
Molti Vip non l'hanno mai presa e i giovani non la sognano più: l'automobile costa troppo e gli esami sono molto difficili.I giovani non sognano più la patente. Negli ultimi sei anni in Italia, secondo un rapporto Censis-Michelin, i neopatentati tra i 16 e i 44 anni sono diminuiti in una misura che va dal 12,7% al 15,5% a seconda delle fasce d'età. Oggi l'auto non rappresenta più uno status quo, né rispecchia quell'ideale di libertà di cui negli anni del boom non si poteva fare a meno. A disincantare i giovani dal fascino delle quattroruote ci sono i costi (per una patente B in Italia servono in media un migliaio di euro, per mantenere un'auto almeno 4.400 l'anno) ma anche gli esami sempre più difficili. Un sondaggio dell'Istituto Mup Research ha rivelato che gli automobilisti che lo hanno ripetuto almeno una volta sono oltre 6,2 milioni. Non va meglio agli aspiranti motociclisti. Dal 2 gennaio l'esame di pratica per la patente A è cambiato e, per adeguarsi alla normativa europea, i candidati devono sottoporsi a due nuove tracciati: il primo va percorso a bassissima velocità, l'altro prevede complicato slalom tra i birilli con frenata d'emergenza. Monica Ricci Sargentini del Corriere della Sera ha assistito alle prove nella sede della motorizzazione di Roma Laurentina. Risultato? Il primo giorno 9 bocciati su 10.Ma se per i giovani prendere la patente non è più un must, tra gli over 65 le licenze di guida sono aumentate di oltre il 32%: sintomo che a un certo punto della vita il bisogno d'indipendenza si fa sempre più forte. Da ultimo il caso di Filippo d'Edimburgo che, malgrado i suoi 97 anni, di smettere di guidare non ne vuol sapere. Non è bastato neanche lo scalpore destato dall'incidente in cui è rimasto coinvolto lo scorso 17 gennaio a farlo desistere. Quel giovedì stava tornando alla residenza reale di Sandrigham, nel Norfolk, quando, con la sua Range Rover, si è scontrato con una Kia e si è ribaltato. A suo dire era «stato accecato dal sole». Fortunatamente, nonostante non avesse la cintura, è rimasto illeso. Le due donne che viaggiavano sull'altra auto, però, hanno riportato ferite. A peggiorare la situazione il fatto due giorni dopo l'incidente il principe consorte s'è rimesso al volante senza legarsi. La guida senza cintura - che a un comune comporta una sanzione che va dalle 100 alle 500 sterline - a lui è costata solo un ammonimento ma, stando a l'Express, la polizia ha avvertito che se l'infrazione dovesse ripetersi potrebbero essere presi dei provvedimenti più severi, come il ritiro della patente. Va detto che la cintura non piace neanche alla Regina ma d'altronde lei - che guida da quando aveva 18 anni - non ha neanche la patente, non ne ha bisogno perché in Gran Bretagna è lei che rilascia la licenza di guida. La Regina d'Inghilterra imparò a guidare e a riparare camion mentre prestava servizio per l'Auxiliary Territorial Service, il ramo femminile dell'esercito britannico nel 1945. Ma secondo l'ex re dell'Arabia Saudita Abdullah, che nel 1998 ebbe l'onore di visitare la tenuta di Balmoral scarrozzato dalla regina Elisabetta II in persona, «guida uno Stato meglio di quanto non riesca a fare con una Land Rover».Fino al 24 giugno del 2018 l'Arabia Saudita era l'unico Paese al mondo dove le donne non potevano prendere la patente. In Italia la patente è stata istituita nel 1901. Inizialmente prevedeva anche il rilascio di un libretto sul quale dovevano essere annotate le eventuali contravvenzioni. Il primo italiano a cui fu rilasciata si chiamava Bartolomeo Tonietto, torinese, era lo chauffeur di casa Savoia. Sei anni dopo, il 5 giugno del 1907, a prendere la patente fu Ernestina Luisa Macchia Prola, torinese anche lei, fu prima donna ad avere una licenza di guida. Lo scorso 23 dicembre Michele Gai, ex militare poi commerciante di Cervo (Imperia), ha compiuto 103 anni e alla sua festa di compleanno, organizzata al centro anziani di San Bartolomeo, ci è andato con la sua auto che guida ancora senza occhiali. Vista l'età, ogni anno deve rinnovare la patente. Prossimo esame a dicembre 2019. Angela Merkel che ammise di essersi comprata la patente. Nel 2006 la cancelliera, in un'intervista al settimanale tedesco Bild, raccontò che quando aveva 26 anni diede dei soldi a un funzionario statale dell'ex Ddr perché la aiutasse a ottenere la licenza di guida. La Merkel diceva di aver avuto bisogno del triplo delle lezioni per imparare a guidare, ma alla fine dovette cedere alla prassi comune nella Repubblica democratica tedesca, quella di dare una mancia all´istruttore: «Solo così ho potuto avere la patente».«I primi mesi in Sardegna sono stati tristi, alle nove di sera non girava più nessuno. Stavo con gli altri scapoli, Cera, Nenè, Tomasini. Non avevo la patente e mi aggrappavo dietro al tram per andare da via Roma a casa, senza pagare. Poi presi in comproprietà una Fiat 600 con Cera e Cappellaro, andando a guidare di nascosto sulla pista dello stadio, per imparare. L'istruttore un giorno mi disse che mi avrebbe dato la patente se avessi segnato la domenica. Feci una doppietta a Verona e arrivò la patente» (Gigi Riva, attaccante del Cagliari dal 1963 al 1976).Carlo Verdone è stato respinto tre volte agli esami teorici della patente perché si presentava alla motorizzazione senza la trafila della scuola guida. Appena iscritto a una scuola guida, invece, fu subito promosso. Lo scorso novembre a Hemer, una cittadina nella Renania Settentrionale-Vestfalia, un diciottenne s'è visto ritirare la licenza di guida 49 minuti dopo aver passato l'esame. Per festeggiare la promozione ha invitato quattro amici a fare un giro in macchina e, preso dall'euforia, ha attraversato il centro città a 95 chilometri orari. Il cantante Ozzy Osbourne, appassionato di auto, prese la patente nel 2009, a 61 anni, dopo 20 tentativi andati male. Il primo nel 1974. Una volta si presentò brillo, un'altra di addormentò al volante: «Ero stato dal dottore subito prima e avevo preso un Valium». Non appena presa la patente si comprò una Ferrari e, 30 chilometri dopo, ha tamponato un avvocato che lo ha portato in tribunale. Da allora non guida praticamente più. Nel 2018, in Italia, sono state ritirate 42.662 patenti di guida e tolti 2.291.527 punti. Tredici invece le persone indagate per truffa, in particolare per le ipotesi di frode assicurativa e illecito conseguimento delle patenti di guida, altre 830 sono state denunciate. Nel nostro Paese ogni giorno 9 persone perdono la vita sulle strade. Woody Allen in Io e Annie viene fermato da un poliziotto che gli chiede la patente e lui, pur di non dargliela, la fa a pezzi: «Non la prenda sul personale, è che ho sempre avuto un grande problema con l'autorità».Francesco De Gregori ricorda ancora con orrore il viaggio in macchina per il Canada che fece con Fabrizio De André alla fine degli anni Settanta. De André non aveva la patente, non sapeva l'inglese, e s'ingelosì dell'autonomia nella lingua e nella guida di De Gregori. Arrivati su un'isola, racconta De Gregori, si mandarono a quel paese e proseguirono il viaggio ognuno per sé. Non hanno mai preso la patente il cantante Francesco Guccini che si sente «protetto dal Wwf come esemplare in via d'estinzione», i giornalisti Enrico Mentana che non l'ha mai voluta perché «a me da ragazzo piaceva camminare» e Bruno Pizzul che non è «in grado neppure di metterla in moto». Poi ci sono lo scrittore Ray Bradbury che era «terrorizzato dalle automobili» e il maestro Hugo Pratt. A fare da chauffeur al papà di Corto Maltese era Milo Manara che lo ricorda così: «Hugo era un grande personaggio, larger than life, come dicono gli americani. Non faceva distinzione fra la propria opera e la propria vita. Da veneziano non aveva la patente, io ero il suo autista: abbiamo girato assieme l'Europa per andare ai vari festival».«La prossima volta che nasco mi compro una limousine con annesso autista privato e me ne infischio dell'Atac e della sinistra» (così Giampiero Mughini, senza patente, in una vecchia intervista su Sette). Gianni Amelio ha la licenza, ma non guida la macchina. Come lui Cristiano Malgioglio: «Negli anni Settanta, in Sardegna, ho investito una pecora e l'ho uccisa. Da allora non guido più». Giuliano Amato, invece, sognava di fare il camionista, tanto che, già docente universitario, prese la patente D: «Lo feci con la consapevolezza di tenermi aperta una strada che probabilmente non avrei mai percorso, ma che mi piaceva sapere essere un'occasione possibile».
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





