2023-05-11
Il Tesoro batte i fondi: Scaroni torna in Enel
Paolo Scaroni (Imagoeconomica)
La lista del Mef, che ha indicato il manager vicentino alla presidenza e Flavio Cattaneo come ad, ottiene quasi il 50% delle preferenze. Tre consiglieri ad Assogestioni, mentre resta a bocca asciutta Covalis che proponeva un altro numero uno. Giancarlo Giorgetti: sconfitti i gufi.Chi si aspettava una partita combattuta sul filo dell’equilibrio fino al novantesimo con strascichi e polemiche arbitrali a protrarsi fin dentro gli spogliatoi è rimasto deluso. Il big match tra il Tesoro e i fondi su Enel è finito prima ancora di iniziare. Nettissimo il successo della lista del Mef che in assemblea ha raccolto più del 49% del capitale presente contro il 43% e passa di Assogestioni e lo scarso 7% della terza lista, quella presentata dal fondo Covalis che alla fine non ha raccolto neanche un consigliere, precludendo anche la possibilità al presidente indipendente designato, Marco Mazzucchelli, di sfidare il presidente scelto dal Mef, Paolo Scaroni. Certo ha pesato l’affluenza, pari al 65% del capitale. Un dato che si colloca nella parte bassa della media delle ultime assemblee (tra il 65% e il 70%), contro attese di una presenza superiore al 70%. Ma il risultato finale per il ministero dell’Economia, primo azionista in Enel con il 23,59% delle quote, è stato addirittura migliorativo rispetto a quello dell’ultima assise, quando aveva prevalso Assogestioni. Sulla base dello statuto di Enel, questo risultato (prima la lista del Mef e seconda Assogestioni) ha fatto sì che a Covalis non spettasse nessun seggio. Tirando le somme: la lista del primo azionista composta da Paolo Scaroni indicato alla presidenza, Flavio Cattaneo indicato come amministratore delegato e i consiglieri Alessandro Zehenter, Johanna Arbib Perugia, Fiammetta Salmoni e Olga Cuccurullo ha portato a casa sei consiglieri. E quella di Assogestioni tre: Dario Frigerio, Alessandra Stabilini e Mario Corsi. Per un consiglio di amministrazione di nove componenti che resterà in carica per i prossimi tre anni, come deciso dall’assemblea. Senza storia la seconda votazione, quella sul presidente: per Scaroni ha votato il 97,2% del capitale presente in assemblea. Adesso spetta al nuovo consiglio sancire la nomina di Cattaneo come amministratore delegato. La prima riunione è prevista nei prossimi giorni.A pesare è stato, come consuetudine, il giudizio dei proxy advisor. Si tratta di società specializzate che, per conto dei fondi d’investimento, analizzano le varie proposte all’ordine del giorno delle assemblee di società quotate e consigliano i propri clienti come votare. Una indicazione che solitamente è seguita diligentemente dai grandi fondi internazionali. Pur con cautele e distinguo, tutti hanno invitato a votare per la lista di Assogestioni e nessuno per Covalis. Non a caso il Mef, all’inizio del confronto, aveva incontrato i rappresentanti dei proxy per spiegare e motivare le proprie scelte sulle liste. «Non è la stagione dei gufi», ha evidenziato un insolitamente tagliente Giancarlo Giorgetti, tra i primi a commentare il risultato dell’assemblea. «Abbiamo raggiunto un ottimo risultato, migliore rispetto a tre anni fa, non semplice e non scontato, che premia la correttezza e non la scorrettezza. Auguro buon lavoro ai nuovi vertici e a tutti i consiglieri». Nella nota del Mef c’è chi ha voluto cogliere un riferimento polemico nei confronti dell’ad uscente, Francesco Starace, che secondo alcune ricostruzioni sarebbe stato il vero «ispiratore» per la nascita e la composizione della terza lista. Starace, dal canto suo, ha voluto ringraziare azionisti e dipendenti dopo nove anni alla guida del gruppo. «Ogni crisi che il gruppo ha affrontato è stata trasformata in una opportunità che ci ha spinto più avanti nella transizione ecologica», ha detto l’ad uscente.«Covalis per sua natura non è un fondo attivista», ha spiegato Fabio Arossa, rappresentante del fondo in assemblea, «in Enel è un investitore di lungo corso da oltre 10 anni e vogliamo ringraziare vivamente il consiglio uscente e i lavoratori per l’operato e i risultati. Abbiamo presentato una lista di consiglieri indipendenti per incoraggiare un dibattito trasparente sulla governance migliore da dare. E le condizioni ideali per garantire la strategia di campione nazionale e dna internazionale».Sullo sfondo resta un mese di polemiche che dall’ambito strettamente finanziario hanno tracimato nella geopolitica. Alla iniziale accusa di «scarsa trasparenza» mossa da Covalis al Mef per le modalità di formazione delle liste, sono seguite le accuse a Scaroni - soprattutto da ambienti anglo-americani - per il suo ruolo in Eni negli accordi con Gazprom, che hanno portato l’Italia a dipendere, all’inizio della guerra in Ucraina, per il 40% dal gas russo per il suo fabbisogno. Più di recente è emersa la preoccupazione in Usa per il maxi investimento da un miliardo di dollari per la realizzazione di pannelli solari. Lo stesso Scaroni ha compiuto un passo falso, autocertificandosi come «non indipendente» al momento di presentare la propria candidatura. C’è stato spazio anche per un esposto alla Consob, per la diffusione di un rapporto del proxy advisor Frontis destinato a un solo investitore e presentato come l’indicazione di voto.Gli investitori aspettano adesso di capire cosa vorrà fare il nuovo management. Il Tesoro avrebbe già dato rassicurazioni alla comunità finanziaria, scrive Reuters, che Enel continuerà ad aver un ruolo di leader nelle energie rinnovabili, accelererà con le cessioni di asset annunciate e manterrà la politica di dividendi.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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