2022-05-10
Pd e grillini contro Draghi sull’Ilva
L'Ilva di Taranto. Nel riquadro, il grillino Mario Turco (Ansa)
Con il voto dei dem, un emendamento di Mario Turco (M5s) affossa il governo che voleva consentire all’azienda di aumentare la produzione e sopperire alle carenze di acciaio.La maggioranza di governo si è spaccata ancora una volta ieri nelle commissioni Industria e Finanze riunite al Senato per votare gli emendamenti al decreto «Contrasto effetti economici e umanitari della crisi ucraina». Il motivo: un emendamento presentato dal vicepresidente dei 5 stelle, Mario Turco, contro Ilva, che ha unito Pd e 5 stelle contro Lega, Forza Italia, e Italia viva. Era stato lo stesso Mario Draghi ad annunciarlo nella conferenza stampa di presentazione: «Con questo decreto estendiamo la garanzia di Sace all’Ilva per consentire all’azienda di aumentare la produzione e sopperire alle carenze di acciaio nel Paese», aveva detto il presidente il 18 marzo. Da li è partita la tarantella di Pd e 5 stelle per affossare il governo. L’articolo 10 infatti scaturiva da un altro tentativo di Draghi già affossato nel milleproroghe. Venivano spostati 575 milioni dalla disponibilità dei commissari dell’amministrazione straordinaria (proprietaria dello stabilimento) ad Acciaierie d’Italia (affittuario partecipato dallo Stato che lo gestisce). A differenza da come l’hanno raccontata gli esponenti politici impegnati nella campagna elettorale per le amministrative a Taranto, e in prima persona il tarantino Mario Turco e Francesco Boccia fido di Michele Emiliano, non venivano spostati soldi dalla bonifica alla produzione. Ma la campagna elettorale, e il bottino ingente di fondi destinati a Taranto, hanno trasformato l’iniziativa di Draghi in uno «scippo delle bonifiche». Niente di più falso: le bonifiche vere sono state bloccate proprio da Mario Turco perché Boccia provò a vincolare quei fondi alla nomina a commissario di Michele Emiliano, e M5s e Fi lo fecero saltare. Nella riproposizione nel decreto di marzo i fondi da 575 sono diventati 150. Eppure, è ricominciata la tarantella, sempre guidata dal vice Conte, Mario Turco, che ha presentato emendamenti soppressivi. Italia viva ha proposto di prendere quei 150 milioni dal fondo per il reddito di cittadinanza.Alla fine, ieri in commissione è stato votato l’emendamento soppressivo di Turco con parere contrario del governo espresso dal sottosegretario Cecilia Guerra per Articolo 1 e Federico Freni per la Lega (Giancarlo Giorgetti non c’era). A quel punto però il Pd, nonostante avesse avuto mandato da Simona Malpezzi e Antonio Misiani di votare contro, attraverso il senatore Stefano Collina non ha seguito l’indicazione di partito preferendo rincorrere i 5 stelle. Mario Marino, presente in commissione per Italia viva, ha commentato: «Su quell’emendamento c’era il parere contrario del governo, l’accordo era di non ripresentarlo, ma la smania elettorale è troppa e punta a far fibrillare il governo Draghi pur di risalire nei sondaggi».Ora il governo metterà la fiducia in Senato, e quindi l’articolo passa come voluto da Draghi.Resta da capire quando il governo metterà gli altri 4 miliardi che servono per il piano industriale dell’acciaieria di stato.Se per 150 milioni è successo questo putiferio, figuriamoci per il resto.
Jose Mourinho (Getty Images)