2024-11-07
Esondano anche i giudici di Palermo. Il decreto Cutro inviato alla Corte Ue
Liberati due migranti in attesa di un parere sui «Paesi sicuri». Altri otto trasferimenti in Albania, tribunale di Roma in allerta.Ci risiamo: i nuovi cavilli giuridici sui temi migratori questa volta saltano fuori dalla Sezione immigrazione del Tribunale di Palermo. Ieri è stato sospeso il giudizio di convalida del trattenimento di due migranti disposto, in applicazione dei cosiddetti decreti Cutro in materia di procedura accelerata in frontiera, dal questore di Agrigento. La questione è legata ancora una volta ai «Paesi sicuri». I giudici hanno chiesto alla Corte di giustizia europea di chiarire se il diritto Ue debba essere interpretato nel senso che un Paese terzo non possa essere definito sicuro «qualora vi siano categorie di persone per le quali esso non soddisfa le condizioni sostanziali di tale designazione, enunciate nelle direttive Ue». Un arzigogolo che, nel frattempo, ha prodotto l’immediata liberazione dei due migranti, uno del Senegal e l’altro del Ghana, che erano finiti nel centro di trattenimento di Porto Empedocle (Agrigento). E proprio sul Senegal, Paese di provenienza di uno dei migranti, si è concentrato il magistrato: «Senza alcun dubbio in Senegal continuano a persistere ancor oggi le forti criticità segnalate, relative a vittime o potenziali vittime di mutazioni genitali femminili, vittime o potenziali vittime di tratta o discriminazione, membri della comunità Lgbt e albini». È già il quarto caso di fila che vede al centro della contesa la definizione di «Paese sicuro». Tutto è cominciato con il Tribunale di Roma che ha ordinato di liberare e riportare in Italia i primi 12 richiedenti asilo, cittadini di Egitto e Bangladesh, trasferiti in Albania, motivando sull’impossibilità di riconoscere come «Paesi sicuri» gli Stati di provenienza delle persone trattenute. Dopo il decreto sui Paesi sicuri si è poi pronunciato il Tribunale di Catania, che ha disapplicato la normativa italiana non convalidando i trattenimenti e affermando che una lista di Paesi sicuri «non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità» di questa «designazione con il diritto dell’Unione europea» e «in Egitto, Paese di provenienza del migrante, ci sono gravi violazioni dei diritti umani» che «investono le libertà di un ordinamento democratico». Infine, il Tribunale di Bologna ha inviato alla Corte Ue il caso di un cittadino del Bangladesh che aveva richiesto la protezione internazionale, chiedendo quale sia il parametro per individuare i Paesi sicuri. Il governo, però, non molla. Ieri il pattugliatore militare Libra ha lasciato Lampedusa ed è in navigazione verso l’Albania con a bordo otto migranti. L’arrivo è previsto nella mattinata di oggi a Shengjin, punto dal quale il viaggio dei migranti proseguirà verso il centro di Gjader. Il Tribunale di Roma dovrà quindi pronunciarsi sulla convalida del trattenimento che viene disposto dalla Questura della Capitale. «Come mai l’Albania?», si è chiesto ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi durante la sua davanti al Comitato di controllo sugli accordi Schengen. Ha spiegato: «Ricordo che il regolamento europeo ha assegnato all’Italia, in quanto Paese di frontiera, l’obiettivo di realizzare al 2026 più di 8.000 posti disponibili per il trattenimento e l’accoglienza dei migranti. Dobbiamo quindi predisporci per realizzarli». Poi ha aggiunto: «Per questo stiamo lavorando sia per implementare gli accordi di riammissione con i Paesi di origine sia per ampliare il numero dei posti disponibili nei Cpr (rispetto ai quali tutto si può dire, eccetto che ci siano casi di negata giustizia e tutela sanitaria), mediante la realizzazione di nuove strutture e il ripristino della funzionalità di quelle già esistenti, spesso oggetto di danneggiamento da parte dei migranti». Continuano anche i rimpatri. «Dall’inizio dell’anno sono stati 4.514, con un aumento del 15 per cento rispetto al 2023», ha ricordato il ministro. E con i controlli alla frontiera slovena si è registrato il 51 per cento in meno di ingressi irregolari. Mentre via mare quest’anno sono arrivati «55.892 migranti». Il calo in questo caso, secondo Piantedosi, è del 62 per cento. «È di assoluta importanza», ha valutato il ministro, «il rimpatrio forzoso di coloro che non hanno titolo a rimanere in Italia, anche per l’effetto di deterrenza che tale strumento è in grado di produrre rispetto alle partenze dei migranti, a pretestuose richieste di asilo e a ricorsi privi di fondamento». Persiste, invece, il «rischio di infiltrazioni terroristiche», soprattutto dalla rotta balcanica. Dal Mediterraneo, però, nonostante il drastico calo, si continua ad arrivare. Ieri mattina la nave Ocean Viking della Ong Sos Mediterranée ha tirato a bordo 140 migranti che viaggiavano su un barcone stracarico al largo delle coste libiche e molto probabilmente punterà verso l’Italia. Poi, nel pomeriggio, ne ha soccorsi altri 38 (arrivando quindi a quota 178), che si trovavano a bordo di un gommone sgonfio, in zona Sar maltese. La Sea Eye 5, che ha soccorso 110 persone al largo di Lampedusa in tre diverse operazioni tra ieri e martedì (mentre altre 62 sono state recuperate dalla barca a vela Trotamar III), avrebbe contattato le autorità maltesi e poi quelle italiane ma, stando a quanto riferisce la Ong, non sarebbe riuscita a convincere entrambe a coordinare i soccorsi. La Guardia costiera italiana si è fatta consegnare dalla Sea Eye 5 i 31 sopravvissuti dell’ultimo salvataggio e ha dato disposizione alla nave di portare le persone rimanenti a Ortona. Secondo la Ong, però, la nave non sarebbe in grado di raggiungere quel porto «per motivi tecnici» e «il capo missione ha chiesto che venga assegnato un porto più vicino». Ovvero Lampedusa.
Roberto Fico (Imagoeconomica)