2021-06-11
Il Papa rifiuta le dimissioni e spiazza Marx
Jorge Bergoglio e Reinhard Marx (Ansa)
Francesco respinge la richiesta dell'arcivescovo di Monaco, padre del cammino sinodale tedesco che può portare allo scisma. Jorge Bergoglio riconosce la gravità della crisi degli abusi, ma poi punge il cardinale: «La politica dello struzzo non porta a nulla».La lettera con cui il Papa rimanda al mittente le dimissioni del cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e già ex capo dei vescovi tedeschi, ieri ha fatto sobbalzare molti dalle loro poltrone nelle sacre stanze di mezzo mondo. In estrema sintesi, Francesco dice al suo «amato» confratello di rimanere al suo posto e, con molte parole piene di comprensione, gli ricorda che la Chiesa è in crisi a causa del dramma degli abusi, ma che la «riforma» non si fa «con le parole», né saranno «i sondaggi e il potere delle istituzioni» a salvarci, «né il potere del denaro né l'opinione dei media (tanto spesso ne dipendiamo troppo)».Per salvarci, dice Francesco a Marx, occorre «aprire la porta all'Unico che può farlo e confessare la nostra nudità». E così il Papa fa il Papa, e rifiuta il gesto delle dimissioni che il cardinale tedesco gli aveva fatto arrivare sul tavolo il 21 maggio con una lettera resa pubblica venerdì scorso, una richiesta dove Marx richiamava la crisi degli abusi e riecheggiava anche la visione del cardinale Carlo Maria Martini per una Chiesa arrivata a un «punto morto», una Chiesa, diceva Martini, «rimasta indietro di 200 anni».Il rifiuto di papa Bergoglio alle dimissioni dell'amico Marx, tra i suoi più stretti collaboratori nel governo della barca di Pietro, ha un sapore forte di politica ecclesiale, come forte in tal senso era apparso il gesto delle dimissioni, da collocare anche nell'alveo di quel fiume in piena che è il cammino sinodale tedesco. L'impressione che avevano sollevato le dimissioni di Marx, infatti, al di là della crisi degli abusi, era che queste fossero una leva per spingere l'agenda liberal del sinodo tedesco di fronte alle resistenze. L'elenco è noto: ripensamento della morale sessuale della Chiesa, ridefinizione del celibato sacerdotale, ordinazioni di diaconesse e possibilmente donne prete, benedizione delle coppie omosessuali in chiesa, riscrittura del catechismo in alcuni passaggi che riguardano l'omosessualità, modelli di democrazia partecipativa per l'elezione di vescovi e parroci, intercomunione con i luterani. Ed è altrettanto noto che il padre del cammino sinodale tedesco è stato proprio il cardinale Marx, il quale però sa molto bene che le difficoltà a Roma e in parte anche in Germania sono enormi.L'aria di scisma, per quanto sminuita da taluni, tira forte in Germania e gli spifferi, come dimostra il gran rifiuto di ieri, non piacciono nemmeno a Francesco. Il Papa venuto quasi dalla fine del mondo è vicino al cardinale Marx in un ipotetico emiciclo ecclesiale, ma c'è una sottile linea rossa insuperabile. Papa Bergoglio ama «avviare processi», non è un panzer, preferisce lasciare un «pensiero aperto». Che qualcosa sia andato storto nell'avanzare del sinodo tedesco lo si può comprendere anche da un altro campione del programma di riforma innescato dal Papa dopo l'elezione del 2013. Proprio ieri rimbalzavano sul web le dichiarazioni rilasciate al proposito dal cardinale Walter Kasper al Passauer Bistumsblatt. Il teologo tedesco di stampo liberal, già in cordiale disaccordo con il conterraneo papa Benedetto XVI, ha detto che è oltre la sua «immaginazione che richieste come l'abolizione del celibato e l'ordinazione delle donne al sacerdozio» raggiungano il sostegno della maggioranza in tutta la Chiesa. E ha tirato le orecchie ai vescovi tedeschi chiedendosi perché non sia stata prestata maggiore attenzione alla lettera del Papa ai cattolici tedeschi del 2019. Il rischio scisma in stile Martin Lutero quindi è una preoccupazione che ormai abita anche il campo dei riformatori, sebbene non sarà mai papa Francesco a frenare un sinodo o quella «parresia» che lui ritiene salutare nella Chiesa.Per Francesco, lo ha ribadito anche nella lettera di ieri a Marx, la crisi è «salutare». Anche nel caso sollevato della questione abusi, dice, «la riforma nella Chiesa è stata fatta da uomini e donne che non hanno avuto paura di entrare in crisi e di lasciarsi riformare dal Signore. È l'unico modo, altrimenti non saremo altro che “ideologi riformatori" che non mettono in gioco la propria carne». Di fronte all'amico Marx il Papa usa parole di empatia: «Dici bene nella tua lettera che seppellire il passato non ci porta a nulla. I silenzi, le omissioni, il dare troppo peso al prestigio delle istituzioni portano solo al fallimento personale e storico». E esorta alla «riforma». In un certo senso, volendo osservare da altra angolazione i fatti, la rapidità con cui il Papa ha respinto le dimissioni di Marx potrebbe anche essere una spinta all'amico cardinale per continuare a cavalcare il sinodo tedesco e le sue riforme. Sarebbe il classico gioco in cui tutti escono vincitori ottenendo il risultato voluto e senza strappi, questo ovviamente considerando le questioni con lenti prese in prestito dalla politica, ma, come ha detto anche il Papa, «è la via dello Spirito che dobbiamo seguire» e questo potrebbe riservare sorprese.Comunque nel finale della lettera Francesco non usa giri di parole di fronte alla richiesta di dimissioni: «E questa è la mia risposta, caro fratello, continua come tu proponi, ma come arcivescovo di Monaco e Frisinga». Insomma, occorre «farsi carico della crisi», dice, perché «la politica dello struzzo non porta a nulla». Caro Marx, il Papa manda a dirti di non fare lo struzzo.
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