2021-05-16
Il pensiero unico sta divorando sé stesso
Nel campo dei «buoni» la situazione appare fuori controllo: persino il progressista Diego Bianchi può essere accusato di sessismo se trova una Rula Jebreal che si erge a più pura di lui. A forza di chiedere bavagli per tutti, a sinistra finiscono per zittirsi da soli.Siamo rapidamente passati dall'ideologia alla psicopatologia. Da qualche tempo si discute con furore riguardo al «politicamente corretto», ma come sempre avviene quando si inizia a discutere di un fenomeno sulla più ampia scena pubblica significa che quel fenomeno è ormai al tramonto. Oggi, infatti, il «pol. cor.» si è tramutato in qualcosa di diverso, di peggiore. Scriveva George Orwell che «la Novalingua non mira ad altro che a ridurre la gamma dei pensieri». E la compianta Ida Magli chiariva che il «politicamente corretto» altro non è che «il pensiero corretto dalla politica». A forza di cambiare le parole per controllare i pensieri, è accaduto l'inevitabile: i pensieri manipolati sono esplosi. Al posto del pensiero, ora, c'è una sorta di confusa furia iconoclasta, un guazzabuglio di idee attorcigliate che si traducono in azioni scomposte che nemmeno l'ideologia riesce a giustificare. Ovunque deflagrano contraddizioni. E persino una parte della sinistra - che per anni ha derubricato la discussione sul «pol. cor.» a fissazione destrorsa - si è accorta del disastro, ma non sa (e non può) porvi rimedio.Prendiamo il caso di Rula Jebreal. Ha rifiutato di partecipare a Propagandalive - una delle trasmissioni più di sinistra della tv italica - accusando gli autori di discriminare le donne. «Cerchiamo di chiamare un ospite perché competente in una determinata materia, senza soffermarsi troppo sul suo sesso», si è difeso il conduttore Diego Bianchi. Ma Rula, ieri, lo ha trattato con lo stesso sdegno che solitamente riserva alla destra: «La competenza non basta... salvo pensare che gli uomini siano statisticamente più competenti». Si potrebbe ridacchiare di tutto ciò: Bianchi e soci campano da anni su una rappresentazione stereotipata dei sovranisti, fanno parte degli «illuminati» secondo cui chi ha idee di destra è sostanzialmente inferiore. Adesso raccolgono i frutti del loro lavoro: han trovato una più pura di loro che è pronta a epurarli. Ma se perfino nel recinto progressista si menano come fabbri su presunte «discriminazioni», significa che la situazione è ormai fuori controllo. I capi della sinistra non lo hanno compreso, e continuano (nella speranza di ricavarne tornaconto politico) a soffiare sul fuoco, come Enrico Letta che invoca la mordacchia per la trasmissione Anni 20 di Rai 2 non avendo gradito un servizio critico verso l'Ue. Se si continua sua questa strada, però, la situazione è destinata a degenerare per tutti, non soltanto per i conservatori. Anche a sinistra pagheranno cara la follia buonista, molto più di quanto oggi pensino: se la psicopatologia domina, nessuno è al sicuro. Può capitare, ad esempio, che il senatore ex M5s Saverio De Bonis invochi provvedimenti contro il Museo di Torino dedicato a Cesare Lombroso, accusandolo di «avvalorare le sue insensate e balorde teorie basate sul razzismo scientifico vadano smentite». Forse De Bonis non sa che Lombroso era socialista, e che molto si spese per garantire il benessere dei maltrattati ospiti dei manicomi. Soprattutto, l'ex grillino non si rende conto che il positivismo di cui Lombroso si fece interprete è alla base della cultura progressista odierna e delle sue derive sanitarie. Già: hanno scatenato il mostro che li divorerà (ha già iniziato a farlo) ma pensano ancora di poterlo controllare. Sfilano, i «democratici» nostrani, per sostenere il bavaglio arcobaleno chiamato ddl Zan, pure se voci di sinistra molto autorevoli sono contrarie. Non capiscono che, se dovesse passare, mieterebbe parecchie vittime anche tra gli stimati compagni. Che sarebbe finita così, nella follia totale, qualcuno l'aveva previsto. Tra questi un immenso romanziere cattolico chiamato Eugenio Corti, che la sinistra ha ignorato e continua a ignorare anche dopo la morte. La settimana prossima, per i tipi di Ares, usciranno i suoi Diari di guerra e di pace (a cura di Vanda Corti), contenenti scritti inediti. Corti aveva sperimentato sulla pelle la dittatura comunista sovietica, l'oppressione l'aveva appresa - moribondo - tra i ghiacci di Russia. Nel 2004, in un'intervista rilasciata a Vita & Pensiero, il grande scrittore disse che ci aspettavano anni «molto bui. Sembrava di essere approdati a un periodo di pace, anche interiore», argomentava. «Due realtà preoccupanti, invece, si profilano all'orizzonte. Una è all'interno della nostra cultura occidentale, ed è il fatto che il comunismo non è finito; è finito il comunismo leninista, ma sta mano a mano crescendo il comunismo gramsciano che incorpora in sé tutte le spinte che, sulla scia del Rinascimento, nel XX secolo hanno portato al doppio proclama della morte di Dio (quello di Nietzsche che prelude al nazionalsocialismo e quello di Feuerbach che prelude al marxismo). Tutte queste forze di sinistra e di destra confluiscono in ciò che oggi viene definito “politicamente corretto"». Aveva capito, Corti, dove stesse nascosto il mostro totalitario: nell'egemonia culturale che diviene controllo del pensiero.Già nel 1970, egli sosteneva che certe ossessioni avrebbero devastato pure la cultura «laica illuminista e marxista... Che cultura è ormai se, come Montale suo sacerdote lamenta, in essa è diventato impossibile ogni giudizio di merito (cioè sul valore: di un'opera, di uno scrittore, eccetera)?». Pensateci: non sembra parlare del caso Jebreal? Pure ai «dem» è vietato esprimersi sul merito, perché niente «discriminazioni» vuol dire niente scelte. In queste condizioni, proseguiva Corti, la cultura (specie quella di sinistra) «non è più cultura dunque, ma luogo incolto, dove ogni erba può crescere e quanto più è parassitaria delle altre, tanto meglio alligna». Ecco dove siamo oggi: al trionfo di un parassita che corrode le menti. E che alcuni si ostinano ad alimentare, forse perché della mente non sanno che farsene.
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)