2025-03-22
Passa la linea italiana sull’arsenale Ue: «Niente debiti ma soldi dai privati»
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Nelle conclusioni del Consiglio europeo spicca la proposta caldeggiata dal ministro Giorgetti: salvaguardare la stabilità finanziaria degli Stati aprendo (con garanzie) a fondi non pubblici. Bruxelles rinvia la decisione.Erano previsti due giorni di incontri e riunioni per affrontare i numerosi temi urgenti dettati dalle congiunture internazionali, ma alla fine il Consiglio europeo si è esaurito in una sola, seppur lunga, giornata di vertice.Non si è trattato di un Consiglio operativo, questo si era capito già alla vigilia, ma la sostanza è che sui grandi temi è tutto rimandato al prossimo giugno in occasione di un nuovo vertice. Ucraina, Difesa, migranti e competitività: attorno a questo ruotava tutto con una grande priorità, che resta quella del riarmo e su questo non c’è accordo. Intanto il Piano cambia nome, Rearm Eu era stato considerato da tutti troppo divisivo.«Il nome “Readiness 2030” assegnato al piano per la difesa dell’Unione europea dice tutto, perché evidenzia un ambito più ampio, che non riguarda solo il finanziamento», ha detto il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, durante la conferenza stampa conclusiva del Consiglio. Oltre alla clausola di salvaguardia nazionale, ha spiegato il presidente dell’esecutivo comunitario, il piano include anche il progetto Safe, che include «infrastrutture, mobilità militare e le lacune in termini di capacità: dai missili ai droni, fino all’artiglieria e alla guerra digitale». «La prossima settimana, ha continuato Von der Leyen, «avremo la strategia preparatoria che mostra la seconda fase di Readiness 2030: dobbiamo essere preparati per potenziali crisi, come le calamità naturali». In effetti, ha concluso, «abbiamo iniziato in modo relativamente ristretto, ma ora il concetto è cresciuto». Suggestione, questa, suggerita dal governo Meloni che incassa una grande vittoria.Il Consiglio europeo «sottolinea l’importanza di mobilitare i finanziamenti privati per l’industria europea della difesa e invita la Commissione Ue a prendere in considerazione la possibilità di utilizzare ulteriormente i programmi dell’Ue, ad esempio basandosi sull’esperienza del comparto degli Stati membri InvestEu, tenendo conto del carattere specifico della politica di sicurezza e di Difesa di alcuni Stati membri», si legge nel testo di conclusioni.Significa, quindi, che passa la proposta italiana presentata per la prima volta dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, in occasione di una cena informale dell’Ecofin. La strategia messa in campo dal ministro mira a salvaguardare la stabilità finanziaria dell’Unione ed evitare la creazione di nuovo debito da parte degli Stati membri. Il piano mira a mobilitare investimenti privati fino a 200 miliardi di euro nei prossimi tre-cinque anni, con una garanzia pubblica dal valore di circa 16,7 miliardi attraverso la quale coinvolgere i fondi privati verso le imprese ad alta tecnologia del settore della Difesa, ad esempio nella sicurezza informatica, nella produzione avanzata, nell’intelligenza artificiale e nelle tecnologie a duplice uso.«Abbiamo chiesto di aggiungere al lavoro che è stato fatto, che carica tutto l’impegno sulla Difesa sul bilancio degli Stati nazionali, un’iniziativa che potesse mettere garanzie europee sugli investimenti privati», ha detto Giorgia Meloni a margine del Consiglio. Eppure, se da un lato si aprono spiragli di miglioramento, dall’altro si continua ad andare a rilento nonostante lo scorporo (sempre chiesto e ottenuto dall’Italia) delle spese per la Difesa dal computo del deficit ai fini del rispetto del patto di stabilità. Uno dei motivi per cui si stenta a prendere una decisione è che non si sa ancora quale livello di spesa militare in rapporto al Pil dovranno raggiungere gli Stati membri della Nato (si parla del 3,5% ma, salvo sorprese, la decisione è attesa a giugno).Fonti Ue danno per scontato che prima del Consiglio europeo di fine giugno si riunirà un altro summit straordinario. Ci si arriva facilmente considerato che, da quando si insediata la nuova amministrazione Trump alla Casa Bianca, i 27 leader europei si sono riuniti già tre volte nell’arco di poco più di due mesi, senza contare i vertici intergovernativi a Parigi e Londra. Insomma, prima di giugno non si formalizzerà nulla di concreto e, nel frattempo, a riarmarsi davvero e subito c’è solo la Germania. Da sola. Il neo cancelliere, Friedrich Merz, in poco tempo ha già cambiato la Costituzione ,ottenendo dal Bundestag l’approvazione per 1.000 miliardi di investimenti bellici a debito.Uscendo dal campo della Difesa, ci sono altre due le conquiste italiane in Europa. Meloni ha spiegato che, per la prima volta nelle conclusioni del Consiglio europeo, entra un riferimento alla neutralità tecnologica. «È stata una lunga battaglia italiana e non solamente italiana, così come entrano alcune risposte molto importanti per il settore dell’automotive», ha aggiunto. «C’è l’impegno della Commissione europea sulla sospensione delle multe per i produttori non in linea con gli obiettivi e l’anticipo della revisione sui target di emissione: entrambe le questioni rispettano totalmente la posizione italiana». Sul tema migranti è il ministro della Difesa, Guido Crosetto, a esprimersi: «Abbiamo spiegato che gestire due miliardi e mezzo di africani, sotto i 18 anni, poveri, per una nazione che ha la maggior parte degli abitanti in età avanzata, è difficile. E lo hanno capito. Il modo in cui l’Unione europea ha cambiato attitudine verso il tema dell’immigrazione, discusso al Consiglio europeo, è stato il risultato di una battaglia italiana».
13 ottobre 2025: il summit per la pace di Sharm El-Sheikh (Getty Images)
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