2024-02-16
«Pd e M5s preparano altre trappole per la commissione sulla pandemia»
Giuseppe Conte e Roberto Speranza (Imagoeconomica)
Il viceministro di Fdi Galeazzo Bignami: «Pur di non farla partire, rallenteranno la nomina dei loro membri. Dovremo evitare le audizioni a pioggia, ma parleremo anche di effetti avversi dei vaccini. Dando voce a chi è stato censurato».L’Aula deve inchiodare i giallorossi su ritardi, bugie e omissionidurante l’emergenza. Sotto esame pure il green pass di Draghi. Lo speciale contiene due articoli.Galeazzo Bignami è viceministro dei Trasporti in quota Fratelli d’Italia, ma è anche l’esponente politico che più si è battuto perché la commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia diventasse realtà. L’approvazione in Aula avvenuta mercoledì è soprattutto un suo successo. Ma non c’è grande spazio per i festeggiamenti, perché il percorso che attende la commissione non è dei più facili. «Parliamo di una commissione bicamerale, quindi particolarmente forte, dotata di poteri significativi, ma che ha una fluidità di azione che passa necessariamente dalla capacità che si avrà di gestirla», dice Bignami.Nel senso che ci saranno molti ostacoli?«Beh, abbiamo visto la cagnara che ha accompagnato l’approvazione, le reazioni scomposte dentro la Camera di qualcuno… Mi pare che ci sia tutta la volontà di evitare che si apra una discussione su temi concreti. L’onorevole Alice Buonguerrieri ha illustrato tutte le ragioni per cui è necessario fare questa commissione e in risposta c’è stata una gragnuola di insulti di ogni tipo. È chiaro quindi che il percorso di questa commissione sarà disseminato di ostacoli finalizzati a evitare che si parli del tema vero: che cosa è successo durante la pandemia e come è stata gestita».Quali potrebbero essere questi ostacoli? «Penso al primo. Adesso per poter far partire la commissione i vari gruppi parlamentari devono indicare i nomi dei componenti: vedremo già dai tempi che ci metteranno Pd, 5 stelle, Azione, Italia viva, ma anche Fratelli d’Italia, Lega e tutti gli altri a indicarli. Vedremo se avranno la volontà di garantire la funzionalità di questa commissione che è legge. Vedremo quale gruppo parlamentare sarà più solerte e quale meno solerte e già da lì capiremo da chi dobbiamo aspettarci sorprese». C’è un tempo massimo per l’indicazione dei nomi?«I nomi vengono indicati sulla base della composizione dei gruppi parlamentari, non c’è un termine perentorio. Ma se, mettiamo, il gruppo del Pd non indica i nomi, che cosa succede?».Appunto, che succede? «Non è che la commissione può partire senza i nomi indicati dal gruppo Pd, no? Insomma, se qualcuno mettesse in campo dei meccanismi dilatori sarebbe già un primo ostacolo, ma ci aspettiamo di tutto. E qui mi permetto di fare una sorta di appello».Quale?«Credo che la cosa più importante sia il modo in cui si organizzeranno i lavori: è necessario che tutti coloro che vogliono partecipare alla ricerca della verità si organizzino. Abbiamo detto che ci sarà da parte di molti la volontà di ostacolare, di creare ostruzionismi, di creare dei diversivi perché la commissione non entri nei temi caldi. Ebbene, se avremo, per dire, 100 comitati dei parenti delle vittime del Covid che vogliono essere tutti auditi, mettiamo anche che ci siano due sedute a settimana, sono 50 sedute, quindi dovremmo dedicare un anno intero soltanto a questo. Se avremo 50 virologi che vogliono essere uditi, dovremo spendere un altro anno…».Insomma, si dovrà cercare di mettere dei limiti, circoscrivere. A questo proposito: quale sarà il perimetro d’azione della commissione? Fin dove potrà indagare? Conte e Speranza si comportano come se questa commissione fosse un fucile puntato contro di loro. Ma a quanto risulta questo organismo potrebbe indagare anche sull’operato del governo Draghi.«Sinceramente sono sorpreso dall’ossessione che Conte e Speranza hanno nei confronti di questa commissione di inchiesta. Io voglio dire a tutti quelli che vogliono cercare la verità che possono essere sereni e tranquilli. Certo: se qualcuno ha paura della verità fa bene a preoccuparsi. La commissione però non è un esame penale, non deve svolgere ruoli supplettivi della magistratura. Questo è un esame finalizzato a verificare che cosa si è fatto, anche perché la normativa europea dice che bisogna mettere in campo le cosiddette revisioni dopo l’azione. Hanno paura di questo? Mi sorprende… Che qualcosa non abbia funzionato nella gestione della pandemia è evidente, ma dovrebbero essere loro i primi a essere contenti, a venirci a dire perché hanno fatto bene ad agire in un certo modo, no? Invece mostrano una preoccupazione che denota un nervosismo poco comprensibile».Da Conte e da Speranza sono arrivati anche nei suoi confronti attacchi piuttosto pesanti… «Sì, ma non credo che ci si debba fare intimidire da queste cose».Restiamo un momento su Speranza. Mario Giordano a Fuori dal Coro ha mostrato un servizio molto forte: l’incontro fra un danneggiato da vaccino e l’ex ministro. Che lo ha trattato come se fosse un assassino.«Io le posso dire questo. Non ci apprestiamo a iniziare i lavori della commissione con certezze granitiche su come il vaccino ha agito sulle persone, sulle reazioni avverse. Saremo neutri: significa che vogliamo ascoltare tutti. Chi fino a oggi ha avuto il bavaglio o è stato vittima di pregiudizi perché non bisognava disturbare il manovratore, deve avere il pieno diritto di raccontare le cose come le ha vissute. Poi la commissione si farà la propria opinione, ma senza pregiudizi. Non ci possono essere bavagli, non ci possono essere ostracismi, non ci possono essere divieti di parlare, non ci possono essere anatemi come quelli che abbiamo sentito negli anni passati. Cose tipo “rinchiuderemo le persone come sorci dentro casa”. Cose come queste hanno evidentemente rappresentato un affronto per tante persone, le quali hanno pagato un prezzo molto alto per quanto accaduto».Sta dicendo che in commissione ci potrebbe essere spazio anche per i danneggiati e per coloro che hanno subito effetti avversi?«Purtroppo non possiamo risarcire chi ha subito dei danni, perché come dicevo prima questa commissione ha una funzione di inchiesta. Però i temi che verranno affrontati sono tanti. Parleremo del piano pandemico, dei verbali della task force di Speranza, ma anche di tanto altro».Mi permetto di dare un paio di indicazioni. Si dovrebbe indagare anche sul ruolo di Aifa e sulle imposizioni come «tachipirina e vigile attesa»… «La nostra deputata Alice Buonguerrieri lo ha detto esplicitamente. Ha parlato dei protocolli che non sono stati considerati e degli altri - come tachipirina e vigile attesa - che sono stati presentati come l’unica soluzione. Però c’è anche tutto un altro versante che io credo non si debba perdere di vista».Ovvero?«Nel corso della pandemia sono stati spesi milioni e milioni di euro spesso in deroga alle discipline che normalmente presidiano l’evidenza pubblica e credo che sia importante che la commissione verifichi anche questo. I soldi dove sono andati, che fine hanno fatto, a che cosa sono serviti? Chi ne ha tratto beneficio?».Stiamo parlando dei banchi a rotelle, delle primule di Arcuri o di che altro?«Banchi a rotelle, primule, mascherine, dispositivi di ogni ordine e grado, ma anche i vaccini stessi. Se non ricordo male, nel suo libro Speranza diceva di aver firmato dei contratti per i vaccini. Ma non risulta che abbia firmato contratti, risulta anzi che sia stata la Commissione europea a firmare i contratti. E allora perché Speranza disse quella cosa? E ancora: perché Ruocco, il segretario generale del ministero della Salute, informò la task force che a dispositivi di protezione eravamo messi male e dopo tre giorni partirono tonnellate di materiali da Brindisi per la Cina? Queste sono tutte cose che si dovranno andare a verificare».Immagino che sentirete anche virologi ed esperti. Compresi alcuni di quelli che hanno molto predicato (e predicato male) durante la pandemia…«Sarò chiaro: non vogliamo commettere lo stesso errore ribaltato dall’altra parte. Cioè non vogliamo impedire a qualcuno di venire in commissione a dire come la pensa. Ma se quel qualcuno crede di poter venire e di diffondere il verbo, confondendo l’atto di fiducia nei confronti della scienza con un atto di fede, si sbaglia. Sentiremo tutti, anche coloro a cui è stato impedito durante la pandemia di dire la propria opinione».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/pd-m5s-preparano-trappole-commissione-2667293900.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="piani-segreti-sprechi-diktat-cosa-temono-conte-e-lex-ministro" data-post-id="2667293900" data-published-at="1708037214" data-use-pagination="False"> Piani segreti, sprechi, diktat: cosa temono Conte e l’ex ministro «Plotone d’esecuzione politico». Ecco cos’è la commissione d’inchiesta sul Covid, secondo Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Ma se l’organo parlamentare potrà far fuoco - metaforicamente - sui padroncini dell’Italia nell’era pandemica, è perché sono stati loro, con errori, omissioni e vessazioni, a inserire i colpi in canna. I due fenomeni tremano e sbraitano perché, se le cose andranno come devono andare, saranno inchiodati alle loro responsabilità. L’ex assessore all’Urbanistica, catapultato con Cencelli al ministero della Salute, non avrà piacere che si faccia luce - citiamo il testo istitutivo della commissione - su «documenti», «verbali di organi collegiali», «scenari di previsione» ed «eventuali piani sul contagio» che, nei primi mesi del 2020, furono «elaborati dal governo» o «sottoposti alla sua attenzione». Potrebbe finire agli atti del Parlamento ciò che era già venuto fuori dall’inchiesta di Bergamo. Ad esempio, la storia imbarazzante del «piano segreto» di cui un tecnico del dicastero, Andrea Urbani, parlò al Corriere il 21 aprile 2020, sostenendo che l’esecutivo aveva preferito tenerlo riservato per «non spaventare la popolazione». Un goffo tentativo di dimostrare che tecnici e politici non erano impreparati e che tuttavia, stando alle intercettazioni in mano ai magistrati, mandò su tutte le furie Speranza. Soprattutto perché gli «scenari di previsione», ossia le stime sull’andamento dell’epidemia, contenute nel documento top secret, si basavano su calcoli sballati della Fondazione Kessler. Per intenderci: a 38 giorni dalla scoperta del paziente 1, dovevano esserci 60 ricoverati in terapia intensiva; quella soglia fu superata in otto giorni. Nel frattempo, i pasticcioni al governo, dopo aver sprecato settimane a difendere gli involtini cinesi anziché gli italiani, avevano lasciato nel cassetto l’unico manualetto sulle emergenze sanitarie disponibile: il piano pandemico, mai più modificato dal 2006. Conte e il suo ministro considerano un delitto che qualcuno voglia capire «le ragioni del mancato aggiornamento»? Forse, non gradiscono che nella relazione conclusiva dell’indagine si citi, a imperitura memoria, la riunione della task force del 29 gennaio 2020, quando Giuseppe Ippolito, dell’ospedale Spallanzani, evocò il piano pandemico, venendo però snobbato dai colleghi Agostino Miozzo (Protezione civile), Silvio Brusaferro (Iss), Gianni Rezza (ministero della Salute), oltre che da Speranza. È il motivo per cui la commissione Covid proverà a stabilire come mai quel piano pandemico «e la sua attivazione non sono stati oggetti di considerazione da parte degli organismi istituiti dal governo». Quanto alle verifiche sul rispetto delle «normative internazionali», «compreso il Regolamento sanitario internazionale» dell’Oms, in Aula bisognerà evidenziare un dettaglio bizzarro: per anni, quando non aveva del tutto dimenticato di monitorarli, Roma si era data voti altissimi nelle autovalutazioni sui progressi in campo sanitario. Non solo per negligenze di Conte e Speranza: il grottesco rituale andava avanti dal 2011, con periodi di blackout, tra il 2012 e il 2015 e, di nuovo, nel 2017. Ma i giallorossi non hanno invertito la tendenza: nel 2019, lo Stato si attribuì un punto in più dell’anno precedente nel livello delle «capacità» elencate dal Rsi. Tra esse, la «sorveglianza», le «risorse umane» e i «laboratori». Di lì a poco, avremmo scoperto come funzionava veramente il sistema. Dopodiché, visto che la linea dell’ex premier e del collega piddino è di attribuire gli sbagli alle Regioni guidate dal centrodestra, c’è il capitolo delle «indicazioni» fornite dal governo agli enti locali. Le carte recentemente pubblicate in esclusiva dalla Verità possono tornare utili: attraverso le conversazioni del sindaco orobico, Giorgio Gori, con i plenipotenziari del partito, è possibile ricostruire la storia della mancata istituzione della zona rossa nella Bergamasca. Uno spaccato dal quale emerge, sullo sfondo delle pressioni esercitate dai grandi imprenditori locali per evitare le chiusure, la vera strategia che ispirò le decisioni dell’esecutivo: dietro il paravento della scienza, c’erano interessi di bottega e calcoli politici.È un’altra delle voci che toglie il sonno a Conte e Speranza: la prospettiva che si discuta se le misure restrittive adottate, le più severe del mondo dopo quelle prese in Cina, «fossero fornite di adeguato fondamento scientifico». Sarà l’occasione per smontare una volta per sempre l’epopea del lockdown, la mossa di «cieca disperazione» alla quale l’avvocato del popolo e il ministro si aggrapparono con tenacia. Al punto che, a Brusaferro, Speranza chiese esplicitamente di «non dare troppe aspettative positive» ai cittadini, pur di convincerli che era necessario prolungare a oltranza il sequestro. Delicatissimo, poi, è il tema degli sprechi. Intanto, quello di dispositivi medici, oggetto di «donazioni ed esportazioni». Dell’invio di mascherine a Pechino aveva parlato già il fratello di Gori, infettivologo, in una delle intercettazioni finite nell’informativa di cui vi abbiamo dato conto nei giorni scorsi. In compenso, altri 800 milioni di bavagli li comprammo dal Dragone, alla modica cifra di 1,25 miliardi. E come dimenticare le altre imprese del supercommissario, Domenico Arcuri? Dalle «primule» in cui vaccinare la gente, fino ai banchi a rotelle, la trovata geniale per riaprire le scuole, al culmine di una delle più lunghe interruzioni delle lezioni in presenza in Europa. Il nodo del «rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali costituzionalmente garantite», infine, sarà il banco di prova per il coraggio della commissione. I fari non andranno puntati solamente sullo stato d’emergenza e i dpcm di Conte, ma pure sulla stagione del green pass, quando a Palazzo Chigi c’era Draghi. Altrettanto vale per gli approfondimenti su «acquisti delle dosi di vaccino» ed «efficacia del piano vaccinale», oltre che sulla «revisione continua» dei loro profili di sicurezza. Dunque, sugli effetti avversi. Se l’avvocato e l’ex assessore hanno il fiato sul collo, è giusto che anche Mr Bce venga tirato in ballo. Ci sono circa tre anni e mezzo di tempo per rendere un servizio alla verità. Dovrebbero bastare: Conte, Speranza e Draghi ci hanno messo di meno a chiuderci in casa, imporci il ricatto del vaccino e farci credere che se ci ammalavamo era colpa nostra.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.