2025-07-14
Caro Andrea Orlando, saluti il lavoro: se lo vede
Andrea Orlando (Getty Images)
Caro Andrea Orlando, caro ex ministro, le scrivo per farle i complimenti dopo l’iniziativa da lei organizzata nei giorni scorsi a Roma, studios Tiburtina, per dimostrare che il Pd sa parlare alle imprese. Lasci stare quelli che hanno scritto che la sala era modesta (appena 180 posti), lasci stare quelli che hanno mostrato le foto della platea pure mezza vuota, lasci stare quelli che hanno malignato sul mancato incontro fra la sua segretaria Elly Schlein e il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, saltato perché i due non si sono nemmeno incrociati (ci siamo sentiti al telefono hanno detto: ma allora non valeva la pena affittare una scheda Vodafone anziché gli studios?). Lasci stare: lei finalmente ha dimostrato di poter diventare un punto di riferimento del partito sui temi economici. In particolare sul lavoro, che lei conosce molto bene, come dimostra il fatto che lo evita da una vita.Spezzino, 56 anni, iscritto ai giovani comunisti del Pci da quando aveva 14 anni, da 35 anni occupa ininterrottamente una poltrona della politica (prima consigliere comunale, poi per vent’anni deputato e ora consigliere regionale) senza annoverare nel suo curriculum un mestiere o una professione che sia una. Segretario giovanile a 20 anni, poi segretario cittadino a 26, dal 2003 nella direzione nazionale, ha seguito tutte le trasformazioni Pci/Pds/Ds/Pd, ha fondato correnti (i Giovani Turchi) e soprattutto ha ottenuto per tre volte la supercadrega ministeriale: prima all’Ambiente, poi alla Giustizia e infine al Lavoro. Del resto, non avendo mai ottenuto alcuna laurea, lei può vantare la stessa incompetenza in tutte le materie. Nella sua carriera ha portato acqua un po’ a tutti: Fassino, Veltroni, Bersani, Franceschini e ora naturalmente Elly Schlein. Il ruolo di gregario le riesce bene, anche perché tutte le volte che si espone in prima persona prende batoste memorabili. È successo nel 2017 quando si candidò alla segreteria Pd e fu travolto da Renzi; è successo nell’autunno scorso quando si è candidato alla Regione Liguria ed è stato sconfitto da Marco Bucci. Memorabile la campagna elettorale in cui esibì il suo profondo attaccamento al territorio, dimostrando di non conoscere nemmeno il numero delle province della Liguria. «Sono cinque», disse. Quasi. Del resto le sue gaffe sono celebri. Come quando da ministro del lavoro comparve in tv a dire: «Green pass? Non c’è». Dieci minuti dopo uscì la notizia che Draghi lo aveva approvato. Oppure quando da ministro della Giustizia dichiarò di volere seguire con attenzione il caso di un’agente, e lo seguì con così attenzione che parlò di «un’agente morta», mentre lei era viva e vegeta, seppur ammaccata. In compenso è diventato un cult della rete grazie al gruppo social: «Il virile Orlando», in cui si sono osannate le sue «maschie doti». Qualcuno la chiama «Orlando innamorato», qualcuno «Orlando furioso». Un po’ furioso lo sarà stato sicuramente in questi giorni: dopo tutta la fatica fatta per organizzare quel convegno, 2.500 km percorsi, dieci regioni visitate, finire sbertucciato non è il massimo. Ma ci tocca dirle che è un po’ colpa sua: aveva scelto come titolo «Le rotte del futuro». Senza pensare che le ha rotte già nel presente.
Volodymyr Zelensky (Ansa)