2021-10-17
«Pepe jeans London sposa denim e glamour»
La campagna Pepe jeans London
Marcella Wartenbergh, l'ad del gruppo Awwg che controlla anche i marchi Hackett e Façonnable: «Con la pandemia abbiamo cambiato modo di vestire e di fare acquisti: vendite online alle stelle. Oggi quello che conta è essere noi stessi e passare del tempo con i nostri cari».Sono una delle coppie più cool di Hollywood, 15 milioni di follower in due solo su Instagram. Brooklyn Beckham e la fidanzata Nicola Peltz non sono stati scelti a caso per interpretare la collezione autunno/inverno 2021 di Pepe jeans London, marchio leader nella moda denim. «Quando abbiamo iniziato a confrontarci con Brooklyn», racconta Marcella Wartenbergh, ad di Awwg (holding proprietaria dei brand Pepe jeans London, Hackett London e Faconnable), «ci ha parlato del suo impegno per la sostenibilità, e anche per Awwg questa è una priorità. Inoltre, Brooklyn impersonava bene la visione di Pepe jeans London, il suo stile classico e al contempo individuale. Lo stesso vale per Nicola: la campagna Just Us ci è sembrata uno sviluppo naturale. Nicola eleva ciò che indossa dandogli un twist molto artistico che è in linea con il classico stile informale di Pepe jeans London. Uscendo dalla pandemia, penso che tutti noi desideriamo solo essere noi stessi, essere sereni e trascorrere del tempo con i nostri cari. Questo è quello che Just Us vuole esprimere».Pepe jeans London è un marchio a livello globale. Da dove parte la sua storia?«Tutto è iniziato in Portobello road a Londra, 45 anni fa. La vision iniziale era quella di creare le collezioni moda e denim più glamour del mondo. E devo dire che è ancora oggi nel Dna del brand. La transizione verso uno standing internazionale è stata, per certi versi, inevitabile visto che Londra è un punto di fusione di tante culture e background. Quindi, in un certo senso, il marchio prende ispirazione da ogni dove, e penso che sia quella miscela di stile denim classico con accenti eclettici che rende il brand così popolare su scala mondiale».Da inglese a spagnola, come è avvenuto il passaggio?«Non direi che il passaggio è stato da Londra alla Spagna, ma piuttosto che il gruppo è diventato internazionale. Pepe jeans London si è ampliato all'Europa negli anni Ottanta, quindi ha avuto una presenza internazionale quasi da sempre, e questo è tuttora il nostro focus principale. Il quartier generale è in Spagna, ma le nostre attività hanno una portata globale. L'essenza e l'identità del brand sono quelle degli inizi, ma stiamo andando oltre per seguire la contemporaneità».Qual è oggi la situazione?«Ovviamente moda e retail stanno cambiando profondamente. Il modo in cui facciamo acquisti è diverso, come il tipo di vestiti che indossiamo. Quando sono entrata in azienda, nel 2019, mi sono concentrata sulle aree prioritarie per far fronte a questi cambiamenti. Abbiamo lanciato il programma Re:set che si concentra su cinque aree chiave: i brand di proprietà, la massima attenzione per il prodotto, (la nostra ossessione), la distribuzione, la digitalizzazione e le persone. Siamo soddisfatti di questo approccio e dei risultati che ha generato. Penso che sia davvero importante sapere che stiamo andando tutti nella stessa direzione e che stiamo cercando di raggiungere gli stessi obiettivi».La pandemia ha messo in ginocchio la moda. Come avete affrontato questi momenti di profonda crisi?«Ci sono state grosse ripercussioni finanziarie: la maggior parte dei nostri negozi è rimasta chiusa per lunghi periodi nel 2020 e questo ha fatto male a tutti. Allo stesso tempo, l'azienda stava attraversando un momento di trasformazione, quindi abbiamo dovuto fermarci e rivalutare alcune aree. Ci sono stati progetti che abbiamo dovuto sospendere e altre aree in cui abbiamo dovuto accelerare i nostri piani. Per me, la chiave era essere flessibili e agili oltre a prendere decisioni rapide. Naturalmente, le vendite online sono salite alle stelle. Quando i clienti non potevano visitare i negozi, al momento 500 tra tutti i nostri brand, abbiamo sempre comunicato con loro direttamente tramite i social».Da chi è controllata l'azienda?«Dal 2015 l'azionista di maggioranza è il gruppo libanese M1, di proprietà della famiglia Mikati. Un altro azionista è L-Capital Asia, il braccio di investimento di Lvmh, con una quota del 12%. Il management possiede ancora l'8% del gruppo. Il precedente ad Carlos Ortega detiene la restante quota del 22%».Avete cambiato il nome dell'azienda da Pepe jeans group a All we wear group. Perché? «Quando sono entrata in azienda, ho sentito che sarebbe stato utile avere un nuovo nome. Avevamo acquisito alcuni brand davvero forti e sentivamo che non stavamo rendendo giustizia a nomi come Hackett London e Façonnable mettendoli in relazione diretta con Pepe jeans London. Stiamo acquisendo nuovi marchi, dunque volevo che tutti nel gruppo avessero un nome chiaro con cui relazionarsi».Con lei e Laura Fernandez nominata chief business officer, c'è un team di donne in ruoli di grande prestigio. Prevedete altre new entry?«Abbiamo nominato Laura cfbo per garantire l'attuazione di strategie chiave per il nostro gruppo. In questi tempi difficili e incerti, le aziende hanno bisogno di profili strategici di ampio respiro che possano tracciare una rotta verso una redditività e una crescita sostenibili. Siamo sulla strada giusta, in termini di parità di genere, ma c'è ancora molta strada da fare. La parità tra uomini e donne è ancora una questione in sospeso nonostante gli sforzi globali. Ecco perché è essenziale che le aziende riconoscano l'uguaglianza di genere e le diano l'importanza che merita».Cosa c'è nel futuro di Pepe jeans London? «Il nostro obiettivo è rafforzare la solvibilità del gruppo Awwg e la capacità di implementare nuovi progetti di crescita per il nostro portafoglio di marchi. Speriamo anche di continuare le nostre collaborazioni di successo come quella con Brooklyn Beckham e Nicola Peltz e quella lanciata di recente per Hackett London con l'ex pilota di Formula 1 Jenson Button».
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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