Il prete che sussurrava a Francesco si riduce a fare il militante anti Ponte

Soprattutto in questa epoca spaesata e sfuggente ci sarebbe enorme bisogno di idee forti, ben radicate nella terra, coraggiose e diverse dalla melassa che ovunque e quotidianamente ci viene propinata. La cultura cristiana - nella sua infinita varietà, nelle sue mille sfumature ma anche nella sua vitale unità che resiste al tempo - potrebbe offrire un appiglio senza eguali, un porto sicuro nella tempesta della modernità. Eppure la sensazione è che anch’essa venga travolta dalla contingenza, sommersa dai luoghi comuni e dalle piccinerie prevalenti. Basti guardare ciò che fanno alcuni dei più blasonati rappresentanti di questa cultura, quelli ufficialmente riconosciuti e individuati quali interlocutori privilegiati. Prendiamo padre Antonio Spadaro, uno dei nomi più altisonanti del circolo di papa Francesco, a lungo direttore della Civiltà Cattolica, nominato da Bergoglio nel gennaio del 2024 sottosegretario del Dicastero per la cultura e l’educazione. Di che cosa si occupa ora? Di alate questioni spirituali? Di sottili speculazioni metafisiche? No: del Ponte sullo Stretto.
Nei giorni scorsi, sul suo profilo Facebook, Spadaro ha anticipato il tema della sua prossima grande opera: «Fondamentali le questioni ingegneristiche, ma se perdiamo il senso e il genio dei luoghi cancelliamo la forza della cultura e delle identità», scrive il gesuita. «Possiamo vedere la Sicilia e la Calabria come due metà che da sempre protendono l’una verso l’altra, desiderose di ricongiungersi. Non a caso, i progetti di ponte sullo Stretto incarnano l’impulso a risanare artificiosamente lo strappo con una protesi impoetica che riduce l’alterità, annullando il senso stesso dello Stretto, cancellandone il simbolo. È la prossimità delle coste che rende impossibile cancellare la consapevolezza della separazione. L’alterità resta irriducibile, ma è anche ciò che spinge l’uomo ad andare oltre sé stesso». Spadaro conclude annunciando la pubblicazione imminente: «Sto scrivendo un libro sullo Stretto per il Touring Club Italiano. Qualunque idea, di qualunque orientamento, sarà gradita».
Chissà, forse Spadaro ritiene che il fatto di aver lavorato con il pontefice lo renda esperto di ponti. In ogni caso, egli ha senza dubbio diritto a scrivere di ciò che più gli aggrada. Tuttavia è curioso che un (presunto) fine intellettuale cattolico, per altro insignito di un importantissimo incarico, si metta a firmare saggi come se fosse un editorialista di Repubblica.
A quanto risulta, tuttavia, questa impostazione è piuttosto diffusa. Nei giorni scorsi è stato presentato il programma della prossima edizione del Festival Francescano che si terrà a Bologna alla fine di settembre. L’elenco degli ospiti sembra appunto copiato da una kermesse di Repubblica. Geppi Cucciari, don Mattia Ferrari, Luca Bottura, Giobbe Covatta, Michela Marzano, Luca Mercalli... Certo, qua e là fanno capolino anche frati e intellettuali che frequentano il mondo cattolico. Ma le star dell’evento provengono tutte dal robusto catalogo progressista. E ci sono perfino pensatori interessanti, come no. Ma mai nessuno che esca dal circolino dei presentabili col bollino della cultura ufficiale. Eppure anche l’universo identitario e quello conservatore sono pieni di scrittori, filosofi e saggisti di enorme valore. Sembra però che ai francescani dialogare con questi non interessi. Ci sono autori americani, tedeschi, polacchi, persino italiani che dai festival culturali sono solitamente snobbati e da cui invece i cristiani potrebbero trarre grandi spunti di riflessione. Occasioni perdute, sacrificate sull’altare del pensiero progressista prevalentemente, che avrà pure qualche qualità ma non è certo l’unico a disposizione.
Supponiamo che invitare autori che parlino di riscaldamento globale e accoglienza consenta di fare miglior figura in società, così come scrivere libri critici sul ponte di Messina garantisce interviste e recensioni positive. È storia antica: l’approvazione del mondo fa sempre piacere, lusinga pure i cristiani che dovrebbero rifuggirla.



















