2021-06-16
La fede si usa contro Trump, non con Biden
Papa Francesco e Joe Biden (Ansa)
Padre Spadaro striglia i vescovi conservatori americani che vorrebbero negare la comunione ai politici favorevoli all'aborto. La Santa Sede evita però l'incontro a messa tra il Papa e il presidente cui vengono addebitate 30 deviazioni dalla dottrina cattolica.Campeggia e brilla tra le colonne del New York Times una dichiarazione di padre Antonio Spadaro, gesuita direttore di Civiltà cattolica, già cyberteologo, già bomber di Bomba Carta, e soprattutto super consulente di papa Francesco. In un articolo di ieri di Jason Horowitz, incentrato sulle diatribe in corso tra i vescovi statunitensi, il faro che illumina la pagina sembra proprio essere la frase del bomber Spadaro.In sostanza i vescovi americani, che si incontrano proprio oggi per discutere in assemblea, sollevano la questione del secondo presidente cattolico degli Stati Uniti, Joe Biden, che partecipa alla messa, fa la comunione, ma sull'aborto, per citare uno dei temi sensibili, si dice personalmente contrario e intanto sostiene e attua leggi a favore della libera scelta. Gli si può rifiutare la comunione? Su 200 e passa vescovi americani c'è una bella polarizzazione, come va di moda dire, tanto che il Vaticano è intervenuto con una lettera del prefetto dell'ex Sant'Ufficio, cardinale Ladaria Ferrer, per dire ai vescovi di evitare in tutti i modi «la formulazione di una posizione nazionale», perché potrebbe «divenire una fonte di discordia anziché di unità». Però il freno vaticano sembra non funzionare, visto che tra i vescovi c'è chi non molla e vorrebbe arrivare almeno a costituire un comitato che rediga un documento sulla coerenza eucaristica.Ma l'intervento che campeggia e brilla tra le colonne del New York Times, dicevamo, ci offre un punto di vista su come la pensano al di là del Tevere sulla faccenda che lacera la chiesa americana. «La preoccupazione in Vaticano», dice Antonio Spadaro, che il Times sottolinea essere «stretto alleato di Francesco», «è di non usare l'accesso all'eucaristia come arma politica».Su questo tema padre Antonio è un campione indiscusso, più volte, infatti, si è esercitato nel rendere edotto il popolo di Dio sul rischio della strumentalizzazione a fini politici della fede. Il predecessore di Biden, Donald Trump, ne sa qualcosa: è stato uno dei bersagli preferiti degli anatemi dello «stretto alleato di Francesco», ma anche alle nostre latitudini lo sventolar di rosari di Matteo Salvini è stato oggetto delle bombe carta di Spadaro: «I cristiani si indignino sui rosari in politica», predicava richiamando alla laicità.Il fatto è che gli anatematizzati questa volta non sono dei politici, ma addirittura dei vescovi. Spadaro spara le sue bombe direttamente in oratorio, e non si tratta di quattro presuli trumpiani, come si vorrebbe, ma del presidente dei vescovi, monsignor Josè Gomez, giù giù verso una nutrita pattuglia di monsignori che divide più o meno a metà gli oltre 200 vescovi americani. Il nodo vero è che la chiesa tedesca da una parte e quella americana dall'altra sono oggi le vere spine nel fianco di un pontificato che sembra essere a metà del guado mentre l'acqua sale senza controllo.La situazione è difficile, tanto che, mentre Spadaro anatematizza dal New York Times, ieri il National Catholic Register riportava un'indiscrezione da fonte vaticana «affidabile» per cui Biden, che come sappiamo è in Europa per G7 e altri meeting, non avrebbe incontrato il Papa diversamente da quanto previsto. Sebbene siano arrivate smentite su un incontro tra i due, il quotidiano cattolico americano afferma comunque che l'entourage del Presidente aveva originariamente chiesto la possibilità per Biden di partecipare alla messa con il Papa la mattina presto di ieri, ma la proposta sarebbe stata bocciata dal Vaticano dopo aver considerato l'impatto che avrebbe avuto vedere il presidente Biden ricevere la comunione direttamente dal Papa. Il «devoto» Biden nei suoi primi 100 giorni da commander in chief secondo la Catholic league for religious and civil rights avrebbe deviato più volte dalla dottrina cattolica. In un documento consegnato ai vescovi si fa un elenco di 30 deviazioni, tra cui ordini esecutivi che impongono di trattare l'orientamento sessuale e l'identità di genere come categorie protette; decisioni per tornare a rafforzare i finanziamenti internazionali abortisti per la pianificazione familiare; rimozioni delle vigenti restrizioni di ricerca sui tessuti fetali umani; contrasti alle leggi per vietare l'aborto a nascita parziale. Tutte questioni evidentemente che stridono con la giusta disposizione con cui accostarsi all'eucaristia che, lo ricordiamo, per un fedele è il corpo e sangue di Cristo, Dio incarnato che si fa presente sugli altari. Il grande inquisitore potrebbe quindi chiedersi come mai molti politici sedicenti cattolici usano la loro fede nella campagna elettorale (fosse anche uno scudo crociato in stile Prima Repubblica) e poi attuano decisioni che, in nome della libertà di scelta, mettono a morte gli innocenti nel grembo materno, eliminano i sofferenti e i disabili per il loro miglior interesse, permettono che le oscenità diventino normalità. E poi vanno a fare la comunione, che è «la fonte e il culmine della vita cristiana» e su cui, appunto, i vescovi americani gradirebbero un po' di coerenza rispetto all'insegnamento morale della chiesa.Il virus della politicizzazione della fede è soggetto a molte varianti e ormai la chiesa ce l'ha innanzitutto in sagrestia. Il vero contagio parte dall'interno. È la chiesa che dovrebbe interrogarsi e sgomberare il campo su alcune questioni fondamentali. Per esempio chiarire che il bene comune non è una marmellata indifferenziata, ma c'è un ordine e che, per esempio, alcuni di questi beni che lo compongono possono essere perseguiti con soluzioni diverse (immigrazione, difesa dell'ambiente, per citarne due) e altri (difesa della vita ad esempio) non ammettono gradazioni. Li chiamavano principi non negoziabili proprio perché non avevano tessere di partito, né ideologie precostituite, ma fissavano il perimetro.