2023-11-09
L’ospedale Al-Shifa è sotto assedio. Scovati e rasi al suolo 130 tunnel
Ucciso il responsabile delle armi di Hamas. L'esercito israeliano: «Sono morti che camminano».Si conosce la data d’inizio del conflitto tra Israele e Hamas, non quella della fine. Non ci sono infatti «limiti di durata» nell’operazione di terra a Gaza. A spiegarlo ai giornalisti è l’ex ministro israeliano della Difesa ed ex capo delle forze di difesa israeliane (Idf), Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra israeliano. «È per la nostra esistenza e per il sionismo, quindi non posso fornire una stima della durata di ogni fase della guerra». Le forze di difesa israeliane non tolgono gli occhi dall’obiettivo: liberare gli ostaggi e distruggere Hamas. «I loro leader sono uomini morti che camminano. È solo questione di tempo, prima che vengano catturati o uccisi», ha precisato il tenente colonnello Jonathan Conricus. Come lui anche un comandante della 7° brigata: «Non c’è nessun posto dove scappare», ha detto, «qualsiasi terrorista che incontrerà la brigata verrà eliminato, e qualsiasi terrorista che tenterà di scappare, fallirà». E la conferma è arrivata dopo la notizia dell’eliminazione del responsabile delle armi jihadiste, Mohsen Abu Zina. Mentre l’Idf afferma di aver trovato e distrutto circa 130 tunnel nella Striscia di Gaza dall’inizio dell’operazione di terra. Secondo l’esercito israeliano i jihadisti si nascondono sotto le strutture sanitarie. Ed è per questo che gli ospedali sono considerati un obiettivo strategico. Secondo l’Oms sono 108 gli attacchi compiuti contro le strutture sanitarie a Gaza dal 7 ottobre. In un briefing video di alcune settimane fa lo stesso portavoce dell’Idf, Daniel Hagari, aveva illustrato la rete di tunnel con l’aiuto di riprese effettuate da un drone. Nelle ultime ore si sono avvicinati all’ospedale Al-Shifa di Gaza, ritenuta una delle basi più importanti di Hamas, arrivando a 700 metri. Non solo ospedali ma anche scuole, vicino alle quali spesso sono stati trovati persino depositi di missili. Ieri secondo l’agenzia palestinese Wafa sarebbe stata bombardata una scuola affiliata all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati (Unrwa) nella parte occidentale di Gaza. Sono 14.000 gli obiettivi raggiunti dalle forze di difesa israeliane, a dirlo è lo stesso portavoce Hagari. Attacchi che secondo il bilancio emanato dal ministero della Sanità di Hamas ha prodotto 10.569 morti, tra cui 4.342 bambini. «Il bombardamento diffuso e sistematico delle abitazioni e delle infrastrutture civili a Gaza costituisce un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità», commenta Balakrishnan Rajagopal, relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto all’alloggio, sottolineando che circa il 50% di tutte le unità abitative sono state distrutte o danneggiate durante i raid israeliani durati un mese. Intanto Israele sta valutando l’istituzione di una zona umanitaria speciale nel Sud, vicino Khan Younis per i civili di Gaza. L’intenzione, già resa nota nelle ultime ore, è stata ribadita da Mark Regev, alto consigliere del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, alla Bbc. «Lungo la costa, lungo il Mediterraneo, dove non ci sono infrastrutture di Hamas, stiamo parlando di creare una zona umanitaria sicura con ospedali da campo», ha detto. L’area è vicina al valico di frontiera con l’Egitto di Rafah e consente un «facile accesso» alle forniture di aiuti, ha aggiunto Regev, sottolineando che Israele «sta facendo del suo meglio per ridurre al minimo i danni collaterali». Danni collaterali che colpiscono anche i soldati israeliani. Sono morti in 350 dal 7 ottobre a oggi, 32 dall’inizio dell’offensiva di terra. A proposito di Sud, proprio a Khan Younis ieri è stata colpita una moschea, uno dei simboli della città. Al momento dell’attacco era vuota. Il premier israeliano ieri ha convocato un vertice urgente con i dirigenti degli insediamenti in Cisgiordania, preoccupato per la grave escalation, in un territorio, che seppur non controllato da Hamas, conta molti simpatizzanti dell’organizzazione terroristica. Nell’ultimo raid notturno lì sono stati arrestati 37 palestinesi ricercati, dieci di loro sono membri di Hamas. Scontri anche a Betlemme, dove sono rimasti feriti sei palestinesi. Resta aperto anche il fronte libanese con lo scambio di fuoco che prosegue tra Israele ed Hezbollah. Il bilancio delle vittime in quelle zone fortunatamente ieri non è cresciuto. Hamas intanto nega i progressi militari dell’Idf e confessa le motivazioni dell’attentato del 7 ottobre. L’obiettivo era quello di ostacolare la normalizzazione delle relazioni tra Israele e i Paesi del Medio Oriente.
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