2021-11-05
Arriva la vendetta del cardinale Pell. Potrà testimoniare contro Becciu
Il cardinale George Pell (Ansa)
Il prelato è a conoscenza dei segreti finanziari del Vaticano. «La segreteria di Stato impedì i controlli sulle spese pazze».Il cardinale George Pell, ex prefetto per l'Economia del Vaticano, torna far sentire la sua voce. E, dopo aver scontato in Australia persino il carcere per le accuse infondate di pedofilia su due chierichetti, concede in 2 interviste su Corriere e Stampa il suo punto di vista sul processo che vede al centro gli investimenti della segreteria di Stato ai tempi di Angelo Becciu, compreso l'acquisto dell'immobile di Sloane Avenue nel 2013. Pell - che è stato assolto da ogni accusa lo scorso anno dopo quasi 3 anni di gogna -, attacca proprio il cardinale sardo. «La Segreteria di Stato impedì i controlli finanziari. Becciu compreso», rivela. E poi aggiunge una postilla al suo caso giudiziario «in carcere perché incastrato? La crisi degli abusi sessuali è stata grande, sia per i crimini sia per il modo in cui i vescovi l'hanno trattata. E poi nel mondo anglosassone ci sono le “guerre culturali", io sono un conservatore, l'opposizione più forte alla secolarizzazione viene da noi, e questo era un altro elemento di difficoltà… Alcuni parlano di una connessione possibile tra i problemi nel mondo delle finanze qui e i miei problemi in Australia, ma non abbiamo prove. Sappiamo che del denaro è andato dal Vaticano in Australia, due milioni e 230.000 dollari, ma finora nessuno ha spiegato perché». Sono parole che valgono come pietre. E che non sono cadute nel vuoto. Secondo quanto risulta alla Verità le dichiarazioni di Pell sono considerate dagli inquirenti vaticani una fonte di spunti importanti e per questo l'ufficio del promotore di giustizia potrebbe valutare di sentire il cardinale australiano e di inserirlo nella lista dei testimoni. Ma al contempo hanno scatenato anche la reazione di Becciu che, sentito dall'Adnkronos, si è detto rammaricato «delle parole attribuite al cardinale Pell dalla stampa di oggi (ieri, ndr), relative alla stanca riproposizione, sia pure sotto forma di sospetto, di temi di notevole gravità. Dai fantasiosi collegamenti, ancorché in forma di dubbio, tra somme della Segreteria di Stato Vaticana e gli accusatori del processo che subì in Australia ad eccentriche enfatizzazioni del pensiero in ordine all'autonomia finanziaria della Segreteria». D'altra parte fino a giugno 2017 il porporato australiano è stato uno degli uomini più potenti d'Oltretevere, con un grande potere decisionale all'interno della curia in Vaticano. Papa Francesco lo aveva nominato prefetto della Segreteria per l'Economia con l'obiettivo di rendere trasparenti le finanze vaticane. Ora Pell è tornato a vivere in Vaticano e, al Corriere, ha ricordato il lavoro di messa in sicurezza delle finanze svolto fino al 2017. «Abbiamo introdotto la metodologia di controllo che oggi tutto il mondo utilizza. Abbiamo scoperto un miliardo e 300.000 euro qua e là negli uffici. Abbiamo preparato per la prima volta un budget prima dell'inizio dell'anno finanziario. Sono cose fondamentali». Non solo. Pell articola le accuse a Becciu, spiegando che anche lui «diceva che il Revisore dei conti non aveva autorità di entrare in Segreteria di Stato. Questo era assolutamente falso. Era scritto che il Revisore aveva autorità, anche noi avevamo l'autorità di controllare come Segreteria per l'Economia. Ma c'era sempre resistenza. Se il Revisore o noi avessimo potuto entrare prima, avremmo salvato tanto, tanti denari a Londra e in altri posti». Rispetto al processo, Pell si augura di poter «salvare» il Vaticano dai «buchi milionari» degli anni passati, «alcune cose erano iniziate prima, ma in qualche altra situazione lo abbiamo fatto. Il Santo Padre mi ha detto: lei aveva detto tante cose giuste». La prossima udienza del processo è prevista per il 17 di novembre. Nel frattempo mercoledì sono scaduti i termini di consegna delle video registrazioni imposte con un'ordinanza dal presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone. I promotori di giustizia Gian Piero Milano e Alessandro Diddi hanno depositato 52 dvd che contengono file audio e video con all'interno le deposizioni degli altri indagati, tra cui il broker inglese Gianluigi Torzi, il finanziere Andrea Mincione nonché quelle di Enrico Crasso, altro uomo della finanza svizzera per 27 anni gestore del patrimonio riservato della Segreteria di Stato. Soprattutto all'interno dei documenti ci sono anche le parole di uno dei testimoni chiave dell'accusa, ovvero monsignor Alberto Perlasca, ai tempi dei reati contestati capo dell'ufficio amministrativo della Segreteria di Stato. Parte dell'impianto accusatorio su Becciu si basa proprio su queste registrazioni, anche se, secondo una nota congiunta degli avvocati difensori, «dalle registrazioni sono stati omissati brani di dichiarazioni ad insondabile giudizio del promotore, in ragione di asserite “esigenze investigative"». Secondo la nota gli «“omissis" riguardano anche i video delle dichiarazioni di monsignor Perlasca». Con La Verità Diddi ha commentato la posizione dei difensori definendola «una polemica molto pretestuosa». A metà ottobre la Cassazione aveva integralmente annullato l'ordinanza del Tribunale del riesame di Roma che aveva confermato la misura cautelare emessa a carico di Torzi dal gip romano per le ipotesi di auto riciclaggio dei soldi ottenuti dal Vaticano per l'acquisizione della proprietà del palazzo di Londra.
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