2021-04-27
Per un compromesso sulle pensioni si studia la carta dei lavori usuranti
Andrea Orlando glissa, Pasquale Tridico chiede di dividere quota contributiva (62 anni) e retributiva (67)Nel testo finale del Recovery plan italiano, è saltata la frasetta che liquidava definitivamente la sperimentazione triennale di quota 100. Nelle versioni precedenti c'era infatti questo passaggio: «In tema di pensioni, la fase transitoria di applicazione della cosiddetta quota 100 terminerà a fine anno, e sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti». Il risultato finale è un testo vaghissimo e elusivo. Sta di fatto che comunque la frase che avrebbe eliminato quota 100 è sparita. Il che non significa però che quota 100 sarà rinnovata: vuol dire solo che la questione politica resta aperta, e che un compromesso è ancora lontano. In ogni caso, non si dà pace Elsa Fornero, protagonista dell'intervento - ai tempi del governo guidato da Mario Monti - che creò il problema a cui quota 100 ha cercato di dare risposta. Sentita dalla Stampa, la Fornero si affida a un evergreen del suo repertorio: «Avrei preferito un impegno preciso a non rinnovare Quota 100: non vorrei che il governo rimanesse imbrigliato nella ragnatela dei partiti e della loro caccia al consenso». La Fornero evoca le mitiche «riforme» che ci sono sempre richieste dall'Ue, ma aggiunge con orgoglio autoriferito: «Una sola riforma non ci chiedono più: quella del sistema previdenziale, perché l'abbiamo fatta. Ecco perché quel cedimento su quota 100 non mi è piaciuto». E ancora, bussando due volte proprio come il postino del romanzo di James Cain: «Il governo sa che quella (quota 100, ndr) è stata una misura miope e propagandistica […]. Sarebbe stato molto meglio prendere un impegno formale con l'Unione». Intanto, Cgil-Cisl-Uil propongono di lavorare all'obiettivo dell'uscita a 62 anni. Il nodo, in quel caso, è legato al fatto che, se si esce a 62 anni con un sistema pienamente contributivo, rischia di venir fuori una pensione più povera, mentre il sindacato punta a un sistema misto, evidentemente più costoso. E la Lega? Oltre a sostenere come criterio generale quota 41 (in pensione con 41 anni di contributi), il partito di Matteo Salvini, attraverso Claudio Durigon, papà di quota 100 ai tempi del governo gialloblù, sembra guardare pragmaticamente al momento in cui finirà anche il blocco dei licenziamenti, con il rischio di una valanga di 1 milione di posti che potrebbero saltare, e dunque suggerisce di lavorare a «uno scivolo per le imprese che ristrutturano». Il rischio è che molte persone possano trovarsi in una terra di nessuno, fuori dal circuito del lavoro ma non ancora dentro il circuito pensionistico. Uno scenario da evitare: di qui l'ipotesi di un pensionamento anticipato in quei casi. Resta invece vaghissimo il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Sentito dal Corriere, si limita a calciare la palla in avanti: «A maggio si porranno le condizioni per aprire un confronto». Poi un riferimento alle «ristrutturazioni produttive che si renderanno necessarie». E infine un grande classico, i soliti «tavoli»: «Ho ritenuto urgente attivare due tavoli, per ammortizzatori sociali e politiche attive». Insomma, l'atteggiamento di chi si lascia aperte più strade. La sensazione è che possa farsi largo un compromesso neo (o vetero) democristiano: uscita anticipata per i lavori usuranti, ma con un'interpretazione assai allargata di questa platea. Questi mestieri entrano anche nella proposta formulata da Pasquale Tridico, presidente dell'Inps: uscita anticipata solo per la quota contributiva a 62-63 anni e 20 anni di contributi, mentre la parte retributiva si percepirebbe dai 67 anni, prevedendo però alcune agevolazioni, come lo sconto di un anno per ogni figlio e per donne lavoratrici, o un anno in meno ogni dieci per i lavori usuranti.
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