2024-01-26
Pd suicida: epurata la dissidente sull’eutanasia
Anna Maria Bigon non è più vice segretario del partito a Verona dopo che il suo non voto era risultato decisivo per affossare la legge in Veneto. Intanto insorge l’ala cattolica dei dem: Delrio parla di «brutto segnale» mentre Pierluigi Castagnetti bolla la punizione come «sconcertante».Quello che è accaduto lo scorso 16 gennaio nel Consiglio regionale del Veneto, con la mancata approvazione del disegno di legge d’iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito, è andato di traverso non solo al governatore Luca Zaia, che l’aveva appoggiata, ma pure al Partito democratico. Infatti, se quel provvedimento sul fine vita si è arenato in Aula - per essere poi rinviato in commissione -, è stato soprattutto per il voto di dissenso della dem Anna Maria Bigon. Una presa di posizione, quella del consigliere del Pd, che non ha mai fatto mistero di provenire da una famiglia cattolica, che aveva subito sollevato malumori interni al suo partito.Ebbene, nella giornata di ieri si è consumato il redde rationem. Sì, perché il consigliere Bigon è stato silurato dal partito, che l’ha destituito dall’incarico di vicesegretario provinciale dei dem di Verona. La decisione è stata assunta dal segretario provinciale del Pd veronese, Franco Bonfante, che l’ha presentato come un atto proprio ma, al tempo stesso, di «trasparenza». «È una mia scelta, una scelta politica», ha dichiarato Bonfante all’Adnkronos, «non ho condiviso la decisione di Bigon, specie nel metodo. Non si poteva far finta di nulla».Il segretario provinciale, quasi a voler provare a tenere fuori dall’intera vicenda i vertici del partito guidato da Elly Schlein, ha voluto ribadire la propria paternità della decisione: «Non voglio coinvolgere nessun altro dell’esecutivo, della direzione o del partito al quale eventualmente risponderò della decisione nelle sedi e organi competenti». «Non credo nelle sanzioni disciplinari su temi etici ed è corretto che sia lasciata libertà di voto per motivi di coscienza», ha aggiunto sempre Bonfante, «ma chi la pratica deve essere consapevole delle conseguenze politiche, a maggior ragione se vi erano alternative, come l’uscita dall’aula con una contemporanea dichiarazione esplicativa».In realtà, per quanto il segretario del Pd veronese tenti di presentare solo come sua la pesante decisione, essa riflette crepe ben più profonde in seno ai dem. Basti ricordare che Anna Maria Bigon, nell’esporre le ragioni di quel suo voto di astensione risultato decisivo per fermare la norma veneta sul suicidio assistito, non solo non aveva parlato d’un gesto improvviso ma aveva subito spiegato d’essersi mossa in accordo con Graziano Delrio. «Ho condiviso tutto il mio percorso con Graziano Delrio, l’ho sentito anche ieri durante il Consiglio. Era un voto di coscienza e io penso che non dobbiamo ingannare nessuno». Con l’occasione, Bigon aveva perfino tentato di difendere il suo partito, nonostante i mal di pancia interni che iniziavano ad avvertirsi: «Credo che il Pd abbia una ricchezza importante che è quella di rappresentare diverse sensibilità». La decisione maturata ieri dimostra, però, come le «diverse sensibilità» non siano esattamente il piatto forte della formazione guidata dalla Schlein. Che adesso potrebbe subire ulteriori scossoni se si pensa che proprio Delrio, quando sul consigliere Bigon erano iniziate ad addensarsi critiche da parte dei dem, in una intervista rilasciata ad Avvenire era stato assai netto: «Se Bigon fosse sospesa, mi autosospenderei anch’io dal partito». E poi ieri, dopo il siluramento: «La decisione è un brutto segnale. È inammissibile che si voglia processare una persona per le sue idee, non può essere accettato». Altri esponenti cattolici come Stefano Lepri e Silvia Costa, parlano di «scelta irragionevole». Perfino Debora Serracchiani, pur critica nei confronti dell’astensione di Bigon, ha sentenziato ieri: «Su un tema come il fine vita nel Partito democratico l’esercizio della libertà di coscienza non può essere punito».Nel frattempo, la sospensione della consigliera veneta sta già sollevando un polverone. Pierluigi Castagnetti, uno dei padri nobili dei cattolici democratici nel Pd, in un lungo post su Facebook ha espresso amarezza e incredulità: «Ciò che sta accadendo nel Pd di Verona è a dir poco sconcertante. Anche perché dubito che il tutto avvenga all’insaputa di organi “superiori”». «In ogni caso», ha aggiunto Castagnetti, «è rivelatore di una cultura del rispetto della libertà di coscienza di una propria tesserata che, in veste di consigliera regionale, ha osato avvalersi del diritto che la Costituzione riconosce a tutti i legislatori di non essere sottoposti a vincolo di mandato».In effetti suona singolare che un partito come quello guidato dalla Schlein, che del tema dei diritti ha fatto la propria bandiera, finisca poi con il negarlo - o comunque con il non riconoscerlo - a una propria esponente, rea solamente, dinnanzi a un tema delicato come quello del suicidio assistito, di averne fatto valere uno fondamentale, di diritto: quello della libertà di coscienza.
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