
Non è una novità che esistano alcuni gruppi di pressione che, già da alcuni anni, spingono per uno sdoganamento della pedofilia. Mai era però successo che ad assumere posizione così scioccante fosse un’organizzazione in qualche modo collegata a un partito di governo. Comprensibile, quindi, lo stupore che suscitando in queste ore una dichiarazione al riguardo emersa in Rete a firma dei Jonge democraten, letteralmente i Giovani democratici, l’ala giovanile «indipendente» dei Democraten 66 (D66), forza politica socia-liberale olandese che fa parte della coalizione di quattro partiti che sostiene la premiership di Mark Rutte.
Va subito precisato che non si tratta di un vero e proprio comunicato ufficiale dei Giovani democratici, bensì di verbali interni di un’assemblea risalente al giugno 2019 - non è chiaro se dell’intera realtà o del solo gruppo di Amsterdam -, che però non erano mai stati pubblicati e, soprattutto, mai erano usciti dal circuito informativo dei Paesi Bassi. Da quei verbali, si evince come nel corso dell’assemblea dei Jonge democraten siano state formulate diverse tesi sconvolgenti.
La prima è che la «pedofilia è un orientamento sessuale con cui si nasce». Considerandola un mero orientamento sessuale, l’organizzazione giovanile ha altresì suggerito che la pedofilia dovrebbe esser presentata ai minori come tale all’interno del curriculum di educazione sessuale scolastica al fine di fornire loro le informazioni essenziali di quella che è considerata una «identità» stigmatizzata. Conseguentemente, sempre nel corso dell’assemblea, i Giovani dem olandesi - che consentono l’adesione a soggetti dai 12 ai 30 anni ed hanno capitoli in diverse città del Paese - si sono trovati concordi nell’affermare che «nelle scuole secondarie dovrebbe essere impartita un’istruzione sulla pedofilia come orientamento sessuale».
Una simile svolta, nell’ottica dei Jonge democraten, appare motivata dal fatto che «molti pedofili considerano il suicidio», dato che la pedofilia non è un’«identità» rispettata. Non è finita. Nel corso dello stesso incontro, i giovani progressisti olandesi hanno pure adottato una risoluzione sui materiali sugli abusi sessuali sui minori. Pur prendendo atto come, secondo le leggi vigenti, «produrre, possedere, visualizzare e distribuire materiale pedopornografico virtuale costituisce un reato», l’organizzazione giovanile ha dato il suo appoggio alla «pornografia infantile virtuale», asserendo che «la visualizzazione di materiale pedopornografico virtuale potrebbe forse aiutare i pedofili a conoscere i propri sentimenti senza nuocere ad altre persone».
Per non farsi mancare nulla, nella medesima occasione si è pure dato il placet al «cambio di sesso» per i minori: «L’assistenza alla transizione deve essere disponibile per tutti coloro che soffrono di disforia di genere. Essa deve essere assicurata collettivamente». Non sembra essere pertanto un caso che il primo rappresentante maschio apertamente transidentificato nel parlamento olandese, Lisa Mianti van Ginneken, sia stato eletto nel 2021 in quota D66. Sempre van Ginneken, dal 2017 al 2021, era alla presidenza di Transvisie, gruppo favorevole alla somministrazione dei bloccanti della pubertà per i minori con disforia di genere.
Ma torniamo al verbale dei Giovani democratici. Per capirne di più sul documento e soprattutto sulla posizione del partito cui essi sono collegati, il giornalista Tamás Orbán ha provato, per conto del portale European Conservative, a contattare dei responsabili del D66: nessuna risposta. Su Twitter c’è chi ha provato a contattare direttamente Kalle Duvekot, presidente nazionale dei Giovani democratici, ma dal suo profilo non trapela nulla sull’esplosiva vicenda; il che pare assai grave.
Anche perché, se da una parte è vero che nei Paesi Bassi spinte pro pedofilia non sono certo nuove - era il 31 maggio 2006, quando il Corriere della Sera dava la notizia della nascita, in Olanda, di Nvd, presentato come «il partito dei pedofili» - dall’altra i Giovani democratici non sono affatto una realtà marginale, tutt’altro. Con oltre 3.500 membri, rappresentano infatti una delle più grandi organizzazioni politiche giovanili del Paese, e il fatto che essa sia «affiliata» alla forza social-liberale D66, che è partito di governo, rende quel verbale d’assemblea pro pedofilia qualcosa di inaudito. Quel che è sicuro è che i Jonge democraten non sono nuovi a posizioni assai forti.
Basti pensare che già nel 2017 avevano appoggiato con convinzione l’abolizione degli indicatori di sesso sui documenti di viaggio, sostenendo che «non tutti si identificano come maschi o femmine. Ci sono anche persone che scelgono di presentarsi come donne in alcuni giorni e come uomini in altri giorni. La scelta del genere e della registrazione del genere è difficile per loro». Non si tratta di dichiarazione estrema come quella pro pedofilia ma, insieme a quanto ricordato in favore ai baby trans, rende quanto affermato in quei verbali del 2019 tristemente plausibile.






