
La Finanza vuole chiarire il ruolo della Ferragni nel caso. Intanto la Procura della città toscana apre un fascicolo. I legali dell’influencer: «Pronti a collaborare con chiunque».Nonostante le festività natalizie, l’inchiesta sul Pandorogate che ha travolto Chiara Ferragni procede spedita. Al momento, però, il procuratore aggiunto Antonio Fusco, titolare del fascicolo, non ha ancora affidato alla Guardia di finanza nessuna attività di acquisizione di documenti nelle sedi delle società coinvolte. Il lavoro degli investigatori per adesso è limitato all’acquisizione da fonti aperte del materiale disponibile, a partire dal provvedimento con cui l’Antitrust ha sanzionato l’influencer e la Balocco per la pubblicità ingannevole dei pandori griffati con il logo della Ferragni, messi in vendita, al triplo del prezzo di mercato, per le feste di Natale 2022. La vendita dei dolci, stando al comunicato stampa diffuso il giorno della presentazione del prodotto, avrebbe dovuto contribuire a una donazione all’ospedale Regina Margherita di Torino. Ma i soldi, 50.000 euro, erano già stati versati mesi prima dalla sola Balocco. Al momento, si tratta di un fascicolo conoscitivo inscritto a Modello 45, ovvero «atti non costituenti notizia di reato», quindi senza indagati, ma i finanzieri, soprattutto attraverso la rilettura della documentazione su cui l’Antitrust ha fondato la decisione di sanzionare le società della Ferragni per un milione di euro, stanno lavorando per capire se il fascicolo debba o meno passare a Modello 21, ossia a delle ipotesi di reato e degli indagati. Per questo, a breve, potrebbero essere sentite una serie di persone, tra cui la stessa Ferragni, per capire chi ha materialmente gestito la trattativa. E soprattutto, per capire se l’influencer, come ha affermato nell’ultima storia pubblicata su Instagram prima di chiudersi in un insolito silenzio, ha davvero commesso «un errore» in buona fede o se invece ha avuto un ruolo attivo nel definire la strategia di comunicazione del prodotto. Nel qual caso, se emergessero notizie di reato (al momento, l’ipotesi sul tavolo è quella della frode in commercio), le indagini potrebbero travolgere irreparabilmente la reputazione dell’influencer, che deve già fare i conti con una perdita costante di follower. Va detto che il fascicolo milanese riguarda anche un’altra vendita di dolci brandizzati con il logo dell’influencer milanese, promossi puntando sulla beneficenza, quella delle uova di Pasqua prodotte dalla Dolci preziosi, sempre nel 2022. Intanto, un’altra Procura, quella di Prato, ha aperto, su indicazione del procuratore facente funzione Laura Canovai, un fascicolo sul Pandorogate, sempre a Modello 45. Del resto, il Codacons ha presentato lo stesso esposto a 104 uffici giudiziari, quindi i fascicoli sono destinati a moltiplicarsi. Aprendo però un fronte che, nel caso si arrivasse a delle ipotesi di reato, sarebbe delicato: quello della competenza territoriale. Nel frattempo, gli avvocati dello studio legale Bana di Milano, che assistono la Ferragni, hanno riferito alle agenzie che sono «pronti a collaborare con qualunque Procura d’Italia in attesa di chiarezza su chi siano i magistrati competenti a indagare e con cui interloquire». Per il resto, non parleranno pubblicamente almeno a fino all’Epifania.
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






