2020-03-24
Per far volare 25 aerei di Alitalia alla fine spenderemo 3 miliardi
All'incontro tra Sefano Patuanelli e sindacati delineata la newco pensata dal governo per la nazionalizzazione: flotta ridotta all'osso, a rischio 7.500 dipendenti su 11.500. L'ipotesi di coinvolgere i lavoratori nel cda.La nuova Alitalia riparte dal passato, ovvero dalla nazionalizzazione, e dai numeri minimi che caratterizzano l'attività dell'aerolinea in questi giorni di emergenza per la diffusione della pandemia di coronavirus. La nuova compagnia, completamente pubblica, dovrebbe infatti partire con una flotta di 25-30 aerei, un quarto dell'attuale che è di 113 velivoli, ovvero il numero di aeromobili che stanno volando in questo momento a causa delle restrizioni agli spostamenti: a farlo sapere è stato il governo, nel corso della videoconferenza con i sindacati che si è tenuta ieri mattina. Nell'incontro virtuale non sarebbero stati dati dettagli sul piano per lo sviluppo futuro della compagnia, ma si sa che nel board della società dovrebbero sedere anche rappresentanti dei lavoratori.Da parte loro, i sindacati hanno fatto sapere che «va bene la nazionalizzazione in una fase come questa in cui non ci sono acquirenti, ma deve partire con una prospettiva» di rilancio «perché Alitalia non è una low cost». La nazionalizzazione, come hanno riferito Cgil e Filt, è stata presentata dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli come «l'unica alternativa al fallimento»: la costituzione della newco a partecipazione statale dovrebbe comunque avvenire «in tempi brevi, poco più di un mese», perché «la liquidità in cassa sta terminando». Per le due sigle sindacali «la nuova Alitalia deve nascere con un'idea di sviluppo e aumento dei voli, superata la fase emergenziale, e abbiamo chiesto chiarimenti sull'eventuale piano industriale che, per noi, deve essere a tutela dell'occupazione». Più scettica la Fit Cisl, che con il segretario generale Salvatore Pellecchia ha spiegato che «il perimetro della futura Alitalia non può essere quello attuale, ovvero 25-30 aerei». Su questo però il ministro Patuanelli era stato chiaro già prima dell'incontro con i sindacati: in un'intervista a La Repubblica, il titolare dello Sviluppo economico aveva spiegato: «In questo momento Alitalia ha introiti di un decimo rispetto a quelli che aveva prima. È evidente che il perimetro della newco sarà proporzionato alla capacità di fatturare di oggi». Alitalia, aveva spiegato il ministro, «potrà garantire i servizi che oggi sta fornendo ed essere pronta a conquistare fette di mercato. A novembre un'Alitalia in difficoltà si confrontava con giganti, oggi ripartire con una newco a controllo pubblico potrà darci un vantaggio quando il mercato riaprirà».Una strada, quella della nazionalizzazione, che però non convince gli osservatori. «Ancora una volta assistiamo a una scelta del governo assurda», spiega a La Verità Andrea Giuricin, economista dell'Università di Milano Bicocca. «Non c'è alcuna logica se non quella di sprecare i soldi del contribuente, specie in un periodo di emergenza come questo, con la Protezione civile che chiede donazioni». Sul fronte delle regole europee, osserva Giuricin, «l'operazione in questo momento è possibile, quelli che sono vietati sono gli aiuti di Stato. Quello che va stabilito è se la nuova compagnia non nasca a partire da aiuti di Stato precedenti», tema su cui la Commissione europea «ha preso troppo tempo per decidere».Di certo il conto per le casse pubbliche è già salatissimo: «Il primo prestito ponte ammontava a 900 milioni di euro, che hanno maturato 200 milioni di interessi. Aggiungendo i 400 milioni del nuovo prestito erogato a dicembre si arriva a 1,5 miliardi di fondi pubblici, e tutto questo prima dei 500 milioni stanziati con il decreto Cura Italia. Ora, con la nascita della newco, possiamo dire addio a quei soldi insieme a quelli di tutti i creditori», sottolinea Giuricin. Senza contare la costituzione della bad company, che porterebbe il totale dell'esborso per contribuenti e creditori, secondo i calcoli dell'economista, a 3 miliardi di euro.Quel che sembra inevitabile è che la nuova «piccola» Alitalia, con un quarto degli aerei, dovrà dimagrire anche dal punto di vista del personale. Secondo alcune ipotesi gli esuberi potrebbero essere addirittura 7.500 sugli attuali 11.500 dipendenti. Anche se, spiega Giuricin, «i tagli in teoria dovrebbero interessare il personale di volo; non si sa che fine farà quello di terra. In ogni caso il fatto che la compagnia riparta con un certo numero di aerei non esclude che poi questo numero possa aumentare; di certo una compagnia così piccola avrà ben pochi passeggeri, ma perderà anche meno soldi», osserva l'economista. E se ancora fino a domenica si parlava di possibili offerte da partner esteri, «non c'era una proposta forte che avrebbe potuto dare un futuro ad Alitalia, e per di più il governo aveva già deciso la strada della nazionalizzazione con il decreto Cura Italia di lunedì scorso», sottolinea Giuricin, secondo cui il futuro non è comunque roseo. «Una compagnia che non è mai stata in utile da quando esiste la concorrenza, cioè da vent'anni, come farà a fare utili in futuro se diventa sempre più piccola e più debole?».
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)