2022-01-26
Partiamo con i podcast. Si comincia con «Religione ecologia»
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Cosa saremmo disposti a fare per impattare di meno sull’ambiente? Qualunque cosa. Almeno alcuni di noi. «Religione ecologia», il nuovo podcast de La Verità, vuole esplorare l’altra faccia dell’ambientalismo, quella distruttiva, quella estremista.Vogliamo solo salvare la terra uccidendo l’uomo o vivere più in armonia con essa, consentendo un sano e giusto sviluppo economico? Gli interessi che si celano dietro il business ambientalista sono molti, ma hanno la faccia pulita. La transizione la pagheremo, ma qualcuno certamente si arricchirà. Nel frattempo un’intera generazione soffre di eco-ansia, decide di non fare figli perché inquinano troppo, stravolge la sua vita operando decisioni in funzione dell’ambiente, non capendo che il virtuosismo green non salva nessuno ma serve solo ad imporre una nuova egemonia. Siamo solo all’inizio di una crisi energetica che promette di non sparire presto, arrivata perché siamo diventati troppo sostenibili, troppo velocemente. Nel gioco della transizione i decisori sembrano puntare solo sulle rinnovabili, rifiutando idrogeno, nucleare o altre tecnologie in grado di decarbonizzare rendendo autonomi i Paesi. Per capire queste scelte è fondamentale analizzare i meccanismi di potere geopolitico e gli interessi economici che si trovano in ogni campo. Indietro non si può tornare, ma neanche correre in velocità al grido di «stop fossil now».Non esistono i buoni e i cattivi, come non esistono i negazionisti del green, ma anche qui il dibattito si è polarizzato e ogni tesi alternativa a quella che teorizza la fine del mondo in cui viviamo viene censurata e screditata. Dopo i negazionisti del Covid, sono stati identificati anche i negazionisti del green, per esser infilati nel grande calderone degli impresentabili. I paladini delle zero emissioni, contro i mostri del carbone. Ma non è proprio così, nel mezzo esiste un mondo. Nessuno vuole rimanere in casa perché l’aria è divenuta irrespirabile, ma neanche spegnere i riscaldamenti e morire di freddo. Smettere di produrre come prima, ma lasciare che gli altri Paesi continuino inquinando non potrà che segnare la fine dell’occidente. Va trovata una sintesi, ma l’ideologia green non aiuta il dialogo, lo affossa e porta solo odio e paura. Sono proprio questi sentimenti a far raccogliere consenso, come altre volte nel passato. Ed è per questo che oltre alle aziende, anche molti politici in tutto il mondo stanno cavalcando l’onda green per posizionarsi dalla parte dei buoni. È il caso della super star della politica americana, Alexandra Ocasio Cortez. Un’influencer ormai con ben 8 milioni di follower. È la leader delle squad, un gruppo di dem del congresso, arci femministe, socialiste e naturalmente ecologiste. La Ocasio Cortez è la madrina del Green New Deal americano e a Glasgow ha incendiato i cuori degli attivisti. In Europa abbiamo Nyke Slawik, membro 27enne del partito dei Verdi tedeschi. Passata alle cronache per essere la prima transgender eletta in Germania, ha avuto la capacità di capire perfettamente lo stato d’animo dei giovani sui temi dell’ecologia. È lei stessa a dire che è normale che i giovani sui temi del green si siano radicalizzati. «Questa è una questione di sopravvivenza». I toni apocalittici sono gli stessi che utilizza Greta Thurnberg, gli stessi capaci di ottenere consenso tramite la paura. L’attivista svedese e la sua causa è supportata da moltissime aziende accusate di non voler far altro che ripulirsi l’immagine in un mare di contraddizioni fra quello che si dice e quello che si fa. Come nel caso di Elon Musk diventato ricco e famoso grazie alla sua Tesla, la macchina elettrica per i ricchi, che un giorno decide di far crollare i bitcoin twittando che inquinano troppo (guadagnandoci, ma questa è un’altra storia) per poi fare a gara con Jeff Bezos a chi fa più giri intorno alla Luna, naturalmente inquinando moltissimo. Per chi predica bene e razzola male, la fine non sembra così vicina e forse, come scrive Michael Shellenberger, l’Apocalisse può attendere.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)