
Dopo l'addio a Intesa e la parentesi politica nel governo di Mario Monti, il dirigente riparte dalla vecchia occupazione. La sua Spaxs ottiene l'ok della Bce e si fonde con Interprovinciale. Sarà una boutique con lo scopo di portare in Borsa le piccole aziende.Corrado Passera torna al suo vecchio amore: il mondo bancario. È notizia di ieri, infatti, che la «sua» Spaxs ha ottenuto dalla Banca d'Italia e dalla Bce il via libera alla fusione con Banca Interprovinciale tramite l'acquisto del 99,3% del capitale sociale dell'istituto. Spaxs, di cui Passera è fondatore e amministratore delegato, è una special purpose acquisition company (Spac), un veicolo di investimento creato apposta per reperire le risorse finanziarie necessarie appunto per il perfezionamento di acquisizioni o fusioni. La nascita di Spaxs era stata annunciata a gennaio di quest'anno, e nello stesso mese era stato definito il collocamento istituzionale di azioni ordinarie per un controvalore di 600 milioni di euro. «La business combination con Banca Interprovinciale rappresenta il primo importante tassello nel progetto di creazione di una banca specializzata, completamente digitale, con un modello di business innovativo e una chiara focalizzazione su specifici segmenti molto dinamici e relativamente ancora poco serviti del mercato delle Pmi italiane», si legge nel comunicato aziendale. L'ok del cda di Spaxs è atteso per domani.«Spaxs entra, in soli due mesi, nel vivo del progetto imprenditoriale per cui è nata e di cui l'acquisizione di Banca Interprovinciale rappresenta un primo importante tassello», spiegava ad aprile Corrado Passera. «Banca Interprovinciale ha tutte le caratteristiche che stavamo cercando: è solida e sana, ha una struttura leggera e flessibile e ha dimensioni adeguate all'avvio del nostro progetto. Siamo quindi pronti una volta ottenute le necessarie autorizzazioni», proseguiva il redivivo banchiere, «a sottoporre ai nostri azionisti quella che riteniamo rappresenti la migliore opportunità per costruire una banca fortemente innovativa, specializzata nel sostenere le Pmi italiane». Una sorta di mini concorrente diMediolanum e del nuovo filone di banche che gestiscono l'Ipo delle piccole imprese italiane.Con l'annuncio di ieri, la breve e sfortunata parentesi politica di Corrado Passera può dirsi definitivamente archiviata. Prima di rispondere all'appello di Mario Monti nel novembre 2011, il manager comasco è stato nell'ordine direttore generale di Cir, direttore generale del gruppo Mondadori, ad di Banco Ambroveneto, ad di Poste Italiane e di Intesa Bci, che ha accompagnato alla fusione con San Paolo Imi, diventando infine amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. Rimane nel governo fino alla fine della legislatura nel 2013, in qualità di ministro dello Sviluppo economico e dei trasporti. Un anno dopo fonda il movimento Italia Unica, una sorta di clone di Scelta Civica, che a gennaio del 2015 si trasforma in partito vero e proprio. Tra i «magnifici dieci», le personalità individuate per avviare il cantiere del nuovo soggetto, spicca il nome di Giulia Bongiorno, oggi ministro per la Pubblica amministrazione nel governo guidato da Giuseppe Conte. Ma nel team iniziale troviamo anche la seconda moglie Giovanna Salza (già capo della comunicazione di Air One e Poste Italiane), gli ex Italia Futura Luca Bolognini e Nico Pannoli, il magistrato della Corte dei Conti, Mario Ciaccia, e il pedagogo Johnny Dotti. Nonostante gli sforzi anche economici per mettere a punto il nuovo partito, le voci parlano di 4 milioni di euro messi sul piatto personalmente dal manager, Italia Unica non sfonda. Nell'aprile 2016 Passera ritira la sua candidatura a sindaco di Milano, annunciando il sostegno al candidato del centrodestra, Stefano Parisi. Pochi mesi dopo lascia di stucco i suoi (pochi, in verità) seguaci politici annunciando un piano per il salvataggio di Monte Paschi di Siena. Tutto ciò che ottiene, oltre alla delusione dei fan, è una porta in faccia. «Siamo stati convocati in cda alle 14 di oggi dal presidente Massimo Tononi», scriveva amareggiato Passera il 29 luglio 2016, «il quale però intorno alle 11.30 ci ha comunicato che la convocazione era stata cancellata». Insomma, a Siena non ne hanno voluto nemmeno sapere di ascoltare il manager prestato alla politica. Forse deluso da tutti questi eventi, a settembre l'ex ministro decide di chiudere i battenti di Italia Unica. «Non siamo riusciti a convincere abbastanza italiani che la nostra Italia sta scivolando verso la povertà e che serve un cambiamento fortissimo per riportare fiducia e speranza nel Paese», spiegava Passera nel documento finale. Forse era destinato a fare il banchiere di nuovo.
Il Tempio di Esculapio, all’interno del parco di Villa Borghese (IStock)
La capitale in versione insolita: in giro dal ghetto ebraico a Villa Borghese, tra tramonti, osterie e nuovi indirizzi.
John Lennon e la cover del libro di Daniel Rachel (Getty Images)
Un saggio riscrive la storia della musica: Lennon si ritraeva come il Führer e Clapton amava il superconservatore Powell.
L’ultimo è stato Fedez: dichiarando di preferire Mario Adinolfi ad Alessandro Zan e scaricando il mondo progressista che ne aveva fatto un opinion leader laburista, il rapper milanese ha dimostrato per l’ennesima volta quanto sia avventata la fiducia politica riposta in un artista. Una considerazione che vale anche retrospettivamente. Certo, la narrazione sul rock come palestra delle lotte per i diritti è consolidata. Non di meno, nasconde zone d’ombra interessanti.
Gianrico Carofiglio (Ansa)
Magistrato, politico in quota Pd per un breve periodo e romanziere. Si fa predicatore del «potere della gentilezza» a colpi di karate. Dai banchi del liceo insieme con Michele Emiliano, l’ex pm barese si è intrufolato nella cricca degli intellò scopiazzando Sciascia.
(IStock)
Pure la Francia fustiga l’ostinazione green di Bruxelles: il ministro Barbut, al Consiglio europeo sull’ambiente, ha detto che il taglio delle emissioni in Ue «non porta nulla». In Uk sono alle prese con le ambulanze «alla spina»: costate un salasso, sono inefficienti.
Con la Cop 30 in partenza domani in Brasile, pare che alcuni Paesi europei si stiano svegliando dall’illusione green, realizzando che l’ambizioso taglio delle emissioni in Europa non avrà alcun impatto rilevante sullo stato di salute del pianeta visto che il resto del mondo continua a inquinare. Ciò emerge dalle oltre 24 ore di trattative a Bruxelles per accordarsi sui target dell’Ue per il clima, con alcune dichiarazioni che parlano chiaro.






