2025-06-05
Passo indietro di Unicredit, il Tar in soffitta
Legacy codes
Andrea Orcel rinuncia alla sospensiva sul golden power per l’Ops su Bpm: aspetterà la sentenza. Si apre uno spazio per riprendere il dialogo con il Mef. Ma Castagna attacca: «Gae Aulenti ha anche chiesto di annullare la lettera con le prescrizioni del Tesoro».Chi ha detto che la vita in banca è noiosa? Nel risiko italiano ci sono più colpi di scena che in un film giallo. Ultimo episodio: il grande passo indietro di Unicredit davanti al Tar chiamato a decidere sul golden power imposto dal governo per circoscrivere gli effetti dell’Ops su Banco Bpm. Nessuna sorpresa: non è una ritirata ma solo un passo di lato nella speranza di aprire un «dialogo costruttivo», come preferisce definirlo Piazza Gae Aulenti. Andrea Orcel è sceso dalla torre più alta d’Italia che ospita la sede della banca per riaprire il colloquio con Palazzo Chigi.Il colpo di scena si è consumato ieri quando Unicredit ha rinunciato alla sospensiva urgente contro il golden power imposto dal governo sull’Ops per Banco Bpm. Strategia negoziale. La banca ha solo preferito abbandonare la procedura d’urgenza per «favorire un clima di confronto» col Tesoro. Il Tar ha fissato la nuova udienza al 9 luglio. Il problema? Secondo Andrea Orcel, se non arriva il verdetto, addio offerta: l’operazione diventa «non economica».Ma la ricostruzione ufficiale non piace a tutti. Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm, non crede affatto a questa volontà di dialogo. Offre, infatti, una ricostruzione diversa. Dice che «Unicredit ha chiesto fino alla sera prima dell’udienza l’annullamento della lettera con le precisazioni del Mef riguardo al golden power». Quindi, altro che dialogo costruttivo. Orcel, secondo la ricostruzione offerta dal capo di Banco Bpm, voleva solo mettere in mora Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia.Aggiunge che il giorno in cui questa «non offerta» uscirà dal radar la banca sarà più libera di muoversi sul territorio. La conferma nell’incontro di ieri con gli imprenditori della provincia di Milano. «Un’area», ha ricordato, «nella quale in quasi 160 anni abbiamo costruito legami duraturi basati su conoscenza e fiducia». Un impegno che trova riscontro «nelle erogazioni alle imprese del Paese che, negli ultimi cinque anni, hanno raggiunto quasi 100 miliardi».In questa partita si è fatta viva anche l’Europa. La Commissione Ue, dopo qualche riflessione, ha dato luce verde all’offerta di Unicredit. Nessuna indagine approfondita. La palla torna in campo italiano mentre si attende anche il parere dell’Antitrust europeo. Ma si sa, tra Roma e Bruxelles il telefono a volte prende solo a intermittenza.Nel frattempo, da Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel non sta a guardare. Il capo di Mediobanca ha convocato il patto di consultazione sull’11,87% del capitale per presentare ufficialmente l’offerta su Banca Generali. I soci storici (fra cui spicca la famiglia Doris, sia direttamente sia attraverso Banca Mediolanum) hanno applaudito. «Forte razionale industriale e finanziario», dice il nuovo presidente del patto, Alberto Pecci, che ha sostituito lo scomparso Angelo Casò. Tradotto: la mossa piace. Altro che Montepaschi.Già, perché quella di Mps, l’altra opzione strategica sul tavolo, è stata già bocciata dal board di Mediobanca, che ha fatto spallucce all’asse Caltagirone-Delfin. Un po’ perché il Monte dei Paschi è ancora un cantiere aperto, un po’ perché mettere insieme realtà tanto diverse come il gruppo toscano e la banca d’affari milanese non darebbe valore.Tuttavia, proprio Francesco Gaetano Caltagirone - l’uomo che non ama le mezze misure - ha chiesto di rinviare l’assemblea del 16 giugno. Vuole più dettagli sulla partnership strategica tra Mediobanca, Generali e Banca Generali. Ma Nagel non si scompone: trasparenza è stata fatta, risponde. E tira dritto.Intanto, fuori scena ma non troppo, Antonio Tajani, ministro degli Esteri e leader forzista che sulla frontiera fra politica e finanza gioca un ruolo di primo piano, invita tutti a «trovare una soluzione». Che vuol dire: fate pace e arrivate a una soluzione condivisa. A fronte di queste difficoltà c’è invece un’operazione che potrebbe andare in porto senza molte difficoltà Si tratta dell’Ops di Bper sulla Banca popolare di Sondrio. Le operazioni partiranno il 16 giugno sotto l’occhio vigile di Unipol, azionista di maggioranza di entrambe le banche.
Marco Risi (Getty Images)
Nel riquadro, la stilista Giuliana Cella
Eugenia Roccella (Imagoeconomica)