2025-04-23
Un papato ondivago che lascia una Chiesa confusa
Papa Francesco (Getty Images)
Non si è capito il suo vero pensiero su gay e donne. Sui pedofili fu severo solo a parole. E la gestione dei soldi non era limpida.«Il Papa è morto e anche i giornali non stanno tanto bene». La battuta non è mia ma di Roberto D’Agostino, anche se come lui, ieri mattina, sfogliando le prime pagine dei quotidiani, ho fatto la stessa riflessione. I titoli di Corriere della Sera, Repubblica e Messaggero erano identici: «Il Papa degli ultimi». Avvenire, Stampa e Tempo invece si sono sforzati per differenziarsi dal coro e in un tentativo di creatività hanno partorito, nell’ordine, un «Grazie Francesco», «Era Francesco» e «Ciao Francesco». Con l’occasione, hanno però pure dimostrato quanto conformismo regni nelle redazioni. Se di fronte alla scomparsa di un Pontefice che negli ultimi 12 anni ha rappresentato lo smarrimento dei cattolici e l’appannamento dei vertici della Chiesa, la sola cosa che la grande stampa sa fare è salutarlo o definirlo il difensore degli ultimi, vuol dire che il nostro mestiere, di cronisti e osservatori disincantati, si è definitivamente inginocchiato davanti ai luoghi comuni.Bergoglio da molti era amato, ma da molti altri avversato, e nascondere la realtà non credo serva a molto. Di certo, non serve a rendergli memoria e a riconoscere che a modo suo ha provato a cambiare la Chiesa, ma alla fine il suo tentativo è rimasto in mezzo al guado, contribuendo solo a confonderla un po’, senza che gli riuscisse di svecchiare le alte gerarchie e di portare la croce in mezzo ai giovani. Siamo sinceri: papa Francesco, pur cercando di essere popolare, non ha avuto il carisma di Karol Wojtyla, prova ne sia che il Giubileo da lui aperto si è subito dimostrato spento, al contrario di quello del Duemila, inaugurato da papa Giovanni Paolo II. Qualcuno obietterà che Bergoglio era malato da tempo, ma lo stesso si può dire del Papa polacco, che trascorse gli ultimi anni piegato su sé stesso, rifiutando i farmaci contro il Parkinson per paura di perdere la lucidità. So che i paragoni non si dovrebbero fare, ma Wojtyla non ha solo cambiato la Chiesa, ha anche contribuito ad abbattere il comunismo e le sue encicliche sono state e sono un punto di riferimento per tutti i fedeli. Non voglio essere ingeneroso, ma di papa Francesco che cosa rimane? Una lettera apostolica che tratta l’ambientalismo come se fosse un tema di dottrina e di attualità religiosa? A dirla tutta, credo che dei 12 anni di pontificato ci restino soprattutto le grandi contraddizioni. Qual era ad esempio il vero pensiero del Pontefice sui gay? Quello espresso nel 2013, quando disse «Chi sono io per giudicare?» un omosessuale o quello più recente, quando in un incontro davanti ai vescovi parlò senza imbarazzi di troppa «frociaggine» nella Chiesa? Il Bergoglio vero era il Papa che chiedeva di denunciare gli atti di pedofilia, oppure il Pontefice che fino all’ultimo non volle rimuovere il cardinale McCarrick nonostante le molte accuse di corruzione di giovani seminaristi? Per non parlare poi della linea molto indulgente nei confronti di alcuni alti prelati latino-americani, come Barros, Pineda e Maradiaga, accusati di aver coperto preti pedofili. Papa Francesco era a favore dell’apertura della Chiesa alle donne, come parrebbe da alcune sue nomine, o era il Pontefice che invitava i giovani sacerdoti a dimostrare di portare i pantaloni e non a indulgere in un chiacchiericcio da donne? Un po’ ondivago è stato anche il suo atteggiamento sul tema delle finanze vaticane. Con l’intenzione di risanare i conti di Santa Romana Chiesa, appena eletto affidò ogni controllo al cardinal George Pell, che poi verrà arrestato e successivamente assolto dall’accusa di pedofilia, quindi a monsignor Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali della segreteria di Stato - e nemico di Pell - che a sua volta verrà condannato in primo grado per la storia dei milioni persi in una speculazione immobiliare nel cuore di Londra. Una scelta, quella di affidare l’obolo di San Pietro a due prelati coinvolti in vicende poco limpide, che non pare in linea con l’intenzione più volte dichiarata di voler fare pulizia. E infatti, scandalo dopo scandalo, le intenzioni di rimettere ordine nei conti si sono perse nella nebbia d’oltre Tevere.Il tema dei soldi e della povertà ha accompagnato Bergoglio in tutti gli anni del suo pontificato, ma forse non come avrebbe voluto. Che senso ha, infatti, predicare una Chiesa vicina agli ultimi e pronta all’accoglienza dei migranti e poi permettere che una delle diocesi italiane più importanti lasciasse trasformare il suo seminario in un albergo di lusso nel quadrilatero della moda? Come si può accettare che l’elemosiniere del Papa riattacchi la luce (a spese dei contribuenti) a un edificio occupato in nome del diritto alla casa e poi consentire che decine di strutture religiose nella Capitale siano trasformate in suite, per turisti che possono permettersi di pagare centinaia di euro a notte, non certo per i senza tetto? Quando ieri abbiamo titolato in prima pagina «Il Papa che ha terremotato la Chiesa», intendevamo proprio questo. Bergoglio è diventato Papa in un momento difficile per la Chiesa, ma la restituisce ancora più confusa e forse più debole. Non ha avuto la statura dottrinale di Benedetto XVI, pur definendo sicari i medici che praticano l’aborto. Né ha raggiunto la popolarità di Giovanni Paolo II, pur concedendosi a bagni di folla senza mediazioni. Voleva essere un povero tra i poveri e per questo rinunciò agli sfarzi dei palazzi vaticani, preferendo alloggiare a Santa Marta. Ma probabilmente, più che San Francesco lo ispirava Giovanni XXIII. A differenza del Papa Buono, Bergoglio però non è riuscito a innovare la Chiesa, a trasmetterle nuove energie e a proiettarla nel futuro. Anzi, a dire il vero, l’ha trascinata in una stagione di contrasti e intrighi che, purtroppo, ci lascia in eredità. Il risultato è uno svuotamento delle chiese, una riduzione sempre più marcata delle vocazioni, una scristianizzazione ancor più evidente. Nella sua marcia per riavvicinarsi al popolo di Dio ha perso per strada la sacralità. E questo è forse il suo vero fallimento.
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
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