2022-04-03
Il Papa: «Vorrei visitare l’Ucraina». Zelensky cerca l’aiutino del Dragone
Francesco bacchetta Vladimir Putin senza nominarlo: «Fomenta conflitti». Il leader del Paese invaso rilancia il patto con i garanti, ma non cita l’Italia. Gelo dai cinesi: «Biden ci assicuri che la Nato non si sposterà più a Oriente».Non si arresta l’impegno della diplomazia vaticana sulla crisi ucraina: papa Francesco potrebbe infatti recarsi a Kiev. A renderlo noto è stato lui stesso ieri, nel corso del suo viaggio a Malta. In particolare, il Pontefice ha detto che la possibilità di visitare la capitale dell’Ucraina «è sul tavolo». «Ora, nella notte della guerra che è calata sull’umanità, non facciamo svanire il sogno della pace», ha affermato. «E mentre ancora una volta qualche potente, tristemente rinchiuso nelle anacronistiche pretese di interessi nazionalisti, provoca e fomenta conflitti, la gente comune avverte il bisogno di costruire un futuro che, o sarà insieme, o non sarà», ha proseguito. «Pensavamo che invasioni di altri Paesi, brutali combattimenti e minacce atomiche fossero ricordi oscuri di un passato lontano. Ma il vento gelido della guerra, che porta solo morte, distruzione e odio, si è abbattuto con prepotenza sulla vita di tanti e sulle giornate di tutti», ha aggiunto, mettendo in guardia dal pericolo di una «guerra fredda allargata» e chiedendo che «gli ingenti fondi che continuano a essere destinati agli armamenti siano convertiti allo sviluppo, alla salute e alla nutrizione». Era il 22 marzo, quando Volodymyr Zelensky aveva invitato il Papa a Kiev. Inoltre, appena pochi giorni fa, era emersa la notizia - rilanciata anche dall’ambasciata russa presso la Santa Sede - che il Pontefice dovrebbe incontrare entro l’anno il patriarca di Mosca, Kirill (figura notoriamente vicina al Cremlino). Zelensky ha frattanto rilasciato un’intervista a Fox News. «Abbiamo bisogno di garanzie di sicurezza da nazioni leader», ha detto. «Vogliamo quei Paesi che volevano aderire apertamente a questo [patto di sicurezza, ndr] oltre a Usa, Gran Bretagna, Germania, Francia, Turchia. […] So che svariati Paesi vogliono far parte di quest’alleanza di garanti per la sicurezza dell’Ucraina. So di Israele, dell’Irlanda, eccetera». «Ho nominato», ha proseguito, «solo quei Paesi che hanno già detto di essere pronti a essere garanti, o quelli che abbiamo contattato e con cui abbiamo già scambiato alcune prime bozze di documenti su di loro come garanti». Il presidente ucraino non sembra tuttavia aver esplicitamente citato l’Italia, sebbene alcuni giorni fa Mario Draghi avesse dato la disponibilità del nostro Paese a far parte dei garanti. Quei garanti in cui, secondo Zelensky, dovrebbe essere inclusa anche Pechino. «Vorremmo che la Cina si unisse», ha detto. «Anche la Russia deve trovare posto in quell’accordo, perché sarà un accordo tra Ucraina e Russia». La posizione espressa dal leader ucraino nell’intervista è, insomma, oscillante. Da una parte, è tornato a criticare il mancato ingresso di Kiev nella Nato («Penso che sia un errore»). Dall’altra, aprire a un coinvolgimento di Pechino può essere letto invece come una sorta di mano tesa alla Russia, che sta ulteriormente irrobustendo il proprio asse con la Cina. Nel frattempo, l’alto funzionario del ministero degli Esteri cinese, Wang Lutong, ha detto ieri che Joe Biden dovrebbe promettere a Vladimir Putin uno stop all’allargamento a Est della Nato e la neutralità dell’Ucraina. «Allora forse la questione verrà risolta», ha chiosato Luotong. «Qual è lo scopo degli americani? Vogliono un cessate il fuoco in Ucraina o vogliono indebolire la Russia? O alcune persone stanno parlando di un cambiamento nel governo?», ha proseguito, lasciando così intendere che le parole di Biden a Varsavia - quando ha invocato la deposizione di Putin, salvo ritrattare il giorno dopo - hanno portato a un ulteriore (e pericoloso) avvicinamento tra Pechino e Mosca. E la sponda della Russia non si è fatta attendere. «Quando gli europei si riprenderanno dalla sbornia da bourbon americano e quando realizzeranno finalmente che dovranno prendersi cura del futuro del nostro continente, Europa o anche Eurasia, ebbene allora arriverà il momento di rivedere i nostri rapporti e arrivare al dialogo, ma ciò non accadrà nel breve termine», ha detto ieri il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Anziché scardinarlo, i guazzabugli di Biden non hanno fatto quindi altro che consolidare l’asse sinorusso, a netto detrimento dell’Occidente. Segnali da non sottovalutare arrivano poi da Islamabad. Ieri il capo di stato maggiore pakistano, Qamar Javed Bajwa, ha invocato un cessate il fuoco in Ucraina, usando al contempo parole piuttosto dure verso Mosca. Una presa di posizione che stride con quella del premier pakistano, Imran Khan, che si è invece sempre rifiutato di condannare l’invasione russa e che di recente aveva chiesto una mediazione della Cina nel conflitto. Ricordiamo del resto che il premier pakistano ha bisogno di Mosca e Pechino per la sua politica afgana. Secondo Voice of America, tra Khan e Bajwa non si registrerebbero buoni rapporti al momento. In particolare, parrebbe che il capo di stato maggiore spinga per una linea maggiormente filoccidentale, rispetto a quella tendenzialmente filocinese e filorussa del premier.
Abiy Ahmed e Giorgia Meloni (Ansa)
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