2019-02-10
        Per gli sbancati le promesse non bastano
    
 
I due vicepremier in Veneto annunciano: «Soldi in una settimana». Ma le vittime ribattono: «Non è credibile. Sceneggiata elettorale senza risultati concreti». Intanto, Gianni Zonin impugna la dichiarazione d'insolvenza che può aprire all'accusa di bancarotta fraudolenta.Dopo la scelta di Paolo Savona alla Consob, i due partiti chiedono discontinuità a Palazzo Koch. Slitta la riconferma di Fedrico Signorini.Lo speciale contiene due articoliDovevano divorziare rapidamente, tra un Tav e una trivella, e invece Matteo Salvini e Luigi Di Maio ieri si sono addirittura baciati. E lo hanno fatto a Vicenza, la capitale delle famigerate «baciate» della Popolare di Gianni Zonin e di Veneto banca, ovvero le micidiali accoppiate «mutuo+acquisto di azioni» che hanno bruciato oltre 5 miliardi di euro dei veneti. Ma mentre i due vicepremier provano a rassicurare migliaia di truffati, garantendo che quel miliardo e mezzo di risarcimento promesso arriverà addirittura nel giro di una settimana, «con o senza il via libera dell'Europa», i comitati dei risparmiatori temono che invece una procedura d'infrazione Ue possa bloccare tutto e lamentano «poca concretezza» da parte del governo. Intanto, gli avvocati di Zonin impugnano la sentenza d'insolvenza della Bpvi, nel tentativo di azzoppare l'unico reato a prova di prescrizione: la bancarotta fraudolenta. il bacioArrivati separatamente, preceduti dalla consueta rassegna di stampa di dissidi tra l'insanabile e l'irrecuperabile, il capo del Carroccio e il frontman del M5s si sono scambiati un bacio e si sono abbracciati calorosamente, prima di salire sul palco del palazzetto dello sport di Vicenza. Di Maio, per la verità, all'ingresso s'era beccato anche qualche fischio.Salvini, accompagnato dal governatore Luca Zaia, è andato invece sul velluto. «Siamo qua da otto mesi, per voi c'erano a bilancio 150 milioni, adesso c'è un miliardo e mezzo e vedremo di far veloce», ha detto il leader leghista, aggiungendo che se l'Europa considererà questi risarcimenti aiuti di Stato, vietandoli, «confermerà soltanto che è contro tutti, contro gli artigiani, contro gli agricoltori, contro i truffati dalle banche». Salvini non ha escluso di accettare sul punto un'interlocuzione con Bruxelles, «ma solo se dura una settimana». E ha ostentato grande motivazione: «Il contatto con i truffati mi dà una forza incredibile, si può sempre migliorare, ma la gente vera, al di là di qualche polemica di qualche esponente della sinistra, mi dà un'energia incredibile».Anche Di Maio ha battuto sul tasto della rapidità, ben sapendo che sono passati già cinque anni dai primi scandali. «Noi abbiamo messo nella legge di bilancio i soldi a fine anno, siamo al 9 febbraio, questa è la settimana in cui si scrivono i decreti e si erogano i soldi», ha spiegato. I risarcimenti agli ex soci della Banca popolare di Vicenza, «verranno dati direttamente, senza che queste persone si debbano impegnare o spendere altri soldi in cause». Nella foga, Di Maio ha fatto confusione tra vigilanza italiana ed europea: «Non me ne frega niente dell'Unione europea, doveva vigilare e non l'ha fatto, noi siamo qua per metterci i soldi». Proprio a Vicenza fu il passaggio della vigilanza dagli uomini di Via Nazionale alla Bce di Francoforte a far emergere improvvisamente tutte le magagne. Certo, restano sempre sullo sfondo le pavidità, se non le coperture, che la politica ha fornito per anni contribuendo alla glorificazione di banchieri «del territorio» che banchieri non erano. Su questo aspetto, il M5s ha le mani un po' più libere degli altri, se non altro per motivi anagrafici. Di Maio ha spiegato perché bisogna andare avanti: «Secondo me è giusto risarcire tutti, perché queste persone sono state prese in giro per anni da una politica che non ha controllato, da istituzioni di controllo che non hanno vigilato e banche, quindi è giusto risarcirli». Il vicepremier pentastellato ha poi annunciato che «entro fine mese faremo partire la commissione di inchiesta sulle banche e Gianluigi Paragone sarà il presidente. Li convochiamo tutti e iniziamo a farli cantare, perché i conflitti di interesse nelle banche hanno spolpato i risparmiatori». Tutto bello, bellissimo, ma i veneti non si sono fatti incantare più di tanto. La cabina di regia delle associazioni dei risparmiatori traditi non invitate all'assemblea di ieri ha definito l'appuntamento «una sceneggiata elettorale con nessun risultato concreto» e ha bollato come «incredibile» la promessa di far partire i risarcimenti «entro una settimana». «Ci aspettavamo la distribuzione dei moduli per accedere al fondo indennizzo dei risparmiatori e non una generica promessa», si legge in una nota del coordinamento. il decreto attuativoPer nulla tenera anche Letizia Giorgianni, coordinatrice del comitato Vittime del salva banche: «Siamo venuti a Vicenza pensando che ci avrebbero presentato le linee guida del decreto attuativo delle norme contenute nella legge di bilancio, ma non è stato così». Allo stesso tempo, la Giorgianni ha fatto notare che l'Italia andrà ad affrontare uno scontro con l'Europa su quelle norme per i risparmiatori traditi schierando il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, che «il 16 dicembre ha anticipato in un documento scritto che almeno due di quelle previsioni sui rimborsi sarebbero meritevoli di procedura d'infrazione». Intanto l'ex presidente Zonin combatte la sua battaglia per evitarsi la contestazione di un reato praticamente eterno come la bancarotta fraudolenta. I suoi legali hanno impugnato a Venezia la declaratoria di insolvenza della Bpvi che apre la strada a reati più gravi di quelli di ostacolo alla vigilanza, parlando di «errori madornali» e facendo notare che a giugno 2017 la Vicenza aveva 2 miliardi di patrimonio netto. Anche politicamente, il punto è delicato, perché la bancarotta potrebbe essere contestata anche ai «risanatori» scelti dal Pd per il dopo-Zonin.Francesco Bonazzi<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/per-gli-sbancati-le-promesse-non-bastano-2628488853.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lega-e-m5s-puntano-a-cambiare-bankitalia-ma-temono-lasse-tra-conte-e-quirinale" data-post-id="2628488853" data-published-at="1761877953" data-use-pagination="False"> Lega e M5s puntano a cambiare Bankitalia ma temono l’asse tra Conte e Quirinale Non è ancora passata la tempesta sulla Consob che già si avvicina quella su Bankitalia. Da Vicenza dove era in corso l'assemblea degli sbancati, il leader leghista, Matteo Salvini, ha esclamato: «Siamo qua perché chi doveva controllare non ha controllato, la Banca d'Italia e la Consob andrebbero azzerate, altro che cambiare una o due persone. Azzerati. Dov'erano questi signori mentre questi mangiavano?». Davanti a una platea di migliaia di risparmiatori colpiti dal crac della Pop Vicenza, ha aggiunto: «Sento dire che questa cosa del fondo per i risparmiatori all'Europa non andrebbe bene. Se alla Ue va bene, d'accordo, se all'Europa non va bene, per noi va bene lo stesso». Le dichiarazioni si rincorrono con quella di Luigi Di Maio. «Chiediamo discontinuità e quindi non possiamo confermare le stesse persone che sono state nel direttorio di Bankitalia nel periodo in cui è successo quello per cui è oggi qui questa gente», ha detto a sua volta il numero uno dei grillini arrivando a Vicenza. «Una commissione di inchiesta è già stata approvata al Senato», ha continuato Di Maio, «e a marzo inizia a lavorare e chiamiamo Bankitalia e Consob per primi». Ecco che la polemica è servita. Vanno però presi in considerazione due aspetti. Il primo è nel merito e il secondo nella forma di palazzo, cioè la strategia delle nomine e gli equilibri che esse rappresentano. Ignazio Visco deve il proprio rinnovo a Matteo Renzi. Se l'ex sindaco di Firenze non l'avesse attaccato così duramente e per fatti politici relativi a banca Etruria, istituto che ha visto la famiglia Boschi coinvolta direttamente, il governatore non sarebbe stato quasi sicuramente rinnovato. Le passerelle dei dirigenti di Palazzo Koch davanti alla commissione presieduta da Pier Ferdinando Casini hanno indebolito l'istituzione e dimostrato una serie di falle. Oggi dovrebbero essere superate, ma certo chi stava in determinati ruoli all'epoca, sono ancora oggi nelle stesse posizioni. Visco non avrebbe avuto particolare sostegno nemmeno dal Colle che invece è intervenuto di fronte allo sgarro istituzionale targato Pd. Oggi quella è storia e in effetti sostenere la continuità sarebbe arduo. Tanto più che nei prossimi mesi Bankitalia dovrà vigilare su Carige, sulla fusione tra Unipol e Bper e soprattutto sulle ultime grosse partite di cessione degli Npl, non performing loans. E sulle sofferenze Palazzo Koch non ha certo dato il meglio nel 2014 e nel 2015. Proprio sulla vicenda Etruria. I commissari, nominati dall'authority, sono indagati per abuso d'ufficio proprio per la cessione delle sofferenze al 17% del valore. Una percentuale che è diventata benchmark di mercato facendo perdere solo l'anno successivo almeno 10 miliardi al comparto bancario. Dunque, non dimentichiamoci del passato recente. All'estero chi vigila male viene sostituito senza troppi giri di parole. In Italia, invece, è tutto più complicato. L'attacco almeno quello da parte dei grillini, è strettamente collegato alla mancata nomina di Marcello Minenna in Consob. La sua scalata è stata certamente osteggiata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e dal Pd che ha sempre visto nell'uomo un avversario di Bankitalia. Il partito in cui milita l'ex sottosegretaria Maria Elena Boschi teme che un eventuale scontro tra Consob e Bankitalia possa portare alla luce elementi imbarazzanti sulle banche toscane. Minenna avrebbe detto che in alcun modo è disposto a ricoprire l'incarico di segretario generale e fare il numero tre dopo Angelo Apponi (che sarà sostituito a giungo) e il neo presidente Paolo Savona. Tra i punti all'ordine del giorno c'era la conferma di Federico Signorini alla vice direzione generale. L'incarico scade lunedì e il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, aveva portato al tavolo del Cdm la richiesta di conferma formulata dal Consiglio superiore di Bankitalia. Immediata la reazione contraria di Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro, titolare dei rapporti con il Parlamento. In ballo c'è anche il rinnovo di due membri dell'Ivass, l'ente di vigilanza sulle assicurazioni. I due ministri avrebbero sventolato le dichiarazioni del vicedirettore a pretesto del mancato rinnovo. «Se Bankitalia vuole un governo che non tocchi la Fornero si presenti alle elezioni», fu la reazione di Di Maio. Allora era toccato a Signorini spegnere l'ottimismo sulla crescita che si immaginava del 3%. I grillini non sembrano avere però un obiettivo punitivo, ma la volontà di aprire buchi nelle nomine per rioccupare la partita. Ad averli spiazzati è stata infatti la nomina di Savona sostenuta dall'asse Conte-Mattarella. La cosa ha favorito la Lega che in settimana nominerà il presidente del cda Inps e ha impedito ai grillini di avviare la propria scalata alla vigilanza romana. Avrebbero voluto farla attraverso la Consob. Se ciò non è possibile allora Di Maio lo farà dalle pubbliche piazze. Solo che da quella di ieri ha preso tutti i dubbi degli sbancati. Claudio Antonelli
        Leonardo Apache La Russa (Ansa)
    
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
        Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)