difficoltà». Se qualcuno ha mandato in frantumi il Patto europeo, quindi, di certo non è stata l’Italia. «FERMARE LE TRAVERSATE»«I Paesi di primo ingresso», ha aggiunto Piantedosi, «non possono da soli sopportare l’onere di una responsabilità esclusiva nella gestione dei flussi, per questo noi continuiamo a sostenere che la soluzione più seria è lavorare insieme per fermare le partenze dal nord Africa». Il vero problema, infatti, è legato alle partenze. Che non essendo un fenomeno naturale e inevitabile si può governare. «Le traversate, ha sottolineato il ministro, «andranno interrotte al più presto. Molto spesso si fraintende che tutta l’azione, da più parti dispiegata, per cercare di arrestare questi traffici sia orientata non si sa da cosa, in realtà è perché questa situazione non è sostenibile». E dopo aver ricordato gli ultimi naufragi nel Mediterraneo ha concluso: «Le statistiche lo dicono, fermare i traffici vuol dire abbattere anche la statistica delle morti in mare. Noi leggiamo questi eventi drammatici, tragici, come una motivazione ulteriore per fare di tutto». Pienamente in linea con Piantedosi è anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha definito l’atteggiamento francese «sproporzionato». Il titolare della Farnesina ha quindi spiegato che «sulla redistribuzione non è stato fatto molto, per cui bisogna trovare soluzioni con determinazione. Le polemiche non servono, ma una soluzione va trovata in Africa». E a riprova che le parole di Piantedosi sono fondate è piombato nel dibattito anche il commento del deputato francese dei Republicains Eric Ciotti: «Accogliendo l’Ocean Viking a Tolone, il governo francese si rende complice dei trafficanti. Bisogna rispedire le navi nei loro Paesi di provenienza. Nessun porto francese deve diventare la nuova Lampedusa d’Europa». Duro anche il leader conservatore del partito francese Reconquete Eric Zemmour: «Il ministro dell’Interno Darmanin sta inviando un segnale orribile ai contrabbandieri. Gli sta dicendo «potete venire, sempre più numerosi, le nostre porte sono aperte». È irresponsabile, immorale e contrario perfino all’umanesimo che dovrebbe a tutti i costi scoraggiare questi attraversamenti». «Solidarietà europea», ha commentato sui social il vicepremier e ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini postando l’immagine di un articolo con la notizia della richiesta da parte della Francia a tutti i Paesi europei di sospendere l’accordo con l’Italia. Poi ha rilanciato: «A protestare dovrebbe essere l’Italia, non altri».
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
content.jwplatform.com
L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)