2025-03-01
Orrore globale: arrestati 25 pedofili con materiale porno creato dall’Ia
L’operazione dell’Europol è stata rallentata dall’assenza di legislazioni nazionali sull’Intelligenza artificiale. Maxi retata anche in Italia: in manette 34 uomini che abusavano di minori e diffondevano video e foto via chat.La notizia dei 25 arresti per contenuti pedopornografici, eseguiti simultaneamente in 19 Paesi assieme a 33 perquisizioni domiciliari e con il sequestro di 173 dispositivi elettronici, è ancora più inquietante perché i sospettati facevano parte di un gruppo criminale i cui membri erano impegnati nella distribuzione di immagini di minori interamente generate dall’Intelligenza artificiale (Ia). L’operazione Cumberland, ancora in corso e guidata dalle forze dell’ordine danesi, ha identificato 273 sospettati e altri arresti sono previsti nelle prossime settimane. È uno dei primi casi che ha coinvolto materiale di abuso sessuale su minori (Csam) generato da Ia, quindi particolarmente impegnativo per gli investigatori, che si muovono in assenza di un’apposita legislazione nazionale. Catherine De Bolle, direttore esecutivo dell’Europol che assieme alla Joint Cybercrime Action Taskforce (J-Cat) ha coordinato le diverse forze di polizia coinvolte nell’operazione, ha dichiarato: «Queste immagini generate artificialmente sono così facilmente create che possono essere prodotte da individui con intenti criminali, anche senza una conoscenza tecnica sostanziale. Ciò contribuisce alla crescente prevalenza di materiale di abusi sessuali su minori e, con l’aumento del volume, diventa progressivamente più difficile per gli investigatori identificare i colpevoli o le vittime. Le forze dell’ordine dovranno sviluppare nuovi metodi e strumenti investigativi per affrontare queste sfide emergenti». Infatti, anche nei casi in cui il contenuto è completamente artificiale e non viene raffigurata alcuna vittima reale, il Csam generato dall’intelligenza artificiale contribuisce comunque all’oggettivazione e alla sessualizzazione dei bambini, moltiplicandone gli abusi. Gli arresti sono stati effettuati in Germania, Austria, Belgio, Spagna, Francia, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia, Svizzera, Bosnia ed Erzegovina, Repubblica Ceca, Ungheria, Islanda, Nuova Zelanda, Australia. Gli utenti, dietro pagamento online, ottenevano una password per accedere alla piattaforma generata da un cittadino danese arrestato nel novembre 2024, e così guardare i bambini che venivano abusati. L’Internet Watch Foundation (Iwf), un ente di beneficenza inglese con sede a Histon, nel Cambridgeshire, impegnato a fermare gli abusi sessuali sui minori online, avverte che sul Web vengono prodotte e diffuse sempre più immagini di violenze su minori realizzate tramite intelligenza artificiale. Nella ricerca condotta lo scorso anno, l’ente ha verificato che, nell’arco di un mese, sono state scoperte su un dark website 3.512 immagini di abusi realizzati tramite Ia. Secondo il National Police Lead for Ai, ci troviamo di fronte al più grande uso criminale dell’Intelligenza artificiale. «I bambini che hanno subito abusi sessuali in passato ora vengono resi vittime di nuovo, con immagini dei loro abusi trasformate in merci per addestrare modelli di intelligenza artificiale, o alterate in una categoria di abuso più estrema [...] Per ciascuna di queste vittime e sopravvissuti, il materiale di abuso è stato riprodotto su una scala inimmaginabile». La pedopornografia generata dall’Ia «normalizza l’abuso», afferma Iwf, e mentre al summit di Parigi diversi capi di Stato hanno denunciato «l’eccessiva regolamentazione» dell’Ia, non è stata affrontata la questione sicurezza dei bambini contrastando l’uso improprio della tecnologia e la diffusione di materiale degli abusi sessuali compiuti. Inoltre, deve essere introdotto un nuovo reato per il possesso di manuali di Intelligenza artificiale che forniscono istruzioni su come i trasgressori possono modificare gli strumenti di generazione di contenuti per creare immagini di orrende violenze.Anche in Italia si è appena conclusa una vasta operazione contro lo sfruttamento sessuale dei minori online, condotta in 56 città dagli specialisti del Centro operativo per la sicurezza cibernetica (Cosc) di Catania, in collaborazione con gli esperti del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (Cncpo) del Servizio polizia postale. L’indagine denominata Hello ha prodotto 115 perquisizioni domiciliari e 34 uomini di età compresa tra 21 e 59 anni sono stati arrestati in flagranza di reato con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico. Le migliaia di file trovati nei dispositivi informatici mostrano bambini abusati in età infantile ed episodi di zooerastia (perversione sessuale su animali), sempre con vittime minorenni. Due persone avevano anche immagini e video autoprodotti con abusi sessuali su bimbi, che la polizia ha già identificato. Il lavoro delle forze dell’ordine è stato particolarmente complesso perché, oltre ad avvalersi dell’anonimato in Rete, la maggior parte degli indagati faceva ricorso a sofisticati sistemi di crittografia e all’archiviazione in cloud per occultare il materiale illecito, rendendone difficile l’individuazione. E sono state scoperte chat pedopornografiche «frequentate da persone che avevano nickname come “niño con animales” e “niño primeros da zero a sei anni”», ha rivelato il procuratore di Catania, Francesco Curcio. Il fenomeno della pedopornografia online è «in crescita», lo si «deve contrastare, e noi lo contrastiamo», ha dichiarato il capo della Procura. Aggiungendo: «Naturalmente sarebbe necessario prevedere delle misure più incisive di carattere restrittivo nei confronti delle persone che fanno questo ignobile commercio».
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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