2024-12-31
Paesi sicuri: confermata la linea del governo
Un gruppo di migranti sbarca dalla nave della Marina Militare Italiana Libra a Shengjin in Albania (Ansa)
Dalla Cassazione una sberla alle toghe romane: «Stilare la lista spetta alla Farnesina e agli altri ministeri competenti». Per il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni è la prova che «in materia di immigrazione decide la politica e non la magistratura».La definizione di Paesi sicuri spetta soltanto al governo. È la Corte di Cassazione ad esprimersi con un’ordinanza interlocutoria in merito a uno dei ricorsi presentati dal governo contro le prime mancate convalide del trattenimento di migranti in Albania emesse dalla sezione immigrazione del Tribunale di Roma il 18 ottobre scorso. La Corte scrive anche che «il giudice della convalida, garante, nell’esame del singolo caso, dell’effettività del diritto fondamentale alla libertà personale, non si sostituisce nella valutazione che spetta, in generale, soltanto al ministro degli Affari esteri e agli altri ministri che intervengono in sede di concerto». Riguardo ai casi contestati i supremi giudici affermano in sostanza che «le eccezioni per categorie di persone non hanno formato specifico oggetto della decisione della Corte di giustizia europea e non sono state esaminate dalla Corte quanto alla loro incidenza». La pronuncia della Corte di giustizia europea del 4 ottobre scorso, in tema di Paesi sicuri invocata dal Tribunale di Roma «si occupa esclusivamente delle eccezioni territoriali, chiarendo che l’esistenza di aree interne di conflitto e violenza indiscriminata è incompatibile con la designazione di un paese terzo come sicuro». Inoltre «le eccezioni per categorie di persone non hanno formato specifico oggetto della decisione della Corte di giustizia europea e non sono state esaminate dalla Corte quanto alla loro incidenza». La Cassazione ha anche aggiunto che «non parrebbe esserci spazio, in altri termini, per alcun automatismo di ricaduta, nel senso che l’indicazione, nella scheda-Paese, di una categoria di persone insicura sarebbe destinata a travolgere la complessiva designazione di sicurezza dell’intero Paese».Gli ermellini, in ogni caso, hanno ritenuto di rinviare la decisione del ricorso per avviare un «dialogo tra le supreme corti» in attesa, come noto, che la Corte di giustizia europea si pronunci, nell’udienza ormai prossima del 25 febbraio 2025, sui ricorsi pregiudiziali, avanzati da giudici italiani del merito e dal Tribunale amministrativo regionale di Berlino. Quindi i supremi giudici pur accogliendo la richiesta della Procura generale in tema di definizione di Paesi sicuri, ha «sospeso ogni provvedimento» in attesa che si pronunci la Corte di giustizia Ue. La Corte di Cassazione partecipa offrendo, «nello spirito di leale cooperazione la propria ipotesi di lavoro, senza tuttavia tradurla né in decisione del ricorso né in principio di diritto suscettibile di orientare le future applicazioni». Nel testo dell’ordinanza inoltre i giudici evidenziano che «nessuna norma del decreto-legge e della legge di conversione, sopravvenuta al decreto di non-convalida del trattenimento, neppure quella che ha elevato a norma primaria la lista dei paesi sicuri, è suscettibile di essere applicata retroattivamente. Pertanto, la legittimità del provvedimento con cui il Questore ha disposto il trattenimento deve essere vagliata in base al quadro normativo vigente a tale data».Per il governo l’ordinanza ha un grande rilievo perché come sottolinea a La Verità il sottosegretario al ministero degli Interni, Nicola Molteni, «la Cassazione timbra che in materia di immigrazione decide la politica, decidono i governi e non la magistratura. L’ordinanza della Corte dice che per fare le procedure accelerate in frontiera, servono tre elementi: il trattenimento, la lista dei Paesi sicuri e il rimpatrio e che la lista dei Paesi sicuri la firma il governo. Sono assolutamente convinto che la Corte Ue dirà la stessa cosa, perché l’orientamento europeo sta andando esattamente nella direzione intrapresa da Salvini all’epoca (nel caso di Open Arms ndr) e dal governo Meloni oggi. Le politiche di contrasto all’immigrazione, la fanno i governi, sulla base degli indirizzi politici. Il magistrato interviene sul singolo caso e nessuno lo nega alla magistratura». Per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove, «il modello Albania, studiato e apprezzato in tutta Europa e contrastato solo dalla sinistra italiana, è pienamente legittimo». «Le decisioni del Tribunale di Roma erano sbagliate» così Lucio Malan, presidente dei senatori di Fdi. «Possiamo dire che eravamo in presenza di provvedimenti viziati da una mala-interpretazione di quanto disposto dalla Corte di giustizia Ue ed anche, evidentemente, dall’ideologia di qualche magistrato». Commenta il presidente dei deputati di Fdi, Galeazzo Bignami. «Si avrà oggi il coraggio di ammettere che le decisioni di alcuni magistrati italiani sono state frutto di preconcetti ideologici e sostanzialmente dei manifesti politici contro le politiche migratorie del governo?» la domanda la deputata Sara Kelany, responsabile immigrazione di FdI.Anche per Maurizio Lupi di Nm la «Cassazione conferma linea governo». Per Marco Lombardo di Azione invece l’ordinanza significa che il dl flussi non serve a nulla perché la sospensione della Cassazione in attesa della decisione della Corte europea dimostra che «per garantire l’uniforme applicazione ed interpretazioni del diritto Ue, in tutti gli Stati membri, ci sono solo due vie: la sentenza della Corte di Lussemburgo o una normativa europea sui paesi sicuri». Anche per Angelo Bonelli di Avs: «la questione Paesi sicuri va affrontata in sede europea». Secondo Pierfrancesco Majorino, responsabile politiche migratorie nella segreteria nazionale del Pd «siamo di fronte all’ennesimo insopportabile giochino della destra che trasforma la realtà e ora pure i pronunciamenti da parte della Corte di Cassazione. Siamo infatti davanti ad un rinvio alla Corte di Giustizia Europea, non ad altro».
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)
Francesca Albanese (Ansa)