2019-02-20
Padre Spadaro vuole un sinodo anti leghista
Il gesuita chiama a raccolta i vescovi italiani: «C'è bisogno del cattolicesimo democratico per far chiarezza in questi tempi confusi». Un tentativo di marcare le distanze da Matteo Salvini, ma senza misurarsi con le urne. E in molti, da Domenico Pompili a Erio Castellucci, rispondono di sì.Clamorosa lettera dei cardinali ai presidenti delle conferenze episcopali chiamati a Roma.Lo speciale contiene due articoliPadre Antonio Spadaro chiama e i vescovi italiani, alcuni vescovi, rispondono. Con un breve articolo sul numero di febbraio della influente rivista La Civiltà cattolica il direttore, uno dei più stretti collaboratori di papa Bergoglio, chiama a raccolta «i cristiani che fanno l'Italia», come novello don Sturzo che si rivolge ai «liberi e forti».«La forza propulsiva del cattolicesimo democratico», scrive il direttore, «ha bisogno di essere resistente in questi tempi confusi, ma anche di ascoltare e capire meglio», perciò, ecco la parola d'ordine, c'è bisogno di «un esercizio effettivo di sinodalità all'interno della Chiesa» italiana. L'idea del partito politico dei cattolici, già pensata e proposta dallo stesso Spadaro, deve essere risultata un po' troppo azzardata visto l'attuale panorama politico, quindi per fare «discernimento» molto meglio partire da una bella assemblea. È pur sempre un modo per fare qualcosa, senza però andare direttamente a sbattere. Quindi, ecco la conclusione, posta come una domanda, ma che è il programma che attua la linea: «Che dunque stia maturando», si chiede Spadaro, «il tempo per un sinodo della Chiesa italiana?».E alcuni vescovi italiani, che pure avrebbero una loro assemblea e un loro presidente, rispondono in ordine sparso, ma non casuale. Come nei migliori spettacoli pirotecnici, al petardo iniziale segue un florilegio di luci nel cielo. Il 31 gennaio sono le colonne di Avvenire a ripubblicare la chiamata di Spadaro, poi è un crescendo continuo, tanto che lo stesso Spadaro twitta con soddisfazione: «Urgente un #sinodo per l'#Italia. Anche l'arcivescovo di Palermo interviene sul Corriere rilanciando la proposta di Civiltà Cattolica… Lo avevano preceduto i vescovi di Rieti (sull'Osservatore Romano) e di Modena (su Avvenire)». Monsignor Corrado Lorefice, Palermo, Erio Castellucci, Modena e Domenico Pompili, Rieti, ex sottosegretario della Cei, si sono messi in fila per sostenere la proposta di Spadaro.La sfida al cardinale Gualtiero Bassetti, presidente Cei, è aperta. Sembra, infatti, che l'attivissimo Spadaro stia lanciando un Opa sulla Cei, almeno morale. È innegabile che il ruolo di padre Spadaro in questo pontificato sia centrale e fortissimo, inserito in un contesto in cui papa Francesco preferisce affidarsi ad alcuni fedelissimi consiglieri, piuttosto che rivolgersi a chi è deputato agli uffici. Non a caso Frédéric Martel, autore francese del controverso pamphlet Sodoma, in uscita in questi giorni, ha definito padre Spadaro (con cui ha condiviso sei interviste e pasti) «la testa di ponte del papa», «giovane, dinamico, affascinante». Il primo a rispondere alla chiamata è stato monsignor Domenico Pompili intervistato dal neo direttore dell'Osservatore romano, Andrea Monda, che pare essere stato suggerito per il ruolo proprio da Spadaro e con la benedizione del neo direttore editoriale dei media vaticani, Andrea Tornielli. L'intervistato si fa portavoce convinto della proposta del gesuita. «Sento che potrebbe avere un effetto benefico», ha detto il vescovo di Rieti. Non è tempo per un partito, ma «è proprio il percorso sinodale a scongiurare questo rischio, perché vuole essere un cammino che è espressione di un popolo e non di una parte, tanto meno di un partito». «Non si potrà chiedere al magistero di entrare direttamente in campo nelle scelte politiche, nelle strategie partitiche e nei processi di stesura e applicazione delle leggi», gli fa eco monsignor Erio Castellucci su Avvenire. Viste le divisioni all'interno del mondo cattolico, registra il vescovo di Modena, la chiesa italiana non deve «farsi frullare dall'attualità», e non può «cedere alla tentazione di rispondere all'arroganza con l'arroganza; preparando piuttosto una generazione capace di leggere 'i segni del tempi'». Per fare questi nuovi profeti, anche Castellucci benedice la proposta di un sinodo, una mega assemblea che ha i suoi meriti certo, ma che ha anche il vantaggio di evitare di sporcarsi troppo le mani. Così tutto questo desiderio di sinodo sembra soltanto un tentativo per marcare comunque la distanza da qualsiasi «salvinismo», senza però misurarsi più o meno direttamente con le urne. Anche perché alcuni sondaggi indicano che i cattolici si ostinano in buona parte a votare Lega.Una faccenda che Spadaro mostra di non gradire per nulla, come scrive in punta di penna nella sua chiamata al sinodo. «Se prima si dava a Dio quel che invece sarebbe stato bene restasse nelle mani di Cesare», chiosa il gesuita, «adesso è Cesare a impugnare e brandire quello che è di Dio, a volte pure con la complicità dei chierici». Così l'immagine di Matteo Salvini con in mano il rosario sembra emergere dal sottotesto quasi a colori.Sulle colonne del Corriere della sera anche l'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, alfiere della cosiddetta scuola di Bologna, marchio Doc del cattolicesimo democratico, benedice la chiamata al sinodo di Spadaro. Lorefice scrive che è necessario rivolgersi al popolo, quello vero. Quello che «va al di là delle semplicistiche separazioni tra elites e popolo»; «c'è molto altro che pulsa (…) ben oltre i social media e le dichiarazioni on line». Ma così il pastore sembra come alla ricerca del popolo che non c'è, visto che quello che si esprime lo fa in modo non sufficientemente fedele alla linea.Spadaro ha lanciato l'idea e subito arrivano le sponde. Assenti e silenti, per ora, il presidente Cei, cardinale Bassetti, e il segretario Stefano Russo, e così la scalata di Spadaro sull'agenda dei vescovi italiani è partita.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/padre-spadaro-vuole-un-sinodo-anti-leghista-2629427433.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lappello-di-burke-e-brandmuller-fermate-la-deriva-omosessuale" data-post-id="2629427433" data-published-at="1758065147" data-use-pagination="False"> L’appello di Burke e Brandmüller: «Fermate la deriva omosessuale» Due dei quattro cardinali che firmarono i famosi dubia a proposito di alcuni passaggi dell'esortazione Amoris laetitia, domande a cui il Papa non ha mai risposto, hanno deciso di uscire allo scoperto alla vigilia dell'Incontro in programma da giovedì a domenica in Vaticano per gli abusi del clero.Si tratta dei cardinali Raymond Burke e Walter Brandmüller, gli unici ancora in vita delle quattro porpore che si rivolsero al Papa perché facesse chiarezza su alcune questioni di teologia morale. «Di fronte alla deriva in atto», scrivono i due cardinali rivolgendosi ai partecipanti all'incontro in Vaticano, «sembra che il problema si riduca a quello degli abusi dei minori, un orribile crimine, specialmente quando perpetrato da un sacerdote, che però è solo parte di una crisi ben più vasta». È questo il nuovo dubia che si pongono i due cardinali, più volte attaccati, Burke anche recentemente e in modo piuttosto tendenzioso nel libro Sodoma di Frederic Martel, per le loro posizioni «tradizionaliste». Ogni riferimento agli abusi su adulti vulnerabili (quindi anche i seminaristi abusati da un vescovo, ad esempio) è stato defalcato dal programma che, come spiegato nella conferenza stampa di presentazione di lunedì, si concentra solo sugli abusi sui minori. L'omosessualità, ha spiegato, infatti, il cardinale Blase Cupich «di per sé non è una causa», pur riconoscendo il dramma dei numeri che vedono tra le vittime del clero soprattutto giovani e giovanissimi adolescenti. Ma il punto è chiaro: l'omosessualità è fuori dall'agenda, la causa è stata identificata nell'abuso di potere, definito dal Papa «clericalismo». «Si accusa il clericalismo per gli abusi sessuali», rispondono i due cardinali, «ma la prima e principale responsabilità del clero non sta nell'abuso di potere, ma nell'essersi allontanato dalla verità del Vangelo. La negazione, anche pubblica, nelle parole e nei fatti, della legge divina e naturale, sta alla radice del male che corrompe certi ambienti della Chiesa». Per questo sottolineano che il problema non può essere eluso. «La piaga dell'agenda omosessuale è diffusa all'interno della Chiesa, promossa da reti organizzate e protetta da un clima di complicità e omertà. Le radici di questo fenomeno evidentemente stanno in quell'atmosfera di materialismo, di relativismo e di edonismo, in cui l'esistenza di una legge morale assoluta, cioè senza eccezioni, è messa apertamente in discussione». Burke e Brandmüller chiedono che l'omertà sia vinta anche per la questione omosessualità, che ritengono una piaga nella piaga. «Di fronte a questa situazione, cardinali e vescovi tacciono. Tacerete anche voi in occasione della riunione convocata in Vaticano?». «Siamo tra coloro che nel 2016 interpellarono il Santo Padre sui dubia che dividevano la Chiesa dopo le conclusioni del Sinodo sulla famiglia», si legge ancora nella lettera diffusa ieri nel tardo pomeriggio. «Oggi quei dubia non solo non hanno avuto risposta, ma sono parte di una più generale crisi della fede. Perciò, vi incoraggiamo ad alzare la voce per salvaguardare e proclamare l'integrità della dottrina della Chiesa». È verosimile che il loro sarà un altro appello senza risposte, o forse qualche sparuto vescovo partecipante proverà a porre il problema dell'omosessualità nel clero? È difficile pensarlo, proprio perché il tema dell'incontro è stato blindato su una questione specifica. Intanto un'assenza tra i relatori e tra i membri del Comitato organizzativo dell'incontro solleva un altro dubia. Perché il presidente della Pontificia commissione per la tutela dei minori, cardinale Sean O'Malley, è di fatto escluso da ogni ruolo di rilievo? Si dice che i suoi rapporti con il Papa, un tempo cordialissimi, siano assai raffreddati. Lorenzo Bertocchi