2021-10-27
Pensioni, si prepara il salto a quota 103
Mario Draghi al braccio di ferro con Lega e sindacati: l'ipotesi è 41 anni di contributi e 62 di età. E forse solo per il 2022. Novità anche nel dl Concorrenza: dentro ci sarà la riforma delle concessioni.La trattativa tra i partiti e il governo è in salita. I temi sono tanti e in gran parte si intrecciano rischiando di incastrarsi in modo sempre più stretto dentro il perimetro di spesa tracciato da Mario Draghi con il supporto del Mef. Il primo nodo che dovrà essere sbrigliato entro domani mattina è quello delle pensioni. Il leader della Lega Matteo Salvini è stato ricevuto a Palazzo Chigi dal premier Draghi. Un colloquio «lungo e positivo» - si è appreso da parte leghista al termine dell'incontro - in cui il Carroccio ha «illustrato le sue proposte per rilanciare il Paese e difendere lavoro e pensioni» e dove si è affrontato il tema del salva pensioni su cui la Lega è al lavoro. Il superamento di quota 100, pur con la proposta di Draghi di passare a quota 102 e poi a quota 104, conferma le divisioni all'interno della maggioranza, con la Lega che vorrebbe creare un fondo ad hoc per le Pmi, mentre dal centrosinistra si guarda a una «correzione» che favorisca perlomeno i lavoratori delle Pmi, le donne e le persone svantaggiate, anche con la proroga dell'Ape social. Un cubo magico in cui occorre trovare l'ultimo incastro. Ma che al tempo stesso rischia di scappare di mano.Fino a lunedì il punto fisso è sempre stato la soglia dei 38 anni di contributi con una età variabile. In quel modo si è calcolato quota 100 o le eventuali derivazioni. Per capirsi quota 103 secondo il vecchio schema avrebbe previsto 38 anni di contributi e 65 di età. Adesso si cambia registro. Il tavolo delle pensioni mira a quota 41. Cioè a rimanere fermo sarebbe il pilastro dei 41 anni di contributi con una età prevista di 62 anni. La somma è però sempre 103. Rispetto alla proposta di 102 e 104 sui tre anni potrebbe anche essere considerata un successo politico. Se invece dovesse passare l'idea del governo di chiudere a 103 con 41 di contributi solo il primo anno senza altre indicazioni per il futuro, sarebbe come dire: un anno di antipasto e poi subito la Fornero. Uno dei motivi per cui l'incontro tra Mario Draghi, Renato Brunetta e i sindacati ieri non sarebbe andato benissimo. Il tavolo riprenderà oggi. Ma l'idea di uno scalone troppo ampio tra quota 100 e il modello Fornero sarebbe stata osteggiata dalle sigle che sul fronte dei partiti non sembrano più trovare sponde. Luigi Di Maio ieri ha detto che «quota 100 non è più sostenibile» omettendo di averla votata.È dunque una battaglia che da un lato solo la Lega sembra volersi intestare e che dall'altro aprirebbe un tema ancora più grosso. Quota 41 costerebbe probabilmente meno di 100 milioni di euro all'anno. Eppure, nonostante le cifre ridicole, sembra che il governo Draghi su questi temi voglia impegnarsi soltanto per il 2022. Tradotto, soltanto per l'attuale legge finanziaria. Dopo a fine gennaio ci sarà la nomina del nuovo presidente della Repubblica a segnare un forte spartiacque. Non tanto per il Colle ma proprio per la legislatura. Un prima Mattarella e un dopo Mattarella. A ricadere nel prima il Pnrr, la legge sulla concorrenza e le riforme volute da Bruxelles. Poi si tira la linea e si ricomincia. Una scommessa che potrebbe essere per la Lega e pure per il Pd vincente. Ma al contrario potrebbe naufragare. Né gli uni né gli altri potrebbero toccare palla con la Finanziaria del 2023. Non è un caso che sull'attuale taglietto delle tasse si cerchi la strada della costituzione del fondo ad hoc. E solo in un secondo momento, probabilmente durante l'iter in Parlamento (o in extremis con un decreto successivo) il dettaglio delle misure: sarebbe questo l'orientamento del governo. I tempi sarebbero troppo stretti, viene spiegato, per raggiungere un'intesa prima del varo della manovra, previsto domani. Quindi si procederebbe a stanziare nell'articolato della legge di bilancio i 6 miliardi aggiuntivi, che porteranno a 8 le risorse disponibili per il 2021, lasciando più tempo per chiudere l'accordo sulle misure. E a quel punto a spostare gli effetti della delega fiscale nel 2023. Mentre domani in cdm finirà il testo della legge concorrenza, annunciata da Draghi e promessa all'Ue. Ancora non c'è una bozza condivisa ma una prima proposta del governo. Dentro importanti interventi sul settore farmaceutico e pure sulla direttiva Bolkestein. Quest'ultimo tema è destinato ad accendere un nuovo putiferio. La direttiva che prende il nome da Frits Bolkestein, commissario europeo per il Mercato interno della Commissione Prodi, è datata 2006. In Italia è stata recepita nel 2010. Ma la legge 145 del 2018 prevede un congelamento fino al 2033. Sono anni che l'Unione europea chiede all'Italia di mettere a gara le aree demaniali del turismo. Ma da anni, qualunque sia il governo, l'Italia rinvia. Adesso con lo spunto dell'Antitrust il governo vorrebbe mettere a concessione le spiagge e anche le aree destinate agli ambulanti. Resta da capire se gli altri articoli del decreto toccheranno le farmacie e i taxi. La giornata odierna sarà dedicata a trovare una quadra. Non sarà facile.
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